‘rabona’

sostantivo femminile

  1. Nel calcio, tiro o passaggio effettuato incrociando la gamba con cui si calcia dietro il piede d’appoggio.

Cercando nel dizionario, questo è tutto quello che troviamo riguardo la Rabona, una definizione sintetica ma tecnicamente esaustiva su questo gesto atletico sempre più diffuso nei campi di calcio. Ma tutti noi sappiamo che l’Incrociata, per dirla all’italiana, non è solo questo. La Rabona è espressione di talento e genio calcistico, è tecnica, è emozione. Questo gesto è spettacolo nello spettacolo. Perché l’Incrociata in qualche modo riesce a trascendere la partita che si sta giocando e in un certo qual modo il calcio stesso: non importa se viene eseguito in un campetto tra amici, nei playout di eccellenza, in una semifinale della coppa del mondo o in una partita di NFL (avete letto bene), non importa se con essa si crossa, si tira di poco a lato, si cambia gioco o si passa; una Rabona correttamente eseguita scatenerà l’emozione di tutti i presenti. L’ovazione del pubblico come se fosse stato segnato un gol, l’ammirazione e la crescita di sicurezza dei compagni ispirati dalla giocata, il complesso d’inferiorità e frustrazione negli avversari. La Rabona è tutto questo e non solo.

Tecnicamente rimane una giocata molto complessa da eseguire, soprattutto in corsa, ed è per questo che nonostante sia ormai diffusa e conosciuta, sono davvero pochi i giocatori che riescono ad utilizzarla in match ufficiali. Proprio per questo è ancora uno dei pochi “giochi di prestigio” che riesce a sorprendere e appassionare, perché lo si vede davvero di rado. Ce ne siamo resi conto poche settimane fa al Meazza, durante Inter – Lazio. Gabriel Barbosa, tutt’ora oggetto misterioso del biscione, è riuscito a scaldare San Siro con un singolo tocco di Rabona. Per non parlare del gol di Diego Perotti nel 4-1 rifilato dalla Roma al Viktoria Plzen. Tenendo conto anche dei principali maestri di questa giocata (Lamela, Di Maria, Ronaldinho e ovviamente Maradona) verrebbe da pensare sia una giocata tutta sudamericana e, anche se è principalmente così, l’Incrociata in Italia ce l’ha portata un ala di Bari.

Giovanni “Cocò” Roccotelli, classe ’52, ala destra di Torino, Cagliari e Ascoli, è stato il primo calciatore a sdoganare l’Incrociata nel campionato italiano. La leggenda vuole che questa magia, Roccotelli l’abbia inventata giocando per strada, e che l’abbia denominata in questo modo per il movimento ad incrociare che la gamba con la quale si colpisce il pallone effettua rispetto a quella d’appoggio. La prima volta che la eseguì in campo, durante la prima giornata del campionato cadetto 1976-1977 con la maglia del Cagliari, spettatori e addetti ai lavori rimasero folgorati. Da quel momento la Rabona diventò il marchio di fabbrica di Roccotelli, che segnò anche due reti con questa giocata oltre a numerosi assist. Divenne talmente famoso per le sue rabone che anche Pelè in persona, in una sua visita nel nostro paese, lo citò parlando proprio dell’Incrociata.

Maradona e Roccotelli eseguono l’Incrociata

Può essere quindi la Rabona considerata come il gesto più spettacolare che è possibile vedere su un campo da calcio? La risposta a questa domanda non è certo semplice. Sicuramente però, è una tecnica che oltre a essere altamente spettacolare, ha anche ispirato ulteriori giochi di prestigio e dribbling, come l’hocus-pocus di Ronaldinho meglio noto da noi come l’aurelio di Taddei. In conclusione possiamo dire senza ombra di dubbio che una Rabona eseguita in un match, sia che si stia parlando della prima Incrociata a entrare in rete realizzata da Ricardo Infante negli anni ’50, sia che si parli di quelle di Calleri o Lanzini, che chi la guarda sia un amante del pallone o un semplice amatore, rimane il gesto tecnico per eccellenza. Capace di stupire e stordire gli avversari, di portare l’emozione del pubblico ad un altro livello, di fermare il tempo per un attimo e ricordare a tutti quanta arte ci possa essere nel semplice gesto di colpire una sfera di cuoio.

Dopo uno scatto palla al piede sulla fascia, raggiungiamo la trequarti. Il terzino ci affronta: è un uno contro uno. Si posiziona. Ci vuole portare sull’esterno, conscio del fatto che siamo destri. Lo accontentiamo volentieri e a sportellate ci guadagniamo il fondo. A quella velocità e con il pallone sul nostro piede meno educato, possiamo fare solo una sterzata, tornare indietro e scaricare la sfera. O almeno questo è quello che pensa il nostro avversario che, inconsciamente, rallenta la corsa già negli ultimi centimetri prima del fondo. Perfetto. Quel poco spazio che ci ha concesso è più che sufficiente. La nostra gamba d’appoggio si posiziona un poco più avanti del pallone e si flette. Il piede preferito incrocia da dietro e va a colpire il pallone. Appena alziamo la testa ci accorgiamo che nemmeno i difensori centrali si aspettavano questo cross, ma il nostro numero nove ci conosce ed è già lì che corre verso il pallone. E salta per colpire di testa…
Noi non sappiamo se la Rabona sia il gesto più spettacolare o difficile del calcio. Ma sappiamo che ci basta vederne una per rimanere ammaliati e dimenticarci di tutto il resto.

https://www.youtube.com/watch?v=6M5Sy2VsBQw