Da gobbo, quando penso a Roberto Baggio, mi viene da canticchiare “Se telefonando”, la magnifica canzone che Costanzo scrisse per Mina -che che ogni tanto torna, in qualche cover più o meno ben riuscita. Un testo struggente, per un amore che in realtà non è mai sbocciato completamente.

Un amore mai sbocciato tra la Juve e Roberto Baggio. Ma partiamo dall’inizio. Fa caldo, in questi giorni di maggio. Ci saranno 25 gradi, qui a Torino. E ho l’esame di diritto commerciale in vista, ed è duro, come un intervento di Goicoechea sulle caviglie di Maradona. E poi sono usciti i gironi dei Mondiali, qui avremo il Brasile! Sto cercando i biglietti per andare a vedere qualche partita al Delle Alpi, lo stadio nuovo di pacca, appena finito, l’han tirato su in una zona un po’ malfamata, alle Vallette.
La Juve quest’anno, tutto sommato, non è andata mica male: ha vinto la Coppa Italia battendo il Milan in casa sua, e soprattutto la Coppa Uefa, con un 3-1 contro un’altra italiana, la Fiorentina. Il tutto con una squadra che non è esattamente imbottita di campioni: Zavarov ha deluso, a centrocampo ci sono onesti lavoratori come Marocchi, Galia e Aleinikov; basta dire poi che il titolare della difesa a destra è Napoli, e Tricella e Bonetti i centrali; De Agostini, vabbè, è un gran bel cursore sulla sinistra, e in porta resiste Tacconi. In attacco il nuovo Schillaci è assistito dal minuscolo Rui Barros e da Casiraghi, che invece è un bel bestione. Insomma, bravo Zoff, in panchina, che da questa rosa riesce a spremere due belle vittorie.

Roberto Baggio alla Juventus

Mi chiama Luca: “oh, ma lo sai che abbiamo preso Baggio?” mi fa, con la risata nella voce. “Seeeh, ma va, solite cagate di Tuttosport” – dico, con la speranza che però mi cova nella pancia – “nonononooo, è vero! L’han detto alla radio!” – “ma figurati, a Firenze tireranno le bombe!, Pontello lo fanno fuori!”.
Pontello stava cedendo la Fiorentina a Cecchi Gori. Ed era vero, prima di venderla incassava 18 miliardi di lire dalla Juve, per cedere Roberto Baggio.
E i viola si incazzano davvero. Manifestazioni di piazza, in città e a Coverciano, dove la Nazionale era in ritiro.
Noi però, a i mondiali, ci lustriamo gli occhi: Baggio e Schillaci, che coppia! Pensa l’anno prossimo!
E poi Baggio arriva davvero. Ma alla presentazione stampa ha una faccia che sembra capitato lì per sbaglio. E poi fa una cosa che lo rovinerà per sempre: gli mettono una sciarpa della Juve al collo, e lui se la toglie. Ecco, di sicuro non è un paraculo. Ma i tifosi hanno dei codici, pochi e semplici. Se sgarri uno di quelli fondamentali, poi ci vogliono almeno 10 vittorie dove fai delle cose pazzesche e indimenticabili, per rimediare.

E quell’anno non è che vada tanto bene. L’allenatore è Gigi Maifredi, perché quest’anno va di moda il nuovo calcio a zona, stile Sacchi. Insieme a Baggio, sono arrivati dal Bologna due sui scudieri, Luppi e De Marchi (wow…), e poi due mica male, Hassler (neo campione del mondo) e Di Canio. Beh, una delle peggiori annate della storia: Juve sesta, fuori dalle coppe. In realtà Baggio è uno dei pochi a salvarsi, tanto che è capocannoniere in Coppa delle Coppe, fa 9 gol, più 18 tra Campionato e Coppa Italia. Però, però ne combina un’altra: aprile, si gioca Fiorentina-Juve. C’è un rigore per la Juve, il fallo è proprio su di lui; e Baggio è il rigorista. Ma non prende la palla. Si vede che parlotta con Julio Cesar, il centrale, sembra che gli stia dando spiegazioni. Sul dischetto ci va De Agostini, e sbaglia. Noi, rabbia in gola.
Poi, peggio ancora: evidentemente un po’ stordito, al 20’ del secondo tempo viene sostituito. Mentre esce, bersagliato da bottigliette di plastica, raccoglie una sciarpa viola lanciata dagli spalti, e se la porta negli spogliatoi. Cacchio, Roby, non potevi far finta di non averla vista? Siamo qui, in milioni, tutti pronti a buttarci ai tuoi piedi, pieni d’amore, e tu fai quello ancora preso dalla ex?
L’anno dopo, poi, per fortuna, ritorna il Trap. Sì sì vabbè, la zona e sticazzi, ma Il Trap è il Trap. Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. E infatti: secondi in campionato, dietro un Milan mostruoso, e Coppa Italia.
E Baggio comincia a fare il Baggio. La sfiga di quegli anni è che c’è il Berlusconi ancora pieno di entusiasmo e soldi da spendere col Milan, il Milan più forte di sempre. E la Juve di Baggio, nel ‘92/’93, quel Milan lo batte due volte, in casa e fuori.
Sfortunato, Baggio e il suo sacco di infortuni.
Poi però l’anno dopo fa 4 gol all’Udinese, la sua prima quaterna. Uno più bello dell’altro. E tra andata e ritorno di Coppa Uefa, in semifinale, ne fa 3 al PSG. E porta la Juve in finale: 2 gol a Dortmund, e col 3-0 al ritorno si la porta a casa insieme al Pallone d’oro e Fifa year’s Football player.

Baggio, Juventus e Pallone d'oro
Baggio, Juventus e Pallone d’oro

Beh, non male. Però…però, di nuovo, ha sempre quell’aria di uno che è lì un po’ per sbaglio. Non è un leader, e intimamente, tra gobbi, sappiamo tutti che senza veri leader è difficile vincere grandi trofei. E un po’ purtroppo Baggio si porta dietro una fama di mezzo vincente, di quello che è lì lì per, ma poi succede sempre qualcosa che.
Come ai mondiali del ’94. Dove, ormai gobbo vero, ci porta in finale quasi da solo. Ma poi sbaglia il rigore. Ecco, quel rigore sbagliato è il riassunto della carriera di Roberto Baggio alla Juve: come una discesa fantastica dalla propria tre quarti verso l’aera avversaria, salti un avversario, poi un altro, ecco, un altro, e poi ci sei, ci sei, ci sei quasi, eccoloooooo…Fuori.
E infatti, nell’anno in cui Roby vince finalmente il suo primo scudetto, il destino vuole che inizi la decadenza. Perché, finalmente, eccolo, il leader.
Ha solo vent’anni, ma gioca proprio nel suo ruolo, nel ruolo di Baggio. E ha già negli occhi la magia di chi sa farti guardare oltre i limiti. È il messia che aspettavamo da tempo, si chiama Alessandro Del Piero.
Dopo 115 gol in 200 presenze, finisce un amore che in realtà non è mai nato. Ciao Roby, non so spiegarti che il nostro amore appena nato, è già finito.
 
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