Questo pezzo era dedicato a Zlatan Ibrahimovic. E’ lui la sorpresa di questa stagione in Inghilterra, il 35enne che molti davano per bollito e invece ha segnato 26 gol in 38 partite, molti dei quali decisivi, arrivando a quota 32 trofei vinti in carriera. Monumentale. Eppure, più scrivevo dell’attaccante del Manchester United e meno spariva dalla testa quella battuta rivolta a Paul Pogba a fine partita contro il Southampton.
Entrambi sono davanti alle telecamere e il giovane francese credendo di fargli un complimento risponde: “Abbiamo comprato Ibra proprio perché è così decisivo”. La replica dello svedese è in linea con il suo stile ma rivela molto di più: “Comprato?!? Sono venuto gratis! Tu sei stato comprato!”.
Sì, perché mister 100 milioni è lui: Paul Pogba. Ma finora in copertina ci è finito solo per scarso rendimento – soprattutto a inizio stagione – per una villa comprata a 3 milioni di sterline (spiccioli), o per balletti e scenette postati sui social insieme ai compagni di squadra negli spogliatoi. E se si parla del 24enne ex bianconero, ancora una volta, è grazie a “The Legend”, Zlatan Ibrahimovic.
Plusvalenza monstre
Le cifra nel dettaglio sono state svelate dalla chiusura del bilancio della Juventus. Con la vendita del centrocampista francese a Torino è stata effettuata una plusvalenza di 96,5 milioni di euro, alla quale si aggiungeranno i bonus a fine stagione. Una magia targata Mino Raiola, che infatti dall’operazione intascherà circa 31,8 milioni, alla voce “oneri accessori su diritti di calciatori non capitalizzati”. Pogba, alla fine dell’estate scorsa, si è ritrovato ad essere il calciatore più pagato al mondo, in squadra con il più grande campione ad aver cambiato maglia e arrivato gratis.
Non è colpa del “Polpo Paul”, certo, ma questa situazione evidentemente sembra pesargli maledettamente. Con la casacca dei Red Devils ha finora totalizzato 27 partite, segnando 4 gol e fornendo 3 assist. Sono numeri discreti, tenendo conto che tutto il Manchester ha faticato per larga parte della stagione a trovare un assetto definitivo. Ma lui è “Mister 100 milioni” e ci si aspettava molto ma molto di più.
L’esplosione bianconera
Figlio di emigrati originari della Guinea, a sei anni i genitori lo portano a giocare nel Roissy-en-Brie, squadra della banlieue parigina in cui è cresciuto, dove rimane fino ai tredici anni e gli affibbiano il soprannome La Pioche (il piccone). Nel 2006 il Torcy lo accoglie nelle file della sua Under-13 e dopo un anno arriva all’accademia giovanile del Le Havre, tra le più prestigiose di Francia. In Alta Normandia guida l’Under-16 alla finale per il titolo nazionale, persa contro il Lens. Prestazioni, associate alla giovane età, che lo fanno notare dal Manchester United.
Nel 2009 arriva oltre Manica, anche perché la società inglese offre alla famiglia del giocatore un’abitazione e circa novantamila sterline. Da subito con l’Under-18 risulta decisivo per la conquista della FA Youth Cup realizzando una rete contro il Chelsea. Colleziona 12 presenze, 3 gol e 5 assist.
Paul esclude Paul
Il “piccione” si è trasformato nel “polpo” e Alex Ferguson lo ha notato prima di tutti. Il 20 settembre 2011 esordisce in prima squadra nella vittoria per 3-0 in Football League Cup sul Leeds. In campionato il suo momento è il 31 gennaio 2012 contro lo Stoke City, mentre quattro giorni dopo arriva la prima presenza nelle coppe europee contro l’Athletic Bilbao in Europa League.
Tutto sembrava andare nel verso giusto, fino a quando l’inaspettato ritorno al calcio di Scholes – un altro Paul a cui difficilmente potevi proporre di stare in panchina – relega il francesino ai margini della rosa.
