A Palermo giocava spezzoni di partita, e a volte andava alla grande, come a Torino contro la Juventus in quello storico 1-2. Poi qualcosa si mise di traverso: piccoli infortuni, e le critiche che lo accusavano di essere presuntuoso: quel Palermo aveva Cavani e Miccoli, lui avrebbe dovuto attendere il suo momento, dicevano.
Qualcuno scrisse che Abel Hernandez, al pari di Michelidze, entrava sempre dalla panchina, sgobbava in allenamento e dopo solo un anno aveva ricevuto la maglia da titolare in squadra, mentre il coetaneo Mchedlidze ritornava all’Empoli in serie B dopo aver sciupato il suo talento con un ritiro personale in Georgia.
Beh, forse le cose non stavano proprio così.
Il giorno della redenzione è sabato 17 dicembre 2016, il giorno della doppietta al Cagliari.
Levan Mchedlidze: “Sono stati 2 gol che hanno segnato un nuovo percorso personale, questo lo dico con forza perché ci credo sul serio”.
Cosa sarà mai cambiato nella sua vita?
“Adesso ho più continuità, sto bene fisicamente e come vedete ho un volto sereno. Riesco a stare meglio in campo, a dare tutto me stesso, prima non ci riuscivo e non ero felice”.
Ecco come si spiegano i lampi e i lunghi silenzi.
“Quando dico prima di sabato, mi riferisco soprattutto al passato, a quando ero più giovane, quando ero arrivato in Italia senza la mia famiglia al seguito. Non ero maturo abbastanza. Soffrivo, non stavo bene e il mio rendimento inevitabilmente ne risentiva. Ero in totale disaccordo con Delio Rossi, che non mi vedeva proprio, non mi schierò mai in prima squadra e fuori dal campo mi trattava come l’ultima ruota del carro. Pensavo di poter andare via a gennaio 2010 e così restai in Georgia con la mia famiglia: la società mi mise fuori rosa, ma posso assicurarvi che avevo anch’io le mie ragioni. Fui lieto poi di tornare ad Empoli, il club che ha sempre creduto davvero in me”.
A 26 anni la vita e la Serie A gli hanno dato un’altra possibilità.
Mio padre Karlo mi dice sempre: ‘Hai tutto per diventare un grande giocatore, tocca a te’. E io vorrei regalargli altre soddisfazioni”.
E un’altra soddisfazione è arrivata ieri, contro l’Udinese.
Nel calcio come nella vita il saper attendere il proprio momento e l’umiltà sono qualità che alla fine pagano, vero. Ma il suo futuro roseo non era a Palermo, nonostante la maglia. Il suo futuro roseo era nel blu dipinto di blu 🙂
Aggiornamento al 23 aprile 2017: Mchedlidze non smette di regalare soddisfazioni al padre, come ieri a segno contro il Milan. Sempre con la maglia più amata, quella dell’Empoli.

Mchedlidze a segno contro il Milan