SERIE A – Milan-Fiorentina: il 6 a 0 dei rossoneri del 12 dicembre 2004

Del 2004 mi ricordo poco: avevo otto anni, portavo l’apparecchio ai denti e gli occhiali sul naso, facevo la terza elementare e, a essere sinceri, non seguivo ancora il calcio come adesso. Preferivo giocare a biliardino all’oratorio con i miei amici, che tutte le sante volte mi relegavano in porta, oppure mangiare un gelato al bar del paese. La cosa che amavo di quella piccola locanda, oltre alla barista, era una radio che trasmetteva sempre canzoni fighe, tenuta ad alto volume perché gli anziani, ormai residenti fissi lì dentro, non sentivano più nemmeno l’altoparlante dell’arrotino che tutti i santi giorni faceva tappa in paese.

Gli alieni vestiti di rossonero, dalla Luna sul campo di San Siro

Quel pomeriggio di giugno 2005, mentre tutto sudato mangiavo la solita coppetta cioccolato e nocciola, in radio passavano quello che era stato un tormentone dell’anno precedente: “Io vengo dalla Luna” di Caparezza. Questa canzone parlava di un alieno venuto sulla terra che dice di venire dalla Luna. Tra me e me pensavo che io gli alieni li avevo visti una volta, proprio sulla terra, proprio nel 2004, più precisamente il 12 dicembre.

Milan Fiorentina 2004
Milan Fiorentina 2004

Erano atterrati a San Siro ed erano vestiti di rosso e di nero, avevano dei nomi strani: Andrij Shevcenko, Clarence Seedorf, Cafù e altri. Erano diciotto in totale, undici sul campo e sette in panchina e mi ricordo che correvano dietro a un pallone come noi esseri umani ma forse lo facevano meglio. In quegli anni, nonostante non fossi ancora un “calciodipendente”, mi ricordo che le poche partite che vedevo oppure che io stesso giocavo con i miei amici, si vincevano per 1 a 0, 2-0; con 3-0 si era già considerati i migliori, 4-0 eri a tutti gli effetti invincibile, ma 6-0 significava letteralmente provenire da un altro pianeta, proprio come diceva Caparezza. Quegli alieni provenivano dal Milan, non quello di adesso che sembra aver perso il fiuto del successo, ma quello di Ancelotti, con alle spalle una Champions League vinta.
Ma a fare le spese di quella tragica Caporetto calcistica, fu una squadra neopromossa in A fatta totalmente di uomini, simpatica a molti per la sua storia, il suo colore unico e per la sua città di appartenenza, ma che presentava troppe imperfezioni per potersi scontrare ad armi pari con i diavoli. Buso schierò una barricata a centrocampo per soffocare l’iniziativa di Maldini e compagni tenendo Miccoli e il muratore goleador Riganò davanti nella veste di guastatori, ma il dispositivo viola durò appena un quarto d’ora, giusto il tempo di far accomodare gli spettatori davanti al teleschermo, per poi crollare miseramente.

Andrij Shevcenko, uno dei migliori attaccanti rossoneri degli ultimi anni

Di tutti questi marziani me ne ricordo uno in particolare. Non aveva né le antenne né la pelle verde ma in realtà aveva i capelli lunghi e biondi, parlava una lingua strana forse un idioma alieno molto simile all’italiano ma con cadenza dell’est, diceva di venire da un pianeta chiamato Ucraina, paese del quale ora guida la Nazionale. Ho ancora impresso nella mente il suo sguardo freddo, serio e convinto quando tirava dagli undici metri. Per tutti noi appassionati è stato una leggenda di questo sport , scrivendo, seppur in cirillico, i più bei capitoli della storia recente del Milan e del calcio, mantenendo alta la bandiera della tradizione calcistica est europea.
Come tredici anni fa, oggi mi ritrovo a gustare quella coppetta nocciola e cioccolato nel piccolo bar del circolo del mio paese. La mia amata barista è un po’ invecchiata e non fa più per me mentre la storica radio ha lasciato spazio a un bel televisore Samsung che, casualmente, trasmette un servizio di Voyager sugli extraterrestri che fanno i cerchi nei campi di grano: curioso! Io, un po’ di tempo fa, proprio qui, gli avevo visti fare magie sui campi di calcio.