Quando la passione è allo Zenit

«Il nostro sogno è sviluppare una rete plurilingue che permetta di diffondere passione e conoscenza sul calcio e sulla cultura dell’Est Europa/Centro Asia», si presenta così su Facebook la pagina «Calcio Sovietico», che dal luglio 2018 è alimentata con un buon successo da Matteo Baltico. Una passione singolare che si rivolge a tutti i campionati post-sovietici, con un’attenzione particolare a quelli più seguiti: ucraino e, naturalmente, russo. Ed è proprio a una squadra russa che si deve la febbre a 90 di Matteo.

Da dove nasce la passione per lo Zenit del 2008? 

Dalla Coppa UEFA di quell’anno. Fu emozionante vedere da bambino quelli che dovevano essere una sorta di vittima sacrificale giungere sino alla finale e poi vincerla. Avevano partecipato ai preliminari e passarono per il rotto della cuffia il girone, arrivando terzi su cinque. Ai sedicesimi contro il Villareal sembrava una formalità per gli spagnoli e invece fu l’inizio di un’eroica avventura… Il fascino dell’Est e di una squadra che non avevo mai sentito prima mi aveva fatto tifare per loro, sebbene non se li filasse sostanzialmente nessuno. Con il tempo, la passione si è attenuata e ora onestamente non li tifo.

Quali giocatori sono diventate le tue icone di quel periodo? 

In realtà un po’ tutti, proprio perché è molto raro che una russa faccia così bene in Europa. Dovessi sceglierne uno, direi Arshavin, ma non vanno dimenticati giocatori straordinari come Tymoschuk, Fayzulin, Denisov, Pogrebnyak, Anyukov e molti altri.

Anche perché molti hanno poi formato la Russia che arrivò in semifinale dell’Europeo di quell’estate. 

Quale partita ricordi con maggior nitidezza? 

Me ne ricordo soprattutto due e fatico a sceglierne una. La prima è l’andata del quarto di finale contro il Bayer Leverkusen, terminata con un sonoro e clamoroso 4-1. L’altra partita è la storica vittoria per 4-0 contro il Bayern Monaco nel ritorno della semifinale: un risultato che aveva davvero scioccato il mondo calcistico. Pogrebnyak, poi capocannoniere della competizione assieme a Toni, segnò in entrambe le partite: contro il Bayern fece addirittura doppietta.

Advocaat fu l’allenatore del miracolo: quale era il suo maggior pregio?

Aveva grande esperienza (classe ’47, aveva già allenato PSV e Rangers) ed era arrivato a San Pietroburgo nel 2006. Probabilmente queste due caratteristiche avevano contribuito a effettuare questa sorta di miracolo, che a distanza di anni fa ancora un certo effetto.

 

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