L’altro ieri guardavo Napoli Fiorentina, ma non sono mai entrato in partita. Pensavo all’ultima volta che sono stato a Napoli con la mia compagna. Pensavo a Maradona al San Carlo, a Renzo Arbore, e soprattutto a Luciano De Crescenzo, un uomo che mi ha sempre divertito, anche nei momenti difficili, quelli in cui ti perdi.
Ebbene, stamattina, su segnalazione di un collega, mi sono capitate “tra le mani” un paio di interviste recenti, proprio di Arbore e De Crescenzo. Coincidenze? Forse sì. O forse le coincidenze significano solo che sei stato poco attento.
Comunque, Arbore lo sento sempre “lontano”, non per questioni politiche, la politica italiana – o almeno gran parte di quella attuale – è mera burocrazia disinnescata a gossip, non mi diverte, e finché non si parlerà di come eliminare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, non penso che possa appassionarmi, per quanto abbia votato anche Radicale nella mia breve vita di elettore democratico. Forse lo sento sempre lontano perché non è napoletano? Sempliciotta e riduttiva come spiegazione, ma anche comoda e indolore come un take away. Me la faccio andar bene dai.
De Crescenzo, invece, mi ha fatto venire in mente una scena di Così parlò Bellavista. Scena che potete vedere alla fine del pezzo.
Ecco un paio di passaggi delle due interviste sopracitate.
Fatemi sapere cosa ne pensate, nel caso sappiate come risolvere i miei dubbi, scrivetemi qui: danielepiovino@gmail.com.
Renzo Arbore
Chi è un artista?
Secondo me l’artista ha un tassello in più dello scienziato, che è già il massimo della scala. Il vero artista è un signore fuori ordinanza. Ha un vantaggio rispetto agli altri mestieri: non è razionale. L’artista sfugge alle regole. Fontana fa uno squarcio sulla tela ed è artista come Modugno che canta Lu pisci spada. E siccome siamo in un’epoca di rottamazione voglio dire: l’artista è longevo! Quando sento: “Questo lo rottamiamo, ha fatto il suo corso”, ebbene caro Renzi, Presidente del Consiglio, nel mondo artistico non esiste la rottamazione. Io ho imparato dagli artisti più vecchi di me: Roberto Murolo, Louis Armstrong, Totò, Charlie Parker, Ruggero Orlando. Erano tutti più vecchi di me e sono stati tutti miei maestri. Ancora oggi io guardo al passato. È un arricchimento spirituale, di sapienza, saggezza. In arte non esiste vecchiaia. Alcuni sono spenti e vabbè…
È cambiata Napoli? Io sono romanticamente ancorato a De Filippo, ma c’è ancora la Napoli di Eduardo?
Napoli è cambiata, ma c’è ancora la Napoli che dici tu. Di Napoli si parla solo in senso negativo. C’è la borghesia napoletana che purtroppo è silente. La borghesia napoletana è ancora un’ottima borghesia: educata, elegante, frequenta i teatri, però prende le distanze dalla Napoli eduardiana, non ne parla. C’è stata una generazione -ne ho parlato con Raffaele La Capria – di grandi borghesi: Rosi, Patroni Griffi… un’altra generazione che si è opposta alla Napoli laurina, pittoresca, ecco che ha dominato una cultura egemone della controreazione. Egemonia, a Napoli specialmente, egemonia culturale dei comunisti!
Ancora dicono: “Non ci piace o’ presepe!”
Sì. Qualcuno ha pure detto che Eduardo era piccolo borghese, ma ti rendi conto? La Napoli per loro, per essere verace, deve essere quella della merda, della povertà, della periferia e della suburra. C’è, ma c’è anche Salvatore Di Giacomo! Ecco di Di Giacomo, questi qui, non ne vogliono sentir parlare.

Luciano De Crescenzo
Davvero la forma eterna di amore è il tifo?
Sì, quello che si prova nei confronti della propria squadra di calcio è un amore che possiamo definire eterno. Credo sia l’unica forma di fedeltà esistente.
Ma l’unione perfetta esiste?
Se ne discute almeno dal V secolo a.C.. Ancora oggi non siamo stati in grado di trovare una risposta.