Ci siamo chiesti tutti almeno una volta cosa si prova a vivere un match dalla postazione privilegiata, quella riservata alla stampa, e doverlo raccontare a milioni di spettatori. Chi non ha mai simulato una telecronaca giocando a FIFA o PES con la propria squadra del cuore? Ci siamo passati tutti.

Chi scrive, ha intrapreso un percorso che lo ha portato ad essere spesso in cabina di commento per gli sport più vari. Perché si, ogniqualvolta il volume della televisione si abbassava e partiva quella telecronaca fittizia, ma reale nelle emozioni, il sogno di diventare un telecronista professionista si faceva sempre più forte. Ora ci sono (quasi) dentro a quel mondo che sognavo, e quella sensazione elettrizzante quando ti danno la linea riempie la maggior parte delle mie domeniche.

Pintus imita Bruno Pizzul
Pintus imita Bruno Pizzul

Bruno Pizzul, il telecronista di una volta

Da che ne ho memoria, il primo telecronista che abbia mai riconosciuto come tale è stato l’indimenticabile Bruno Pizzul. Pizzul è stato uno dei telecronisti sportivi più importanti e rappresentativi degli ultimi anni del ventesimo secolo. Impossibile per tutti quelli che hanno la mia età o più, non associare una partita della nazionale italiana ad un suo “Baggio!! Golleee!!”. 
Eppure Pizzul non è rimasto nell’immaginario di tutti gli italiani solo per aver prestato le sue eccellenti conoscenze calcistiche e il suo timbro al servizio della nazionale e del calcio italiano in generale. Sono rimaste famose anche le sue (poche per la verità) “gufate”, come il celeberrimo “Ce l’abbiamo quasi fatta” proferito subito prima del gol di Wiltord al ’94 minuto di Francia – Italia, finale dell’Europeo 2000, persa poi dagli azzurri ai supplementari a causa del famoso golden gol di Trezeguet.
Da qui sono arrivate anche parodie, si sono create leggende metropolitane degne de “La Patente” di Pirandello, sono arrivate le imitazioni come quella del comico Pintus che hanno sdoganato Pizzul come il telecronista italiano per eccellenza anche tra i meno avvezzi allo sport.

Telecronisti del videogioco

Ovviamente però, avendo cullato questo sogno anche e soprattutto con il calcio virtuale (dove solitamente ero con amici o in solitaria, e potevo declamare a gran voce i nomi dei giocatori senza vergognarmi troppo o venire sgridato da mia madre per il troppo frastuono) l’altra coppia di telecronisti che ho imparato a conoscere è quella formata da Massimo Caputi e Giacomo Bulgarelli. I primi “termini tecnici” li ho imparati proprio così, ascoltando le loro frasi pre-registrate dopo ogni azione. Parole come cineteca, disimpegno, qualità balistiche e rocambolesco hanno arricchito il mio vocabolario sportivo grazie a loro due. Era il periodo in cui la telecronaca era il racconto speculare di quello che succedeva in campo, con qualche ricamo in più magari, ma era pura e semplice Tele-Cronaca.
Nei “tempi moderni” invece, per usare una citazione cinematografica, il calcio è cambiato nel profondo e con esso anche la stessa telecronaca calcistica. Si cerca sempre più di spettacolarizzare all’estremo l’evento, cercando di rendere ogni secondo di gioco indimenticabile. Anche gli stessi telecronisti ora sono diversi, sempre più preparati e più protagonisti dell’evento anziché semplici tramiti tra lo spettatore e il match. A volte anche troppo a dir la verità, finendo nello scadere in eccessivi protagonismi o frasi palesemente forzate e preparate.

Caressa Bergomi, gli eredi di Pizzul?
Caressa Bergomi, gli eredi di Pizzul?

La coppia dei Mondiali 2006

Prendiamo ad esempio il direttore di Sky Sport, Fabio Caressa. Telecronista preparatissimo e dal ritmo travolgente, in coppia con “Lo Zio” Beppe Bergomi sono diventati la coppia di telecronisti per eccellenza dopo aver magistralmente raccontato a tutti gli italiani la vittoriosa spedizione azzurra ai Mondiali tedeschi del 2006. Eppure, ultimamente anche un professionista esemplare come Caressa sembra sempre più spingersi verso quella spettacolarizzazione a tutti i costi che ha reso alcune telecronache inascoltabili se non a scopo ilare. Ovviamente non stiamo parlando delle telecronache faziose, che da insider del settore non considero nemmeno vere e proprie telecronache professionali, quanto più invece un inutile campanilismo forzato oltre che un modo per alimentare la becera anti-cultura sportiva che ci ritroviamo in Italia. Ma di quei telecronisti che per emergere si sono dovuti caratterizzare in un certo modo e ripetono di continuo i loro slogan, anche fuori contesto (es. Piccinini: “Mucchio Selvaggio!” per descrivere l’area di rigore, nemmeno troppo affollata, su un corner al quindicesimo & “Proprio Lui!” mentre ad effettuare il tiro è il figlio del magazziniere che fino a quel momento non è stato mai nominato).
Che poi ogni professionista abbia il suo tratto distintivo ci sta tutto, ovviamente fa parte del gioco rendersi riconoscibili per dei professionisti, ma la bravura sta nel saper dosare questi “slogan” nei punti giusti, come al momento del gol. Fin qui però non ho ancora parlato del lavoro reale che c’è dietro una telecronaca e che tutti questi professionisti, nessuno escluso, fanno “nell’ombra” prima delle partite. Perchè è così ragazzi, anche il telecronista prepara i match come gli allenatori. Studiare le statistiche dei giocatori, ricercare informazioni e precedenti utili per quello specifico match, tenersi informato su tutti i possibili cambi di formazione o infortuni dell’ultim’ora, e ovviamente imparare a memoria nomi e numeri dei 22 in campo (più cambi) e della terna arbitrale. C’è ovviamente molto altro che bisogna fare in preparazione di una telecronaca e che anche il sottoscritto fa ogni domenica, ma l’articolo era sui telecronisti e quindi torniamo a parlare di loro.

Lele Adani
Lele Adani

La voce tecnica di Adani ha cambiato tutto

Prima di chiudere c’è una categoria che ancora abbiamo solo accennato: la seconda voce. La seconda voce, o commento tecnico, è ormai una parte fondamentale della telecronaca sportiva. Mentre la prima voce è colui che, con una buonissima padronanza di linguaggio e un ritmo sostenuto racconta il susseguirsi degli eventi sul campo, il commento tecnico fornisce una analisi per l’appunto più tecnica su quello che gli spettatori hanno appena visto. In questa categoria rientrano spesso ex atleti o allenatori proprio per la loro conoscenza approfondita dello sport. Nonostante le tante valide seconde voci, mi sento di citarne una in particolare: Lele Adani. Semplicemente incredibile. Un acquisto fenomenale per la scuderia di Sky, un talento naturale per la telecronaca, mai banale e soprattutto di una competenza davvero rara di questi tempi. E’ davvero un piacere ascoltare il suo commento tecnico.
L’articolo dovrebbe finire qui, ma ci sono così tanti fenomeni della telecronaca che non ho citato, che mi sento quasi in colpa. Per questo farò una carrellata di scuse a Massimo Marianella, Riccardo Trevisani, Enrico Zambruno e per finire a Paolo Di Canio (che per quanto vulcanico e a volte poco oggettivo, rende molto più piacevoli le partite della Premier), per non averli citati prima in questo articolo.