Le magie di Mino Raiola
Pogba, nonostante la giovanissima età, sente di dover giocare di più e l’insofferenza esplode verso il tecnico Ferguson, il quale accuserà in seguito di questa mossa il procuratore Mino Raiola: sceglie di non rinnovare con il Manchester Utd e di svincolarsi al termine della stagione.
Il 3 agosto 2012 viene ufficializzato l’acquisto a parametro zero alla Juventus. Arrivato come alter ego in attesa di crescere di Andrea Pirlo, già dalle prime uscite appare chiaro che Paul non è nato per aspettare: si afferma nel ruolo di mezzala e si guadagna la ribalta. Con i bianconeri giocherà 124 match, segnando 28 gol conditi da 31 assist decisivi. Quattro anni splendidi, nei quali ha dimostrato di essere, forse, il miglior centrocampista europeo in prospettiva e di poter ambire a qualsiasi palcoscenico internazionale. E qui torna in campo il suo agente, Mino Raiola, con l’operazione del secolo.
Il Blues scordato
Il successivo ritorno al Manchester Utd per la cifra record di 100 milioni dovrebbe essere la definitiva consacrazione ma, come in tutte le favole, qualcosa deve andare storto affinché il finale possa essere maggiormente avvincente. E’ l’anno degli Europei e Paul arriva alla competizione con una nazionale accreditata per la vittoria. Tutto troppo bello. Sappiamo come è andata a finire. Il Portogallo, brutto sporco e cattivo di Cristiano Ronaldo vince 1-0 in finale, proprio contro la Francia e del centrocampista si parla più per le polemiche fuori dal rettangolo verde che per il rendimento (comunque scarso). Il ct Deschamps lo ha schierato come mediano. Non è il suo ruolo ed è evidente, ma Paul passeggia in mezzo al campo e non reagisce, come dovrebbe fare invece un campione, contro l’inerzia del gioco dei Blues.
La perfezione cercata altrove
“Lontano dal Pallone d’Oro”. E’ il titolo con cui France Football aveva analizzato la condizione di Paul Pogba. Secondo il settimanale francese “il suo progresso si è fermato”. La stagione ormai trascorsa con i Red Devils, tra alti (pochi) e bassi (molti) non ha sicuramente cambiato il giudizio. Perché Pogba è un grande giocatore, stilisticamente bello da vedere, che sa usare entrambi i piedi, calcia da fuori – sia da fermo che in corsa – come pochi altri e con quel fisico risulta spesso e volentieri decisivo di testa. Ma ha un problema: crede di essere Zinedine Zidane.
“Non avrai altro Dio all’infuori di te”
Torniamo a Zlatan Ibrahimovic e chiudiamo il cerchio. Forse il percorso è stato un po’ contorto ma se siete arrivati fin qui ormai il più è fatto. Poco tempo fa Ibra, su Instragram, ha postato una foto insieme a Fabio Capello e scritto: “La persona che ha cambiato il mio gioco”. Questo è il punto. Anche l’attaccante, prima di diventare “leggenda”, è stato un giovane fra i più promettenti – e pagati – della sua generazione. Accostato a Johan Cruijff e Marco van Basten, tanto per rimanere sobri, dopo aver incantato all’Ajax non era riuscito da subito a conquistare la Juventus. C’era altri campioni molto più navigati ma, in particolare, Zlatan giocava solo per Zlatan. Come Paul, che troppo spesso si perde in tocchi di suola e doppi passi senza costrutto, gioca più che altro per piacere a Paul.
Per questo, il pezzo che avete appena letto non è per certificare un flop ma, al contrario, vorrebbe risultare di buon auspicio. Perché se è vero che Ibra non ha ancora vinto Champions e Pallone d’Oro, i due titoli più ambiti da ogni calciatore, è altrettanto innegabile che domina nei cinque maggiori campionati europei da quindici anni ininterrotti. E non è ancora finita, visto che i conti si fanno quando cala il sipario. Pogba, che ha dichiarato di “ambire alla perfezione” e finora lo ha fatto studiando i video di Zizou, non si è accorto che per trovare quello che sta cercando non deve far altro che alzare lo sguardo e guardarsi allo specchio.
Zlatan docet: “Non avrai altro Dio all’infuori di te”.