Katia Serra, ex calciatrice ora opinionista tecnica per il calcio femminile, in campo è stata capace di vincere: uno scudetto, tre coppe Italia, tre Supercoppe italiane e una Italy’s Women’s Cup, terminando la propria carriera in Spagna, tra le file del Levante. Una volta appese le scarpette al chiodo ha mostrato grande competenza e una brillante intelligenza, non solo calcistica. É stata la prima donna ammessa al corso per direttori sportivi a Coverciano, dopo aver preso il patentino da allenatrice Uefa, dimostrandosi così brava da riuscire a stregare, per competenza, un certo Arrigo Sacchi, uno che i complimenti non li regala di certo.
Dallo Speciale Gran Galà del Calcio 2018, distribuito un mese fa anche a Pitti Uomo.
Parole di Katia Serra. Foto di Maurizio Borsari.
L’origine della mia passione per il calcio coincide con la mia data di nascita. Sin dai primi passi l’attrazione per la palla è stata forte, è diventata subito l’amica inseparabile, la compagna di giochi preferita nei divertimenti con mio fratello. Le sfide in salotto con la pallina di spugna, col divano che fungeva da barriera e il mobiletto della tv come porta sono ricordi indelebili.
Un impulso forte, radicato fin dalle scuole elementari: due calci a un pallone, in palestra o in cortile non fanno differenza, l’importante era giocare. Anche giù per una discesa, anche se si cadeva sul cemento, anche se saltavano le uscite con gli amici. Restava giusto il tempo per lo studio, che per me era ed è importante, tanto quanto praticare sport.
Il problema era più semplice, ma decisamente più complicato da risolvere: mancava una squadra di calcio femminile vicino a casa.
Sono passati parecchi anni, la storia ha fatto il proprio corso e oggi, fortunatamente, il calcio femminile in Italia si sta evolvendo in modo importante. A livello sportivo le novità introdotte da alcune stagioni hanno innalzato il livello qualitativo delle calciatrici, conseguentemente le partite sono giocate a una intensità maggiore e c’è stata una crescita anche negli aspetti tecnico-tattici. Percorso che ha ancora ampi margini di miglioramento, i cui frutti maggiori dovrebbero essere raccolti tra 8/10 anni circa.
Dal punto di vista mediatico, infatti, i buoni ascolti che Sky sta facendo non mi sorprendono: i brand di squadre come Milan e Juventus, l’innalzamento della qualità delle partite, abbinata a come Sky confeziona il prodotto sono un mix che garantisce l’interesse che si è in effetti generato. Fondamentale sarà compiere scelte strategiche corrette, soprattutto sulla messa in onda, perché si è ancora alla ricerca di consensi stabili e duraturi.
Il calcio femminile potrebbe diventare una grande opportunità per tutto il movimento, ma serve proseguire a programmare una strategia ad ampio raggio che miri a cambiare tutta la cultura sportiva al femminile: introduzione delle licenze nazionali per i club dei campionati di serie A e B; costituzione di una governance per iniziare a costruire degli interessi comuni; creare dei modelli di riferimento che siano da stimolo per le bambine; cambiare lo status di dilettante delle calciatrici; compiere investimenti mirati; approfondire maggiormente lo studio delle performance; strutturare un piano di marketing e stabilizzare una costante presenza sui media, sono solo alcune delle idee pratiche che servono per proseguire nel percorso di affermazione del calcio femminile in Italia.
L’errore da evitare è copiare il funzionamento del sistema del calcio maschile: il femminile ha specificità che devono essere valorizzate e meccanismi diversi.
Il 2019 offrirà una nuova vetrina alla Nazionale femminile che rappresenterà il calcio italiano nel mondo partecipando al Mondiale 2019, ruolo che è sempre spettato agli uomini. La mancata qualificazione degli uomini a Russia 2018 è stato un dispiacere forte, pure per il mondo del calcio femminile. Mi auguro, però, che a livello mediatico il Mondiale femminile sia trasmesso da più emittenti possibili, affinché chiunque possa seguirlo. Mi auguro che radio e giornali diano notizie quotidiane, che in Francia, oltre alle autorità sportive, accorrano tanti tifosi.
Sarà un evento da presentare al meglio, così da far conoscere gli staff e le calciatrici che vivranno il Mondiale, sfruttandolo successivamente come veicolo promozionale per avvicinare le giovani leve.
Il sorteggio ci farà conoscere le avversarie, realisticamente arrivare a vincere è un risultato impensabile, ma ben figurare sarà necessario per continuare a crescere.
L’obiettivo non deve essere considerato il piazzamento finale, ma il percorso da costruire, prima e dopo l’evento, per cambiare, in meglio, la percezione che sia ha delle donne che giocano a calcio.