Tutto è cominciato nel luogo forse più difficile da immaginare, in mezzo ad una delle tifoserie più calde dello stivale. Ma la scintilla per una rivoluzione silenziosa è partita proprio dalla curva dell’Atalanta, un movimento in pieno contrasto con tutto ciò che sta succedendo ai vertici del calcio italiano e mondiale.

Articolo di Jacopo Bianchi

L’appello dell’Atalanta al presidente Percassi

Difficile solamente il pensiero di tornare a giocare a calcio a Bergamo come nulla fosse, soprattutto per chi ha considerato sempre la Dea Bendata come una ragione di vita. Le tante polemiche e i continui dibattiti sul come e quando ripartire in Serie A stridono fortemente con la tragedia che ha vissuto e sta ancora vivendo il nostro paese. Molto chiare le parole dello storico capo ultrà nell’appello al presidente Percassi: “C’è sempre tempo per tornare ad esultare, ma ora non ha più senso”, ancora più chiara la richiesta dei tifosi: “A Bergamo una strage, che il vostro campionato finisca qua”.

Voci dal resto d’Italia

E’ bastato un attimo perché al coro si aggiungessero tante voci, tutte quelle dei principali gruppi ultrà d’Italia a partire proprio dagli eterni rivali del Brescia. Mentre tra le alte sfere si discute una ripresa tra giugno e agosto, le curve fanno fronte compatto: “Fermiamoci qui, l’unico avversario è il virus”. Pensare che la scintilla è partita proprio da Bergamo dove, sportivamente parlando, la ripresa avrebbe permesso all’Atalanta di concludere quella che probabilmente avrebbe potuto essere la miglior stagione della storia del club (4° posto in campionato e passaggio ai quarti di Champions League). Ma proprio per questo, proprio per quello a cui i tifosi e gli sportivi sono pronti a rinunciare, la voce si fa ancora più forte.

La pandemia: un’emergenza da affrontare uniti

La pandemia ha fatto piccolo questo gioco del calcio di fronte ad un’emergenza da affrontare uniti, e ha fatto molto piccoli gli uomini che parlano di calcio fingendo di lavorare per l’interesse dei tifosi. Ha fatto anche grandi gli uomini che compongono queste tifoserie, ma che prima di tutto hanno scelto di essere persone e non tifosi. Il fronte si fa ancora più compatto mentre arrivano in questi giorni le prime proposte concrete per la ripresa.

La risposta all’unisono delle tifoserie organizzate è forte è chiara: il campionato per noi è finito, se lo volete riprendere siamo pronti a disertare gli stadi (in caso di porte aperte) o i televisori (in caso di porte chiuse).

 

Per leggere gli ultimi articoli di Soccer Illustrated, clicca qui