Hamsik, storia di un capitano

Marek Hamsik, dopo 12 anni da protagonista nel Napoli, ha deciso di salutare i colori partenopei e vivere un’esperienza in Cina, al Dalian Yifang, in un campionato in forte ascesa che già da tempo attira campioni dall’Europa. Una scelta per certi versi sorprendente, tuttavia comprensibile: dopo così tanti anni a giocare per il Napoli, il forte centrocampista slovacco sentiva probabilmente la necessità di cambiare aria e fare una nuova esperienza in un torneo sicuramente meno impegnativo della Serie A.

Il tecnico del Napoli Ancelotti già qualche settimana fa aveva annunciato l’addio del capitano, aggiungendo che per quello che aveva dato alla squadra, anno dopo anno, la società non avrebbe potuto negargli la possibilità di cambiare squadra e perché no anche guadagnare di più. Anche il presidente De Laurentiis si è lasciato andare a parole di zucchero nei confronti di Marechiaro, dichiarando con un tweet che le porte del Napoli, per lui, sono sempre aperte.

Dal suo arrivo a Napoli nel 2007 Hamsik ha deliziato i tifosi partenopei con partite da campione tra assist, dribbling e gol fantastici, dimostrando inoltre una rara professionalità e attaccamento alla maglia.

Lo slovacco si fa notare a Brescia, dove si trasferisce giovanissimo: le sue perfomance eccellenti attirano l’attenzione di squadre come l’Inter e per l’appunto il Napoli, che lo acquista per 5,5 milioni di euro. Hamsik sposa subito la causa azzurra e in pochi anni diventa uno dei simboli dei partenopei, tornati al calcio che conta dopo anni difficili grazie agli investimenti di Aurelio De Laurentiis.

In campo spiccano le sue capacità tecniche, il tiro al fulmicotone e il look stravagante, una cresta che diventa il marchio di fabbrica dello slovacco. Hamsik comincia subito a segnare gol pesantissimi, come il 3-1 al Milan nella stagione 2007-2008 dopo uno slalom da brividi e il gol alla Juventus nella stagione 2009-2010, che suggella la vittoria del Napoli in rimonta in casa dei bianconeri.
Hamsik sigla poi il gol dello 0-2 contro la Juventus che nel 2012 consegna la Coppa Italia al Napoli, un trofeo che vince da capitano della squadra, il punto più alto dei partenopei dai tempi di Maradona (e conosciamo bene la rivalità tra Juve e Napoli). È della stagione 2011-2012 anche la qualificazione agli ottavi di Champions, e anche in questo caso Hamsik ci mette lo zampino.

Insieme a fuoriclasse come Cavani e Lavezzi, Hamsik diventa il simbolo di un Napoli che, con orgoglio, si affaccia al calcio che conta, senza paura e senza remore. Il capitano Marek aiuta il Napoli a raggiungere obiettivi che non si raggiungevano da anni, ma il tempo passa per tutti: negli ultimi anni Hamsik ha mostrato un po’ il fianco, alternando buone prestazioni a partite opache, senza però perdere mai la sua professionalità.

Ecco perché i tifosi napoletani non hanno mai smesso di amarlo, lui che a Napoli è diventato un campione e un uomo: se non ci fosse stata la Juventus cannibale di questi ultimi anni, è assai probabile che Hamsik avrebbe aiutato i partenopei a vincere lo scudetto.

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Il saluto di Hamsik alla città e ai tifosi

Hamsik ha salutato il Napoli dopo 520 presenze e 121 gol, lasciando la squadra al secondo posto e in corsa per l’Europa League (e i pronostici in tempo reale ci aiuteranno dove arriverà la squadra di Ancelotti in questa stagione).

Nonostante l’affare sembrasse ormai saltato alla fine Napoli e Dalian hanno trovato l’accordo, permettendo così a Hamsik di realizzare il desiderio di provare questa esperienza. Ma il buon Marechiaro non si è certo dimenticato di chi, per 12 anni, l’ha amato come un figlio ancor prima che come un campione.

Non è un caso dunque che lo slovacco abbia scritto una lettera ai tifosi sul suo profilo Instagram, in cui esprime gratitudine a chi l’aveva amato nei momenti belli o difficili. «Qui a Napoli sono nati i miei tre figli», ha aggiunto, facendo intendere che l’amore non si limita solo alla maglia, ma si estende a tutta la città che l’ha accolto e adottato. «Appena sarà possibile spero mi concederete un ultimo giro di campo al San Paolo», ha scritto: siamo certi che il giro gli sarà concesso, e la sua cresta risplenderà ancora tra le mura del San Paolo.