Il calcio è davvero uno sport per tutti, grazie al “calcio a 5 un lato” anche i ciechi possono fare gol ascoltando il suono del pallone.

Hai mai provato a chiudere gli occhi almeno per un secondo durante una partita di calcio?

Io sì, e posso assicurarti che è un’esperienza sensoriale molto particolare. Riesci ad apprezzare questo sport per quello che è realmente. Senti meglio i suoi odori, come quello dell’erba bagnata del campo, oppure il sudore dei giocatori (che più poeticamente potremo definire “fragranza di sacrificio”). Questp è il calcio per non vedenti.
Riesci ad ascoltarne anche i suoni, da quelli sulle gradinate: le urla, i cori, le trombette, i tamburi fino a quelli dentro al rettangolo verde: i richiami tra i giocatori, il fischietto dell’arbitro, ma soprattutto il rimbalzo del pallone. Ecco se il calcio fosse un suono sarebbe il rimbalzo di un pallone. Un suono che rievoca tanti ricordi d’infanzia nella mente della maggior parte di noi, specie per il rumore dei suoi campanellini.

Calcio per non vedenti
Calcio per non vedenti

Uno sport nato più di trent’anni fa.

Campanellini? Quali campanellini? Vi starete chiedendo. Intendo quelli del pallone del “calcio a 5 un lato”, un fratello minore del calcio tradizionale, che consiste in vere e proprie partite al buio. Detta così sembra qualcosa di erotico, in realtà stiamo parlando del calcio dei non vedenti.

Bisogna essere più precisi, perché il calcio a 5 un lato si divide ulteriormente in due categorie

Calcio a 5 B1, giocato dai non vedenti e incluso nel programma paralimpico, e calcio a 5 B2/3 giocato dagli ipovedenti ed escluso dal programma paralimpico.
Non si tratta di un’utopia ma di una vera e propria disciplina sportiva in ascesa, che affonda le sue radici in Brasile, infatti si ha notizia del primo campionato di calcio per non vedenti già a partire dal 1980, proprio nella terra verde-oro. Bisogna aspettare sei anni prima che questo sport sbarchi nel vecchio continente.
I primi furono gli spagnoli che tuttora vantano il medagliere più ricco d’Europa e terzo a livello mondiale con due bronzi olimpici. Nel 1998 il calcio a 5 un lato si espande a tal punto che nello stesso anno si tengono i primi Campionati del Mondo.

In Italia si hanno notizie di esperienze con il calcio non vedenti B1 da circa trent’anni.

Dapprima, giocato in campi in terra con otto giocatori, in seguito, importato dalla Spagna, il gioco diventa futsal, giocato in campi con fondo sintetico o palestre, con l’inserimento delle sponde laterali.
Nello stivale si giocano un campionato nazionale, la coppa Italia e la super coppa, il tutto sotto l’occhio vigile della PISPC (Federazione Italiana Sport Paralimpici per Ipovedenti e Ciechi) che gestisce il calcio non vedenti oltre ad altre discipline giocate da persone con disabilità visiva.
Oggi il calcio dei ciechi è praticato con dei gironi regionali in categorie provinciali da nord a sud in Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia.

Calcio per non vedenti1
Calcio per non vedenti1

Le regole del gioco nel calcio per non vedenti

Ora però la domanda sorge spontanea, me la sono posta anche io quando ho scoperto questo vero e proprio miracolo dello sport: ma come è possibile che delle persone prive della vista riescano a praticare una disciplina sportiva dove l’intesa tra i singoli passa attraverso rapidi giochi di sguardi? Insomma come fanno a fare gol o più semplicemente a portare palla scartando gli avversari?
Ma poi avete mai visto un calciatore non vedente? Oltre a essere cieco, è pure costretto a indossare una sorta di mascherina sugli occhi; che bisogno c’è di rendere ancora più difficile la vita di questi giocatori?
La risposta sta nel rigido regolamento, il quale prevede che questi tamponi oculari simili a delle mascherine per il sonno, vengano indossati per impedire vantaggi tra giocatori che distinguono luci e ombre rispetto a chi non percepisce neppure la luce. L’unico che non deve indossare la benda è il portiere, un calciatore obbligatoriamente vedente segregato nei suoi due metri d’area, il quale, insieme ad allenatore e guida all’attacco, ha il compito di coordinare rispettivamente i tre reparti: difesa, centrocampo e attacco, parlando solo quando la palla si trova nella propria zona di pertinenza.
Le regole filano più o meno tutte, eccetto il termine “guida all’attacco”, che è un giocatore/allenatore, anche lui vedente, posizionato sul retro della porta avversaria con il compito di coordinare il reparto avanzato. Ecco, questi sono gli ingredienti per preparare cinquanta minuti di spettacolo sportivo dentro a un’arena di venti metri per quaranta, sulla quale corre un pallone contenente dei sonagli che permettono ai calciatori di giocare senza il bisogno di dover vedere la sfera.
Un appello per tutte quelle persone che ritengono il calcio materia da ignoranti: mi spiace smentirvi, ma credo che il pallone sia stato il primo scienziato che ha permesso all’uomo di vedere attraverso i suoni.