Tornando a casa dalla stazione passo di fianco al campo in cui mi allenavo da piccolo. Qualcuno si sta allenando, probabilmente una squadra di pulcini, o primi calci. Tutti questi piccoli aspiranti calciatori corrono a turno verso un cinesino, ci girano intorno e non appena si girano gli arriva il pallone, da stoppare sul posto e ripassare al mittente. Finito l’esercizio, l’allenatore ordina di prendere i palloni per un nuovo esercizio. “Si Mister!”
Mister. Ma chissà perché poi si dice proprio “mister”. L’ho sempre dato per scontato giocando a calcio, il mister è il mister. Eppure negli altri sport è il coach, o per dirla all’italiana, l’allenatore. Chissà come mai questa parola si usa solo nel gergo calcistico. Andando a leggere un po’ in giro ho scoperto proprio una bella storia.
I Signori nel calcio: Il Mister
Tutto parte nel gennaio del 1883, quando a Stockport nasce un certo William Garbutt. Sin da piccolo si rivela essere un promettente calciatore e quando si arruola ancora giovanissimo nell’esercito, diventa subito l’ala titolare della squadra militare di “soccer”. Nonostante fosse più piccolo di molti suoi compagni, in campo era un vero trascinatore nonché dotato di notevole talento, come riportano le cronache sportive di quegli anni.
Successivamente diventa un calciatore professionista tra le fila del Reading, per poi passare all’Arsenal e infine ai Blackburn Rovers. Proprio con questa casacca nel 1911, in una sfida contro il Manchester United, tentando un difficile dribbling per superare il suo diretto avversario compie un movimento strano con la gamba e rimane a terra. Da quell’infortunio Willy non si riprese più e ne poté proseguire la sua carriera da giocatore. Ma il suo amore per questo sport era troppo grande per mollare tutto e decise di proseguire la sua carriera come allenatore. E fu proprio nel nostro paese che Garbutt venne ad allenare. Nella società più “inglese” che il calcio italiano conosca: Il Genoa.
Quando si presentò ai giocatori, non parlava correntemente italiano esattamente come i giocatori non masticavano l’inglese. Ma per rispetto verso il loro nuovo allenatore, che era un ex calciatore di livello professionistico, venne detto loro di chiamarlo “Mister Garbutt” e cioè “Signore”. Il nostro movimento calcistico di allora era ancora ben lontano dal professionismo, e fu segnato molto dall’arrivo di un allenatore preparato come Garbutt, che riuscì a portare ben 3 scudetti sotto l’ala del grifone, dando al nostro calcio una grande spinta verso il professionismo e impersonando l’archetipo di allenatore professionistico in Italia. Con un suo metodo di allenamento funzionale, suoi schemi e idee di gioco. Proprio da qui nasce la parola “mister”. Vedere Garbutt, un allenatore con la A maiuscola, che veniva chiamato Mister, spinse quasi per imitazione le altre società a far chiamare mister i propri allenatori. Senza sapere il vero significato di quella parola, ma solo quello che rappresentava, il prototipo di allenatore moderno.
Garbutt ha poi allenato anche Roma, Napoli, Milan e Atheltic Bilbao. E se quindi ora, nel 2017, si continua a dire nel mondo che la miglior scuola calcistica e’ quella nostrana, e che i migliori allenatori sono proprio gli italiani, allora forse qualche merito ce l’ha proprio William Garbutt. Il padre di tutti i “Mister” all’italiana.
« “[..] se tra voi c’è qualche fuori-classe lo sopporterò, altrimenti per fare una grande squadra mi accontenterò soltanto dei… grandi giocatori, cioè di quei giocatori che hanno il coraggio grande, il cuore grande. Chi non ha queste virtù non è un grande giocatore, e neanche un mediocre giocatore. È soltanto nulla, quindi può vestirsi ed andarsene subito.” » (W. Garbutt)