Ogni pausa per la Nazionale presenta un tormentone. Questa volta è toccato alla demolizione dello Stadio Giuseppe Meazza in San Siro.
Demolito un Meazza, se ne farà un altro in San Siro. Sembra, infatti, che abbiano scelto la costruzione di un nuovo impianto, che Milan e Inter continueranno a condividere. Il nuovo stadio, con buona probabilità, proseguirà a essere di proprietà del Comune, in concessione centenaria ai Club, come avviene per altre realtà italiane, anche se non si dice.
Milan e Inter si sono convinti – già qualche settimana fa, in realtà, mentre condividevano la conferenza stampa con Beretta, sponsor di entrambi i Club – che la soluzione migliore sia abbattere lo stadio costruito nel 1926 dall’allora presidente rossonero Piero Pirelli – l’Inter giocava all’Arena Civica a Parco Sempione – e realizzarne uno nuovo, sempre al quartiere San Siro.
Secondo il tormentone di questi giorni, infatti, il nuovo impianto vedrà la luce sul terreno dove ora sorge il parcheggio che si trova alla sinistra dell’uscita della metropolitana e sarà in parte interrato. Si tratta di un’area del Comune: il nuovo stadio rimarrà, per tanto, di proprietà pubblica, in concessione alle due milanesi per un periodo di 99 anni.
Il progetto non avrà nulla da invidiare alle grandi strutture europee o americane. Avrà un costo di circa 600 milioni di Euro e potrà ospitare fino a 60mila spettatori.
I Tifosi appaiono uniti nella delusione di perdere il proprio posto delle fragole, capace di raccogliere i ricordi della vita passata e i rimpianti per le occasioni perdute di un’esistenza più felice, ormai non più raggiungibile per l’imminenza dell’eventuale demolizione, prima della quale sarà difficile veder sollevare gli ultimi trofei storici alla Scala del Calcio. Resteranno solo i ricordi. Il cielo sarà lo stesso, la casa sarà diversa e più piccola, ma all’avanguardia, e dovrebbe traghettare Milan e Inter in una nuova era.
Anche in questo caso deludendo chi sognava ancora di sentire il boato delle storiche sfide di Coppa o dei Derby, che speriamo non verrà interrato come il nuovo stadio.
Sarei molto triste per la demolizione di San Siro, sono cresciuto sotto la sua ombra, da quando sono nato, ma questi cambiamenti fanno parte dell’evoluzione delle cose.
D’altronde han demolito Wembley, Highbury, Boleyn Ground…
I tifosi dell’Arsenal dissero: «Il nuovo impianto è stupendo, adesso occorre vincere qualcosa per farlo diventare davvero casa nostra». É come quando ci si trasferisce in una nuova dimora: occorre «sporcare le pareti» per sentirla davvero propria.
Fa parte della vita e dovremmo cominciare a farcene una ragione. Soprattutto chi sventola la bandiera del calcio britannico come modello di perfezione e poi si lamenta se si segue concretamente l’esempio. Il problema non è la demolizione di uno stadio vecchio per farne uno nuovo, il problema è che in Italia i tifosi sono trattati da clienti ma si comportano ancora da amanti. Si parla di «stadi nuovi» e quando si vogliono costruire ci si lamenta perché demoliscono quelli vecchi; intanto la burocrazia ci sguazza e così anche i giornali, con centinaia di articoli che suppongono di conoscere il futuro senza alcuna comunicazione ufficiale.
Noi italiani siamo un po’ accumulatori seriali – è un nostro pregio aver conservato la nostra storia, è un difetto non accettare mai un cambiamento senza polemica oppure quando riabilitiamo personaggi come Moggi pur di non buttarli – e, nonostante trovi poco logico demolire uno stadio apprezzato in tutto il mondo per costruirne uno che segue le stesse logiche in chiave moderna, mi domando: se così han deciso le proprietà, che senso ha innescare una contro-polemica dopo essersi lamentati degli stadi fatiscenti per un decennio?
Solo perché non fanno due Stadi?
Sono anni che sostengo che due stadi gemelli, uno al fianco dell’altro, immersi in una cittadella dello sport con negozi, strutture, un parco, sarebbero un gioiello di cui vantarsi.
Trovo, altresì, che sia giusto che Milan e Inter facciano pesare il fatto di essere parte della città più titolata della storia del calcio proseguendo a coabitare. Potrebbe essere una trovata corretta, anche in prospettiva futura.
Se dopo il 2024 – data indicata come inizio del calcio del futuro – dovessero stravolgere le regole del calcio e fondere per convenienza i due Club nel Milano FC, non avrebbero il problema di uno stadio di troppo.