La notte da incubo del Pipita

Professionale, esaustivo, ferito, rammaricato. Il numero 9 del Milan ha chiesto scusa dopo la raccapricciante prestazione di domenica 11 novembre 2018. Un rigore sbagliato e un’espulsione che costa due giornate di squalifica a lui e un ricorso ingiustificato ai rossoneri.

Higuaín-2«Siamo un esempio per tutti, ma non siamo dei robot»

E pensare che la fragilità dell’argentino non si era mai vista prima esplodere con questa veemenza. Dal record di gol con il Napoli alle reti scudetto con la Juve; persino il suo approdo al Milan pareva gli avesse dato nuova linfa, nuova cattiveria agonistica: niente e nessuno sembrava potesse più scalfire Higuaín. E così è stato per le prime partite in rossonero, dove ha trascinato la squadra a suon di marcature e di ottime prestazioni. Il piccolo infortunio alla schiena subito a Udine poteva compromettere la sua partecipazione al match contro il suo recente passato, ma è riuscito a superare anche questo ostacolo, pronto a prendersi le sue rivincite. E invece, Gonzalo Higuaín si è imbattuto in quella che finora è, probabilmente, una delle partite più brutte della sua carriera, se non la peggiore.

L’ossessione dei rigori

Per comprendere da dove nascono le debolezze del Pipita facciamo un passo indietro.

È il 2015, finale della Copa America tra Argentina e Chile, siamo ai calci di rigore. Higuaín va deciso sul dischetto, ma sbaglia. E non è la prima volta.

Ne ha sbagliati 9 su 31, molti dei quali in occasioni decisive. Momenti decisamente importanti, in cui la pressione ha sempre, o quasi, fatto brutti scherzi all’attaccante del Milan. Il tiro dagli 11 metri quindi non è il suo forte, ma se ti guadagni un rigore a San Siro contro la tua ex squadra non puoi calciarlo: devi calciarlo.

Il rapporto con gli arbitri

Per completare il puzzle delle fragilità ci spostiamo di qualche anno, e ci focalizziamo su Udinese-Napoli dell’aprile 2016. Anche in questo caso, in un momento particolarmente delicato (il Napoli si stava giocando lo scudetto punto a punto con la Juventus, N.d.R.), l’argentino perde le staffe e si fa espellere per proteste. Risultato? 3 giornate di squalifica e tanti saluti al campionato.

Higuaín è sempre stato un personaggio focoso, acceso e con una cattiveria agonistica che in pochi hanno.

Però serve equilibrio, e come nella grande maggioranza dei casi, l’abuso e l’eccesso della propria arma migliore possono far sì che sia proprio quell’arma a ritorcertisi contro, distruggendoti.

Rigori ed espulsioni, pressione e veemenza, tensione e impulsività. Sono queste le fragilità di Higuaín. Fragilità nascoste, mascherate da un velo di Maya fatto di gol, vittorie, trofei e successi. Il fatto di riconoscere i propri limiti, le proprie emozioni e i propri errori è già un grande passo per un campione del suo calibro. In passato è sempre riuscito a riscattarsi e risollevarsi, vedremo se ci riuscirà anche questa volta.