A sessantaquattro anni Zico sembra non averne ancora abbastanza del calcio, dal Flamengo fino in Giappone, passando per Udine, tutta la carriera del Galinho.

Che cosa fa un gallo? Un gallo si mette a cantare col sorgere del sole e lotta per conquistare le galline del pollaio; un gallo razzola avanti e indietro in mezzo alla terra, innalzando la cresta e sfoggiando sempre il suo piumaggio colorato. Il gallo che conosco io era un po’ diverso: non cantava, ma faceva cantare i suoi tifosi e non lo faceva alle prime luci del giorno, ma la domenica pomeriggio allo stadio. Il suo nome è Zico.
Questo gallo non lottava per conquistare le galline, ma lottava per conquistare i tre punti, lottava per vincere e gli riusciva anche bene. Il gallo di cui vi voglio parlare non razzolava, ma correva e scartava con un pallone attaccato ai piedi, e non lo faceva sulla semplicissima terra, ma sui manti erbosi dell’Albertao di Teresina, del Friuli di Udine, del Nagai di Osaka e del Kashima Stadium dell’omonima città giapponese.

Zico arriva in Serie A: passaggio dal Flamengo all’Udinese

Non ha mai sfoggiato un vero e proprio piumaggio, ma ha indossato le maglie del Flamengo, dell’Udinese, del Sumitomo Metals, dei Kashima Antlers ma soprattutto il verde-oro della Selecao brasiliana, e lo faceva sempre a cresta bassa, senza pretese, con un’umiltà d’altri tempi, cosa che dovrebbero imparare i giocatori alla Balotelli, o alla Icardi, per intenderci.
La sua muscolatura è sempre stata piuttosto fragile, mai un colosso ma un agile peso piuma. Più che gallo sarebbe meglio definirlo galletto o, ancora meglio, “o Galinho”! Queste continue allusioni ai pennuti da fattoria non riguardano né i galletti del Bari, o quelli francesi, né Belotti, l’attuale bomber del Torino, ma la grande leggenda del calcio chiamata Arthur Antunes Coimbra.

Zico, all'Udinese
Zico, all’Udinese

Gli anni d’oro a Udine.

Come per tutti i giocatori brasiliani, il nome completo dice poco o nulla anche ai più appassionati di questo sport; se invece dico Zico credo che la lampadina si accenda per tutti. Zico è ormai leggenda, dico ormai perché nessuno sarà mai più come lui. A differenza dei nostri attuali beniamini, lui era un giocatore che non giocava per i soldi, non giocava solamente per mettere in mostra il suo talento, ma lo faceva soprattutto per i tifosi e per la loro terra.
Non è una considerazione personale ma una verità che si è confermata un paio di settimane fa quando il sindaco di Udine, Furio Honsell, ha deciso di consegnare il sigillo della città al calciatore brasiliano classe 1953, definendolo uno straordinario sportivo, interprete dell’arte calcistica, colui che ha portato Udine nel mondo e che ha donato entusiasmo alla popolazione friulana, stabilendo un forte legame affettivo, ancora vivissimo, con la città.
Agli occhi dei piccoli appassionati, una leggenda del calcio a Udine può risultare strano, oggi infatti i fuoriclasse giocano a Madrid, Barcellona, Londra, Parigi, Monaco di Baviera, persino nella ricchissima Cina; ma negli anni d’oro del calcio italiano (1983 per la precisione) poteva capitare che un big del calcio scegliesse una squadra non di prima scelta, ed è stato un po’ quello che è capitato all’ Udinese dell’allora presidente Lamberto Mazza che sborsò sei miliardi di lire per aggiudicarsi le prestazioni del Galinho, trasformando un sensazionale colpo di mercato in un vero e proprio affare di stato che coinvolse, oltre allo stesso Mazza, il presidente della FIGC Sordillo, ministri, segretari di partito ed associazioni sindacali.

Zico secondo solo a Platini tra i marcatori

Uno sforzo economico non indifferente ma voluto per regalare ai tifosi un pezzo di storia del club bianconero. Zico ripagò fino all’ultimo centesimo le aspettative, infatti la sua prima stagione fu eccellente con ben diciannove reti segnate, che gli valsero il secondo posto nella classifica dei marcatori del campionato 1983-1984 dietro a Michel Platini, primo con venti reti.
L’Udinese chiuse la stagione al nono posto, a quattro punti dalla zona Uefa. Se la prima stagione fu un successo non si può dire altrettanto della seconda, furono solo tre le reti segnate dal brasiliano a causa di un infortunio e, a fine anno, Zico lasciò l’Italia, dopo soli due campionati, per tornare all’amato Flamengo che lo aveva visto nascere calcisticamente.

Zico al Mondiale
Zico al Mondiale

Un ambasciatore del calcio brasiliano nel mondo

Ci fu anche una parentesi giapponese nella carriera di Zico, non per soldi ma per la voglia ancora forte di mettersi in gioco nonostante l’età ormai avanzata. Scelse proprio il continente asiatico, allora calcisticamente inesplorato, per concludere la sua poco più che ventennale carriera.
Anche lì riuscì a seminare prodigi come quello che definirà il più bel gol della sua vita, il “gol dello scorpione” ovvero una rete segnata in stile Higuita. Il paese del sol levante diventò ben presto la sua terza patria, dopo il Friuli e la sua amata terra carioca. Oggi l’instancabile Zico gira il mondo nelle vesti di allenatore, tra Uzbekistan, Qatar, Iraq, Russia, Grecia e, attualmente, India, per insegnare la disciplina di quel calcio che non è stato semplicemente il suo lavoro, ma la sua vita. Buon compleanno Zico, a sessantaquattro anni “o Galinho” vecchio fa ancora buon brodo!