Nel corso della lunga intervista concessa ai microfoni della Gazzetta dello Sport, Walter Samuel ha parlato anche dei tanti campioni con cui ha avuto la fortuna di giocare. Con un aneddoto in particolare su Antonio Cassano:

«Partitella, lo chiudo sulla linea di fondo, mi dico ‘Ecco, adesso non ha spazio per muoversi da nessuna parte’. Con un tocco, uno solo, lui si gira e va via, da dove non l’ho mai capito: nello spogliatoio mi massacrò, gli altri ridevano, io avrei spaccato tutto» (Walter Samuel)

Antonio Cassano

Cassanata. Si potrebbe riassumere con queste parola, coniata da Fabio Capello, la carriera – ma forse anche la vita – di Antonio Cassano, uno dei più grandi talenti del calcio italiano degli ultimi anni. La prima istantanea che viene in mente pensando al Pibe di Bari è senza dubbio il primo gol in serie A. In quel 18 dicembre 1999, Antonio non ha neanche 18 anni, ma mostra già le stigmate del grande campione. Stop al volo di tacco sul lancio di Perrotta, controllo di testa, dribbling e destro all’angolino. Da quel giorno l’Italia e il mondo del calcio si accorge di lui. Ma non solo per le sue giocate.

«Cassanata: gesto, comportamento, trovata, tipici del calciatore Antonio Cassano» (Enciclopedia Treccani)

Antonio ha una carattere difficile, che a fatica riesce a tenere a bada. Nonostante a Roma dimostri il suo talento, in alcune occasioni crolla. Basti pensare alle famose corna fatte a Rossetti in un Milan-Roma di Coppa Italia. Ma Antonio è forte, è più forte anche delle sue cassanate. E il Real Madrid lo compra.

Ecco, se a 24 anni ti trovi con l’ingrato compito di entrare a far parte dei Galacticos e, alla presentazione, ti presenti con un pellicciotto, la personalità non ti manca. Ma non ti mancheranno neanche i guai. Perché se a Bari o a Roma (già molto meno), certe tue bravate possono essere insabbiate, nel club più prestigioso al mondo no. Non ti perdoneranno i chili di troppo (celebre l’imitazione di Carlos Latre e il soprannome ‘El gordito’) e nemmeno l’imitazione di Mister Capello, peraltro divertentissima. Ma Cassano è così, o è bianco o è nero, non possono esistere sfumature. Perché FantAntonio non è mai andato via con la mente ed il cuore da quei vicoletti di Bari Vecchia in cui passava i pomeriggi regalando tunnel a chiunque gli si avvicinasse. E poco importa se invece fosse al Bernabeu, a Marassi o a San Siro: la sua irriverenza e le sue sfuriate ci sarebbero state sempre. Fino a che, con l’incredibile vicenda  con l’Entella Chiavari sembra essere tutto finito. Sempre che la mamma non lo lasci giocare ancora 5 minuti.