Non saprei trovare parole migliori del titolo di questo bel film di Elio Petri per descrivere il momento che sta attraversando il Parma. Una rosa composta prevalentemente da giocatori che hanno qualcosa da dimostrare: dagli esordienti nella massima serie, alle promesse finora non del tutto mantenute, fino a quelli che sono stati prematuramente dati per finiti.
Ero allo stadio Tardini il giorno della prima partita ufficiale della stagione: Parma – Pisa 0-1. Doveva essere un allenamento per mettere benzina delle gambe e si è trasformata in una disfatta inaspettata. A fine partita, sentendo i commenti dei tifosi gialloblu, il destino sembrava ormai segnato. “Avremo fatto anche tre promozioni di fila, ma quest’anno sarà difficile arrivere a 25 punti“.
Devo ammettere, con candore, che anche io avevo avuta la stessa sensazione. Squadra un po’ molle, che sicuramente risentiva della preparazione, ma che mi sembrava senza idea e senza una precisa impronta. Negli ultimi cinque giorni di mercato, proprio dopo quella sconfitta, il Ds Faggiano porta nel ducato Inglese, Grassi, Gervinho, Biabiany e Di Marco. Squadra completamente rivoluzionata, quindi, e giudizi da rimandare a data da destinarsi.
Ricordo di essere rimasto piacevolmente sorpreso dalla partita contro la Juventus. Era la seconda partita di Ronaldo in Italia e tutti si aspettavano il suo gol. I crociati sono scesi in campo senza paura, provando a mettere in diffocoltà la squadra di Allegri. E ci sono riusciti. L’1-2 finale, figlio di un gol di Matuidi nel secondo tempo, non rende onore alla prestazione coriacea del Parma.
Lì si è palesata l’idea di gioco di D’Aversa: difesa e centrocampo compatti e continue verticalizzazioni sui velocisti (oltre a Gervinho anche Di Gaudio, Biabiany e Siligardi). Il calcio è un gioco semplice, specialmente in Italia dove tendenzialemente le difese sono lente. D’Aversa lo sa e, con i giocatori a disposizione, ha compreso di non poter ambire al tiki taka di Guardiola o al palleggio di Sarri, ma in maniera più realistica di usare il tanto bistrattato catenaccio.
Fino a qui, i risultati sembrano proprio dargli ragione. 20 punti dopo 13 partite, sesta posizione in campionato e vittorie fuori casa di prestigio (Inter, Genoa e Torino). Una squadra concreta, con personalità, in grado di mettere in difficoltà chiunque.
Ma i risultati, si sa, passano necessariamente dai giocatori in campo e tanti di loro, fino ad adesso, hanno avuto un rendimento sopra le aspettative. Partendo dalla difesa, la coppia centrale Bruno Alves e Gagliolo sta dando tanta sicurezza a tutto il reparto. Se su Bruno Alves gli unici dubbi erano legati all’età, sul secondo c’era, in generale, una certa diffidenza. Gagliolo, finora, ha stupito per la continuità data alle sue prestazioni, sia da centrale di difesa che da terzino sinistro. Un calciatore che rispecchia perfettamente l’identità della squadra: mai togliere il piede nel contrasto. Non mi stupirei – qui forse qualcuno riderà – se in futuro il Ct Mancini decidesse di convocarlo per la Nazionale.
A centrocampo un inizio di campionato sorprendente è stato quello di Antonino Barillà. Paradossalmente più in difficoltà nel campionato di serie B che nella massima serie, Barillà è un giocatore chiave nel Parma di D’Aversa: un centrocampista di corsa in grado di offrire quelle verticalizzazioni con cui i crociati pungono gli avversari. Due assist e tanta concretezza.
In avanti, se Inglese è il bomber che tutti già conoscono, è Gervinho a prendersi la palma di sorpresa. Arrivato dopo un esilio di due anni in Cina – con pochissime presenze e la targa di giocatore finito – la “freccia nera” ha dimostrato di non aver perso la brillantezza e lo sprint dei giorni migliori. Ancora negli occhi dei tifosi il suo coast-to-coast contro il Cagliari, i suoi 5 gol stagionali hanno aiutato il Parma in tante partite, dimostrando ancora una volta quanto le difese italiane soffrano la velocità.
Ad aggiungersi una rosa profonda, con tanti giocatori affamati: dagli esordienti (o quasi) nella massima serie come Bastoni, Di Marco, Stulac, Scozzarella e Dezi, passando per i talentuosi Ciciretti e Siligardi e ai più esperti Gobbi, Gazzola e Munari e Di Gaudio.
Dopo 13 giornate è sbagliato e pericoloso fare previsioni. Il Parma dovrà dare continuità ai suoi risultati per legittimare e meritare la prestigiosa posizione in cui si trova oggi. Ad onore di cronaca, ci sono diverse squadre più attrezzate e con maggiore esperienza che attualmente sono dietro ai gialloblu. Meglio stare con i piedi per terra, quindi, ma è giusto per un attimo tenere anche la testa sulle nuvole.
Lo meritano principalmente i tifosi, che in meno di un anno sono passati dalla gioia per la qualificazione in Europa League – poi mai giocata – ad un fallimento con conseguente retrocessione in Serie D. Lo merita chi seguiva la squadra a Cervia, ad Arzignano Chiampo o ad Imola. Lo meritano quindi quelli che ci sono sempre stati, anche in mezzo alle difficoltà. Meritano di sognare. Come nelle favole: la classe operaia va in paradiso.