Ai tempi dell’università faceva qualche lavoretto per pagarsi l’abbonamento a Tele+ e guardare i campionati esteri. Oggi è ritenuta – per competenza e capacità – la miglior giornalista sportiva italiana. Con lei abbiamo parlato di professione, Europa League, vita privata e dell’undici ideale. Dove non trova spazio suo marito Leonardo.

Corridoi di Sky, centro nevralgico del giornalismo sportivo italiano, nello spiazzo centrale di uno dei tanti piani della redazione milanese. Alla destra la redazione di Sky Sport e alla sinistra, nemmeno fossi l’arbitro di un incontro di boxe, Fox Sports.
Mi sporgo per sbirciare qualche volto noto, la mia vista non impeccabile scorge un paio di giornalisti sportivi ma nessuno della sezione calcio. Colpa mia, sono le 13.30, più o meno, e sono tutti in mensa per il pranzo tranne lei. Anna Billò.
Arriva, sorride, è alta più di quanto mi sarei aspettato, snella, vestita con un abito color verde acqua e tacchi eleganti, giusti per slanciare ancora di più la sua personalità.
Attraversiamo insieme la redazione, saliamo al settimo piano, sempre accompagnati da Laura dell’ufficio stampa di Sky che una volta arrivati nella stanzetta dedicata all’intervista mi chiede se può rimanere ad ascoltare. È curiosa come me di conoscere la storia, le origini, le idee di Anna Billò, definita da molti critici «la miglior giornalista sportiva».
Questo 2016, tra il ritorno in tv dopo la nascita di Tomas, il secondo figlio avuto con Leonardo, il programma dedicato all’Europeo condotto da Parigi, e quello che presenta adesso sull’Europa League, è assoluta- mente il suo anno.

Anna Billò e Leonardo
Anna Billò e Leonardo

Anna Billò è pronta alle nostre domande. Cominciamo dall’attualità.

Chi è favorito per vittoria dell’Europa League? «La Roma di Spalletti è una delle potenziali vincitrici. Dopo i gironi e i sedicesimi, quando inizia a contare la piazza, la tifoseria della Roma si farà sentire».
Non credi che il Manchester United sia stato costruito male? «Sì. Non è una squadra, non è coesa e ha tanti difetti. Il fattore Mourinho inizierà a contare dopo i gironi, ma è davvero dura adesso».
Con te nel programma sull’Europa League c’è tuo marito Leonardo. Com’è nata la vostra storia?
«Dopo essere stato ospite in una trasmissione qui a Sky mi aveva chiesto di andare prendere un caffè insieme, in modo gentile ed educato. Io, un po’ fredda e scettica, risposi di sì. Poi da quell’incontro è passato molto tempo. Il momento più importante è stato un regalo, ossia un libro, il suo libro preferito, il Mondo di Sofia, che mi ha lasciato davanti alla redazione. Quel gesto ha cambiato tutto».
Ti ricordi cosa è successo il 15 marzo del 2013?
«15 marzo 2013, mi dovrebbe dire qualcosa? No, non mi ricordo. Oddio… il sorteggio!».
Leonardo si trovava a Sion per i sorteggi di Champions League e nel collegamento ti ha chiesto di sposarlo. Cos’hai provato in quel mo- mento? «Non puoi capire l’imbarazzo, anzi direi che si è visto. Anche perché era totalmente improvvisato e non prevedi- bile. Mi ha proprio preso alla sprovvista».
Leonardo in casa che uomo è? «In cucina? Sa fare il caffellatte, nemmeno troppo bene, e un uovo sodo. Diciamo che sa fare benissimo il papà. Lui è bravo e presente con i bambini, questa è una divisione dei compiti importante. A lui piace portarli a scuola, alle attività sportive».
È uscito poco tempo fa il libro di Carlo Ancelotti, Leader Calmo. C’è un passaggio del libro dove Ancelotti dice che Leonardo, nonostante il Paris Saint-Germain fosse primo, lo ha messo alle corde dicendogli che se non avesse vinto lo avrebbero esonerato. Tu come l’hai vissuta?
«Mi tengo lontano dal dare una risposta. Non è stata una cosa così pesante o grave ma è una cosa loro e devono trovare il modo di risolverla».
Cosa ne pensi del caso Icardi, mi riferisco al libro, e cosa pensi in generale dei libri sul calcio? «Penso che se ne facciano troppi. È vero che ci sono tante storie da raccontare, un conto però è un’auto- biografia al termine della carriera, un conto è farla a 23 anni… Ho trovato questo libro prematuro. Detto questo, credo che la società avrebbe dovuto vigilare».

Da subito la passione per lo sport e per il giornalismo

Parlami un po’ del tuo percorso di studi: nasci sociologa, come sei arrivata al giornalismo? «Io ho fatto sociologia con indirizzo mass media e comunicazione e la mia tesi era sul giornalismo sportivo femminile. Per questo ho avuto la possibilità di fare uno stage al Corriere dello Sport».
Hai lavorato in diverse radio romane prima di approdare in televisione, a Sky. Com’è stato questo passaggio?
«È stato casuale. Sapevo che volevo fare la giornalista sportiva, il mezzo di comunicazione che da sempre è dentro di me è la radio perché secondo me ha un fascino diverso. Poi, ovviamente, la televisione mi ha portato ad apprezzare la qualità dell’immagine e del racconto. Tra il mio lavoro nelle radio e Sky c’è di mezzo tanta gavetta: dallo stage, alle radio private romane e una collaborazione con il sito internet Nexta».

