Cromosoma C: cosa significa avere un padre juventino per un interista. E viceversa.
Molti sostengono che con una fede calcistica si nasca, che i nostri cromosomi prima ancora di determinare il colore dei nostri occhi e dei nostri capelli indossino una maglietta, la maglietta della nostra squadra del cuore. È certamente una visione romantica parlare di un attaccamento alla maglia come un elemento così profondo di noi stessi e verrebbero così spiegate anche tutte quelle somiglianze che una persona trova (o cerca di trovare) con la propria squadra. E’ di sicuro una cosa romantica ma se ci si pensa bene è anche una cosa davvero brutale. Provate per esempio a pensare a quale possa essere l’incubo peggiore di un uomo; senza dubbio, nella top ten, c’è veder nascere il proprio figlio di un colore diverso dal proprio. Il problema di tutto ciò è che se si parla del colore della pelle allora l’inquisizione nei confronti della moglie è d’obbligo e istantanea. Per quanto riguarda invece il colore della maglia calcistica che potrebbe indossare c’è bisogno di pazienza, coscienza e sopratutto tanta speranza.
Per mio padre è stato esattamente così. Juventino sfegatato, innamorato del bianco e del nero nel profondo con un figlio malauguratamente interista.
“ Avevi la faccia da interista da quando sei nato, io l’ho capito subito!” mi dice tutt’ora.
E io ce lo vedo proprio in quella situazione, con me appena nato nella culla e tutti i parenti a sbirciare il mio volto:
“Guarda! Ha proprio il naso della sua mamma!”, “si ma gli occhi sono del papà”, “ é tutto il suo zio”. E intanto mio padre in un angolo che pensava di avere un figlio interista. Povero.
Bhè, quello che gli dico sempre io è che solo uno juventino poteva meritare una delusione simile!
Quando diventai più grande, mio padre provò invano a farmi cambiare idea, ma la mia fede interista diventava sempre più forte tra un’incornata di Zamorano e sopratutto con i doppi passi di Ronaldo. Sul campetto da calcio, iniziai a giocare con la lingua di fuori esattamente come il Fenomeno e, dall’alto degli spalti, scuotendo la testa, papà vedeva sempre tutto più chiaro.
Con il passare del tempo arrivò la rassegnazione e, insieme alla rassegnazione, lo juventino iniziò a cogliere il più grande vantaggio nell’avere un figlio interista: avere sempre qualcuno da prendere per il culo! Non credo per esempio di aver mai sentito pronunciare la parola Inter da mio padre. Quella squadra mio padre la chiama in tantissimi modi in mia presenza, tutti con una dose di sarcasmo degna di un diplomatico americano in Russia durante la guerra fredda. “Allora stasera gioca la maaaaaaaaaggica?!”, “ Hai visto ieri sera che batosta la paaaazza?”, “I cinesi contro chi giocano domenica?”. Mai un insulto ma sempre ironia tagliente. Alcune volte sembra quasi che durante le partite dell’Inter provi anche gusto nell’incitare i giocatori nero azzurri, ma poi, a pensarci bene incita solo quelli più scarsi e che, solo a pronunciare il nome fanno un po’ ridere. Il suo preferito in questo senso è Nagatomo. “Dai nagaa, corri corriii!”. Che odio.
Io d’altro canto faccio lo stesso con lui cercando di affondare il coltello nei punti deboli di tutti gli juventini, o rubentini, per usare un termine che userei in presenza di mio padre. “e comunque le finali che contano proprio non riuscite a vincerle eh… “ gli dico spesso dal nulla. “Papà, maaaaaaa come ci si sente quando la propria squadra del cuore va in serie B?” amo chiederglielo in modo serio, quasi più delle punizioni di Recoba.
E’ un rapporto particolare il nostro; prese in giro sottili e sarcastiche che sfociano non poche volte in insulti e litigi che a guardarli dall’esterno devono fare un gran ridere. “ Ma ti rendi conto!?”, a volte mi dice partendo in quinta! “coosa pà!?” gli rispondo io scazzato! “L’inter è l’unica squadra che è riuscita a vendere Roberto Carlos senza nemmeno farlo giocare!” e poi continua… “ed è riuscita a scambiare Seedorf con Coco Bello” a quel punto si apre in una risata che sembra avere un copione: sempre uguale, sempre acuta e ogni volta più malefica! E’ quello il momento in cui io inizio a rinfacciargli di quanti, tra gli scudetti che hanno in bacheca, sono stati rubati e come il caso Moggi e la Juventus abbiano rovinato il calcio italiano. Non mi fa nemmeno finire di parlare e subito attacca con la sua teoria complottista da classico juventino: “Ha messo tutto in piedi Moratti! Era l’unico modo che aveva per vincere quello lì!”.
Tensione, disprezzo e amore che si placa solo in rarissimi casi e, questa settimana è uno di quelli. Domenica sera ci sarà Juventus – Inter e, come ogni volta in questi casi vige il silenzio. Tra noi poche parole e, se proprio si deve dire qualcosa lo si fa elogiando la squadra avversaria! “ Mi sa proprio che l’Inter di Pioli è più in forma eh!” dice lui impaurito. “Ma scherzi pà?! La Juve in questo momento è imbattibile!” rispondo io con lo stesso tono.
Io la definisco la calma prima della tempesta, il mare piatto e le nuvole in lontananza; sulla barca solo un divano e una birra a testa: su quel divano solo io e lui, l’unica persona con cui vorrei affrontare questa tempesta.