Il 15 marzo 1892 nacque il Liverpool Football Club uno dei club più seguiti e più titolati al mondo; ripercorriamo la storia di questa gloriosa squadra

La nascita del Liverpool Football Club è indissolubilmente legata al suo stadio, il mitico Anfield Road: in origine Anfield era utilizzato dall’altra squadra di Liverpool, i toffees dell’Everton, che però furono costretti ad abbandonarlo nel 1878 a causa di un affitto troppo ingente da pagare.
A quel punto l’usufruttuario del terreno, un certo John Houlding, decise di formare un nuovo club chiamato Everton Athletic, ma la Consiglio Calcistico, l’antenato della Football Association, non accettò ed obbligò Houlding a cambiare radicalmente nome se voleva iscrivere la squadra ed allora decise infine di chiamare la sua squadra Liverpool Football Club.
I primi anni furono di grandissimi successi: il primo anno, iscritti al campionato di Seconda divisione, vinsero il titolo senza perdere neppure una partita, nel 1901 ci fu il primo titolo a livello nazionale, bissato nel 1906 e successivi successi anche in coppe nazionali.
Inizialmente la squadra veniva chiamata “The Team of all Mac’s” poiché il primo presidente John McKenna decise di ingaggiare tutti giocatori scozzesi, dopo la diaspora dei giocatori inglesi dopo il cambio di nome da Everton Athletic a Liverpool Football Club.
Bill Shankly
Durante il periodo tra le due guerre il Liverpool non visse sicuramente un momento di grande successo, poichè la squadra si barcamenava sempre in posizioni di metà classifica; l’eccezione fu il biennio 1922-1923 che fu un fuoco di paglia dove i Reds vinsero per due anni di fila il campionato di Prima Divisione.
In quella squadra la stella era sicuramente Ephraim Longworth, capitano del Liverpool e della nazionale inglese, che militò nella società sulle sponde del fiume Mersey per ben 18 stagioni, diventando l’idolo ed il simbolo indiscusso di Anfield.
Nel 1947 vinsero ancora la Prima Divisione, per la quinta volta, ma non fu dato seguito a quella vittoria, infatti furono stagioni molto difficili; nonostante questo l’affetto e l’amore del pubblico non venne mai meno e lo dimostra il record di spettatori fatto registrare ad Anfield Road contro il Wolverhampton nel 1949 con ben 61905 spettatori paganti, record assoluto per una squadra di calcio.
L’oblio era però dietro l’angolo e nel 1954 il Liverpool per la prima volta a 61 anni dalla sua creazione retrocedette in Seconda Divisione e lì rimase per ben un quinquennio; i più pensarono che sarebbe stata la fine per quella gloriosa squadra, che non riusciva più ad inverdire i fasti di un tempo.
Ma nel calcio, come nella vita, può cambiare tutto da un giorno all’altro, basta incontrare un persona speciale e tutto può cambiare: fu così che nel 1959 sulla panchine del Liverpool si sedette un certo Bill Shankly, promettente allenatore che si era fatto le ossa nelle divisioni inferiori inglesi, e che a posteriori si rivelerà il più grande allenatore della storia dei Reds.

La storia del Liverpool
La storia del Liverpool

Shankly doveva totalmente rifondare la squadra e si affidò, proprio come successo 67 anni prima, ai giovani scozzesi di belle speranze, intraprendenti, sfacciati ed incuranti della pressione di Anfield.
Ci vollero ben tre stagioni per rivedere il Liverpool in Prima Divisione, ma quello fu il tempo necessario per allestire una squadra solida, con individualità importanti ed un organico degno di poter lottare per la vittoria della Prima Divisione.
Ian St. John, Ron Yeats, Roger Hunt, Ian Callaghan e Kevin Keegan furono sicuramente tra i giocatori più rappresentativi di quegli anni; grazie alla loro bravura e determinazione il Liverpool riprese a vincere il titolo dopo ben 17 anni dall’ultima volta ed in ambito nazionale arrivarono anche le vittorie nelle coppe nazionali.
In ambito continentali l’appeal del Liverpool continua ad aumentare e nel 1972/1973 vinsero la prima coppa continentale, la coppa UEFA, che aprì la strada per il successivo dominio europeo.
Bill Shankly lasciò la panchina del Liverpool nel luglio 1974 ma la sua filosofia ed il suo credo calcistico rimasero poichè il suo successore fu Bob Paisley, suo fedele secondo nei 15 anni di regno Shankly; Paisley ottenne molto più del suo predecessore poichè portò i Reds ad una totale consacrazione europea e mondiale grazie a successi sensazionali.
Il Liverpool vinse ben tre edizioni della coppa dei Campioni 1976, 1977 e 1980 con una squadra fortissima, affiatata che faceva paura con individualità di tutto rispetto e carisma da vendere; oltre che in Europa, la squadra di Paisley la fa da padrone anche in patria, dove continua a fare incetta di titoli.
Nonostante un altro cambio in panchina, subentrò Joe Fagan, i risultati furono sempre gli stessi: vittorie su vittorie; purtroppo però tutto cambiò in maniera molto repentina ed il mondo intero ebbe a che fare con gli hooligans anche se la goccia che fece traboccare il vaso fu sicuramente quel famigerato 29 maggio 1985 allo stadio Heysel dove si disputò la finale di Coppa Campioni tra Liverpool e Juventus.
È stato sicuramente il punto più basso e drammatico della storia dei Reds, fuori dal calcio che conta per colpa dei propri tifosi per 6 stagioni; sembrava l’inizio della fine ma invece l’ambiente si è compattato ed i successi, almeno in ambito nazionale, sono continuati in maniera importante.
Gli anni 90 e l’inizio del nuovo millennio non hanno portato grandissimi risultati, solo qualche piazzamento e nulla più, pur essendoci in team ottimi giocatori ma mai una vera squadra, una vera organizzazione ed un vero leader, in campo e fuori.
Tutto cambiò l’anno 2004 quando sulla panchina dei Reds si sedette il pacioso Rafa Benitez, poliglotta allenatore spagnolo con un background di tutto rispetto e con un avvenire di sicuro successo, amante di un calcio organizzato, offensivo e veloce; con il club non scoppiò subito l’amore, però il lavoro di Rafa fu molto meticoloso e gli permise di forgiare una squadra tosta dove il faro era sicuramente il capitano Steven Gerrard, centrocampista completo, fulcro di tutta la squadra ed idolo assoluto della Kop.
C’è da dire che quell’anno ai Reds andava veramente tutto per il verso giusto, ma l’epilogo della stagione è stato un percorso che neanche il più fervido sognatore avrebbe mai potuto sognare: in finale di Champion’s League, a Istanbul, al cospetto del glorioso Milan; so di toccare un nervo ancora scoperto per i tifosi rossoneri, ma quella è stata un partita che è rimasta e rimarrà per sempre nella storia del calcio, perchè nessuna squadra è stata capace di rimontare tre gol nel secondo tempo in una finale.
Dopo un’apice così alto purtroppo non si può che scendere e purtroppo ancora oggi il Liverpool è solo un lontano parente del tritasassi che è stato in passato, barcamenandosi a metà classifica, senza infamia e senza lode, con investimenti molto importanti per calciatori che poi si rivelano dei bluff o perlomeno non i campioni che ci si aspettava, quando un tempo bastava prendere dei baldi ragazzotti scozzesi per andare a conquistare l’Europa.
Altri tempi, che probabilmente non torneranno più, ma che non faranno mai smettere Anfield ed i suoi tifosi di amare così tanto la loro fede, che va oltre il tempo ed i successi.
Happy Birthday Liverpool, You’ll never walk alone