Intervista ad Anna Billò
Intervista ad Anna Billò

Ma lo sport, al di là del rapporto giornalistico, è sempre stata una passione? «Lo sport è stato sempre presente nella mia vita. Devo ringraziare i miei genitori che hanno fatto in modo che lo sport facesse par- te della mia giornata tipo».
Che sport facevi da piccola? «Ho iniziato con la danza classica, poi ho fatto pattinaggio artistico a rotelle, tennis e nuoto. Mai a livello agonistico».
A livello sportivo, la passione per il calcio è arrivata subito oppure no?
«In casa il calcio è la grande passione del mio papà: mi ha portata per la prima volta allo stadio quando avevo 8 anni per una partita di Coppa Italia. Sono cresciuta con due cugini maschi e si giocava solo a calcio».

«Caressa non è solo un giornalista»

C’è stato un giornalista del passato in particolare che ti ha ispirata?
«Non uno in particolare ma tanti e diversi. Durante l’università io seguivo moltissimo Telemontecarlo, facevano le telecronache della Liga spagnola il sabato. Da lì mi sono appassionata al calcio estero e ricordo che con i po- chi soldi che guadagnavo ho fatto l’abbonamento a Tele+, da studentessa fuori sede non è esattamente la cosa più normale del mondo ma avevo voglia di conoscere e di vedere altri campionati».
Facciamo il gioco della torre: chi butti giù tra Caressa e Pizzul?
«Pizzul. Però ti motivo perché butto giù, e mi perdonerà, il buon Pizzul. Un tempo ci si specializzava maggiormente, un giornalista telecronista faceva quasi solo quello. È ovvio che il modo di fare la telecronaca oggi sia molto diverso rispetto al passato, Caressa ha ideato un nuovo modo di raccontare la partita e nel tempo è diventato anche condutto- re: dalla Champions a un programma innovativo come Sky Calcio Club. È più completo».
Tra Martellini e Caressa?
«Con Martellini è tosta».

Anna Billò, conduttrice del programma sull'Europa League
Anna Billò, conduttrice del programma sull’Europa League

Ti hanno definita la miglior giornalista donna italiana. «Non lo so. Penso che ci sia sempre da crescere. Io sono molto critica con me stessa. In primis c’è il divertimento, se non mi diverto penso che la gente a casa si stia annoiando».
Anche Aldo Grasso sul Corriere della Sera si è complimentato per il tuo lavoro e la tua competenza. «Un grande complimento perché a farlo è stato Aldo Grasso, che non conosco personalmente ma che leggo sempre. Sono tante le colleghe brave, che hanno meno visibilità perché non lavorano in televisione. Emanuela Audisio è il mito e magari sapessi scrivere come Giulia Zonca».
Cosa pensi dei procuratori nel calcio? «Credo che un ragazzo giovane, magari che viene da un ambiente non facile, abbia bisogno di una persona che curi i suoi interessi: deve conoscere le leggi, la parte economica, avere gli agganci giusti. Il problema è che oggi i procuratori rivestono un ruolo cruciale nel calcio e forse stanno assumendo troppi poteri. Un conto è un procuratore che fa il suo lavoro e aiuta il calciatore a trovare la squadra più adatta. Un altro è far diventare il procuratore l’ago della bilancia del calciomercato».
Un giocatore che secondo te ha sprecato il suo talento? «Mario Balotelli potrebbe essere uno dei migliori ma fino ad ora ha sprecato tutto quello che poteva sprecare. Ora a Nizza deve rifarsi e rimettersi in gioco e dare tutto quello che ha. Lo spero anche per la Nazionale italiana. Un altro giocatore che si è perso è Marko Marin. Da giovane sembrava davvero un fenomeno e poi è scomparso. Aggiungo anche Cassano alla lista: avrebbe potuto fare molto di più».
Secondo te qual è stato il miglior giocatore della storia del calcio e qual è il calciatore più forte in attività? «Ronaldo il fenomeno, per me è in assoluto il giocatore più forte di tutti i tempi. È quello che ho visto giocare di più. Cristiano Ronaldo e Messi sono due alieni, ma tra i due preferisco Messi».
Qual è secondo te il miglior calciatore italiano migliore di sempre? «Roberto Baggio (leggi lo speciale), senza dubbio». La tua Top 11 di tutti i tempi? «Mi metti in difficoltà. Ci prova. Allora: 4-3-3. Buffon in porta. Nesta e Maldini centrali di difesa. A sinistra Roberto Carlos, Lahm a destra. Pirlo vertice basso del centrocampo. Baggio e Zidane. Una sorta di doppio trequartista, saranno poi problemi dell’allenatore. In attacco, Ronaldo il fenomeno, CR7 e Messi. Allenatore, Del Bosque». Leonardo, no? «Oddio, mi perdonerà».