William Sykes ci aveva visto giusto. Lui, come i migliori e più accorti uomini d’affari, aveva una dote che spesso manca ai comuni mortali. Chiamatela intuito, visione, furbizia, insomma quella roba lì. Sykes era il proprietario di una selleria a Horbury, nello Yorkshire occidentale, dove lavorava manufatti in pelle. E aveva capito che quel gioco nato nella sua Inghilterra, il football, poteva essere un buon canale per sviluppare i propri affari. Ed è così che si buttò prima sulla più redditizia produzione di palloni in pelle, poi registrando nel 1885 il brevetto di «guanti in pelle per il gioco del calcio».
Peccato che all’epoca nessuno avesse capito l’importanza di questa creazione. Nessuno infatti decise di provare
l’invenzione di William Sykes, che morì molti anni prima di vedersi riconoscere i meriti che gli spettavano.
Tutti i portieri dell’epoca preferivano giocare a mani nude. Certo, il pallone in cuoio era pesantissimo e d’inverno, complici pioggia e terreni pesanti, diventava un macigno cui solamente i più temerari osavano opporsi con le mani.
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Solamente nel secondo Dopoguerra qualche portiere iniziò a comprendere l’importanza di indossare qualcosa che permettesse di avere maggiore aderenza e grip anche nelle situazioni più difficili. Qualche raro filmato d’epoca testimonia gli esperimenti di Amadeo Carrizo, gigante e innovatore del suo ruolo oltre che uno dei portieri più vincenti di sempre (con il River Plate e la Nazionale Argentina). Carrizo indossava dei guanti in cotone che con la pioggia tendevano a inzupparsi pericolosamente, diventando pesanti e scivolosi, dunque poco utile allo scopo per cui erano usati. Ma siamo ancora alla preistoria di un settore che non riusciva ad evolversi per la diffidenza stessa dei numeri uno.
 
Solo sul finire degli anni ’60 i guanti da portiere, da accessorio per estremi difensori ghiribizzosi, diventano un pezzo fondamentale nell’abbigliamento e nell’evoluzione del ruolo. Nel 1970, durante i Mondiali in Messico, il portiere dell’Inghilterra Gordon Banks fece da cavia sperimentando diverse tipologie di guanto, per capire quale fosse il più adatto allo scopo. In quel periodo il povero Banks tentò anche di giocare con un paio di guanti che, per protezioni e materiali usati, erano più adatti a tagliare rose e invasare piante piuttosto che ad afferrare un pallone da calcio.
La svolta arrivò due anni dopo, quando Gebhard Reusch creò, grazie anche alla collaborazione del portiere del Bayern Monaco Sepp Maier, i primi guanti con palmo rivestito in gomma adesiva. Questa soluzione rappresenta la prima pietra miliare sulla strada dei moderni guanti da portiere. La crescente richiesta di questo genere di prodotto continuò a favorire gli investimenti e la ricerca delle case produttrici, che iniziarono a studiare con successo differenti applicazioni del lattice, capace di assicurare una presa eccellente e un’inedita capacità di controllare il pallone.
Da allora nessun portiere ha mai più pensato di scendere in campo senza guanti. Certo, le eccezioni ci sono sempre e rasentano il leggendario, come il portoghese Ricardo, che parò a mani nude il rigore decisivo nel quarto di finale con l’Inghilterra a Euro 2004. Ma questa è un’altra storia.