La storia del più importante settore giovanile d’Italia e il sesto in Europa
Le origini della scalata
Ogni tanto per plasmare il futuro c’è bisogno di miracoli, qualcosa d’inaspettato che ribalti le carte in tavola. È proprio quello che succede a Bergamo nel 1990 quando un ex calciatore di medio livello acquista il club dove ha militato per 7 anni. Il suo nome è Antonio Percassi e il suo modo di guardare il calcio spingerà i neroblu a cambiare per sempre il modo di guardare le società italiane.
Inizialmente le sue scelte non sono comprese appieno, non punta ad una campagna acquisti d’impatto, la vera novità del presidente è quella di volere a tutti i costi riportare alla Dea Mino Favini, ex calciatore neroblu che si occupava del settore giovanile del Como. È l’intuizione più geniale, quella che influenzerà per sempre la storia del club bergamasco, condannando però il presidente ad un’addio precoce dopo soli 4 anni di presidenza.

Le giovanili per volare in alto
Mino Favini è il protagonista inaspettato di un successo che viene dalle retrovie. Da quando arriva a Bergamo rivoluziona il modo di vedere i giovani, bene puntare sui talenti lombardi, ma occhi aperti sul resto d’Italia, per i dilettanti e tanta attenzione per la tecnica e controllo. I risultati non si fanno attendere, gli orobici diventano il primo settore giovanile d’Italia e il sesto in Europa. Iniziano a portare in serie A talenti sempre più forti, a partire da Morfeo, passando per Montolivo, e Kessiè.

Un roseo futuro
Successi che hanno contribuito a fare grande la storia di questo piccolo club che sta stupendo tutt’Italia con la tattica di Gasperini e i talenti di Favini. Talenti che secondo Mino non hanno ancora finito di stupire visto che ve ne sono almeno altri 3 o 4 che dovrebbero essere più forti dei primi. Non vediamo l’ora che esplodano per fare in modo che la favola che poco fa si è spenta in Inghilterra rinasca in Italia e chissà, magari con una Dea da Champions.