IL CINQUE VOLTE PALLONE D’ORO VOMITA SEMPRE IN CAMPO. MA ANCHE NEGLI SPOGLIATOI. E UNA VOLTA GLI È SUCCESSO ANCHE NELLA HALL DI UN HOTEL. NON È UNA MALATTIA MA UNA SPECIE DI REAZIONE NERVOSA. CHE FORSE È ANCHE ALLA BASE DEI SUOI SUCCESSI
Io non parlo molto con i miei colleghi stranieri, anzi direi che non ci ho mai parlato, considerato che non sono di quegli arbitri importanti che girano l’Europa o il mondo intero per dirigere partite tra squadre blasonate. Mi è capitato una volta sola di essere designato per una partita amichevole in Svizzera, ma non la considererei un match europeo. Insomma non sono un arbitro internazionale e probabilmente, considerata età e curriculum, non lo diventerò mai. Ecco perché ogni volta che incontro qualche collega che invece è inserito nel giro europeo gli chiedo sempre la stessa cosa.
«Perché Messi vomita in campo in continuazione?».
È successo di nuovo, è successo il 15 ottobre mentre era in panchina durante la partita che il Barcellona ha vinto per 4–0 contro il Deportivo, solo qualche telecamera è riuscito a riprenderlo, ma è successo diverse volte, in campo, sotto gli occhi di tutti. La prima volta cinque anni fa, poi quella clamorosa durante la finale dei Mondiali nel 2014 in cui l’Argentina ha perso il titolo contro la Germania. La cosa paradossale è che ormai ci siamo quasi abituati a vederlo: stoppa un pallone, lo passa, poi si gira, si piega su se stesso come se dovesse soffiarsi il naso e invece vomita in mezzo al campo. La teoria più accreditata dalla stampa è quella che soffra di un problema che si chiama rinosinusite cronica, cioè una forma di eccessiva produzione di muco che il corpo non riesce ad eliminare sputando o soffiando il naso e che porta a delle convulsioni che danno vita ai conati e quindi al vomito. Questa è la versione ufficiale. Fortunatamente gli arbitri sono per natura persone molto curiose, e soprattutto persone che devono dare ordine alle cose. E quindi la voce di quello che succede realmente a Leo Messi quando viene colpito da conati in campo si è sparsa piuttosto rapidamente.
Il Tata Martino, suo allenatore prima e C.t. poi, una volta ha dichiarato: «Quello che gli succede non è normale ma fortunatamente non influisce sulle sue prestazioni in campo».
La domanda vera e propria infatti dovrebbe essere non «perché» Messi vomita, ma quando e quante volte gli succede, dal momento che si dice che la Pulce argentina vomiti sempre. Prima di ogni partita, invece che farlo davanti alle telecamere lo fa in un bagno nella pancia nascosta del Camp Nou, o degli stadi in cui si trova a giocare la sua squadra, che sia la nazionale o il Barcellona. Messi vomita prima di ogni partita, probabilmente tra il riscaldamento e l’ingresso in campo. I compagni ormai ci sono abituati, ma gli arbitri no e i colleghi che entrano negli spogliatoi per l’appello si sono accorti che spesso Leo esce dal bagno all’ultimo momento o ci corre non appena ha fatto il suo dovere di capitano. A volte è successo nel tunnel verso lo spogliatoio, a volte pare sia successo sull’autobus, qualche volta nella hall dell’hotel dove alloggiava la squadra, ma la voce sostiene che accada a ogni partita. È una notizia che il suo club ovviamente tenta in tutti i modi di tenere nascosta, anche se il Tata Martino, suo allenatore prima e C.t. poi, una volta ha dichiarato: «Quello che gli succede non è normale ma fortunatamente non influisce sulle sue prestazioni in campo».
Messi non si adagia sull’abitudine e la routine della partita domenicale.
Vista da questa prospettiva la domanda «Perché Messi vomita» diventa quasi retorica. E’ chiaro che non ci può essere infatti nessun altro motivo clinico, se non la tensione, a giustificare questo disturbo così ricorrente. Io stento a credere che anche in un match di poco conto questo ragazzo di quasi trent’anni che gioca a calcio da venti e ha vinto cinque volte il Pallone d’Oro senta ancora una tale tensione a ogni partita. Eppure quello che dicono i colleghi è che per lui un match con il Levante o con il Bayern Monaco non faccia alcuna differenza. Forse allora è per questo che Messi è il miglior giocatore del mondo. Forse è perché non si adagia sull’abitudine e la routine della partita domenicale, ma vive qualsiasi partita, anche quella meno importante, come se fosse fondamentale. Il che porta come conseguenza quella nausea perpetua, ma anche quella tecnica sopraffina.