Paura remuntada per la Lazio o fantasma dell’eliminazione per la Roma? L’ago della bilancia pende ancora dalla parte dei biancocelesti, ma la fortuna è una dea bendata.

Come un gioco ma con qualcosa di più

Da piccolo giocavo a calcio ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Avevo praticamente preso la residenza nel campetto dell’oratorio, dove tutte le sante volte inzuppavo di sudore le ignorantissime magliette che vantavo nella mia vasta collezione; tre le tante i miei amici mi rinfacciano ancora oggi una maglietta del Livorno con il dieci di Ciccio Tavano e una del Cagliari con il ventisette della buonanima di Jeda. Insomma il calcio a quell’epoca era la mia vita, la mia quotidianità. C’era solo un giorno durante l’anno in cui, obbligato dai miei, dovevo sostituire lo sport più bello del mondo con un gioco da tavolo, uno di quei giochi che fai in pieno stato di trans da abbiocco insieme a quegli amici e parenti talmente lontani che nemmeno l’albero genealogico conosce.
Roma-Lazio

Sto parlando del classico monopoli di Natale, quello dove compri il rinomato Parco della Vittoria per costruirci hotel di lusso con la stessa facilità di Briatore, utilizzando solo un dado e una pedina che sposti da una casella all’altra stando attento a non finire sopra la temutissima “imprevisti”. La stessa casella dove l’otto marzo scorso è capitato disgraziatamente il Paris Saint Germain nella partita di ritorno degli ottavi di Champions League, quando il Barcellona offrì agli ospiti francesi un frullato fatto con sei pere che fece strappare la schedina a milioni di scommettitori.

Roma-Lazio
Il gol di Sergi Roberto che portò il Barcellona in paradiso e il Psg all’inferno

Beh più che imprevista sembra scontata una goleada del Barça, se non fosse che, fino a quasi un mese prima, i quarti di finale sembravano essere stati chiusi in cassaforte con quattro mandate da Cavani e compagni, con un poker senza precedenti che, oltre a chiudere il discorso qualificazione, sembrava aver calato il sipario sul regime Barcellona il quale, tutt’oggi, domina il calcio mondiale. Stavolta il palcoscenico non sarà la Champions e l’avversario non sarà il Barcellona, però la Roma all’Olimpico non è mai da sottovalutare.

Roma in modalità stand by

Ma se il 15 marzo 44 a.C. era la data delle “Idi di marzo”, l’opera che narra l’assassinio di Gaio Giulio Cesare imperatore di Roma, oggi, marzo 2017, è il periodo della crisi di marzo della Roma, che grazie a limiti fisici, limiti della rosa e delle scelte, sta compromettendo il duro lavoro di una intera stagione. Altro fattore sconfortante è l’argomento coppe, che quest’anno non sembra proprio essere dalla parte dei capitolini. A fine agosto infatti, mentre tutti noi ci stavamo godendo gli ultimi giorni di ferie, Totti e compagni erano a Oporto per tentare di staccare un pass per gli ottavi della coppa con le orecchie. Fu un pareggio gestito totalmente dai lusitani che, dopo aver portato gli ospiti in vantaggio con un autogol, pareggiarono dal dischetto. Il sogno però sembrava possibile perché al ritorno ci sarebbe stato l’Olimpico, il dodicesimo uomo in campo.

Il gol di Dzeko che gelò El Submarino Amarillo

No invece, non è andata proprio così: tre sberle e a casa per gli uomini di Spalletti, ci pensò poi la Juve a vendicare i connazionali giallorossi. Ma le coppe non finiscono qui, per la Roma c’era ancora l’Europa League, quel trofeo che per le squadre italiane è meglio perderlo che trovarlo, e che non è altro che la sorella minore della Coppa delle Fiere, che la Roma conquistò nella stagione 1960-61. I giallorossi dopo aver letto i loro avversari nel girone dei sedicesimi, avevano già la qualificazione in tasca: Viktoria Plzen, che i milanisti ricordano vagamente, Austria Vienna, ma soprattutto una sconosciuta squadra rumena con un nome a metà tra il brand automobilistico Opel e un certo Giorgio da Timisoara, l’Astra Giurgiu appunto. Spalletti approda facilmente a Villarreal per affondare el Submarino Amarillo.
Roma-Lazio
Ed è subito sera per la squadra ospitante che all’andata subisce l’ira del Dzeko ritrovato, in un quattro a zero che serve al bosniaco per farsi perdonare dalla tifoseria per i troppi gol sbagliati e per le prestazioni non sempre al top. Il passo successivo, ovvero quegli ottavi in Francia, sembravano solo una formalità per la “Maggica” che però a Lione di magico ha fatto solo il primo tempo, per poi lasciarsi miseramente purgare da Lacazette. Al ritorno il 2 a 1 in casa non basta, e la Roma viene sfrattata dall’Europa.

Terza ed ultima opportunità

Roma-Lazio
Rimane un’ultima coppa, una coppa che la squadra conosce bene perché l’ha vinta nove volte e quindi punta alla decima vittoria passante però per gli acerrimi rivali biancocelesti in un derby di ritorno all’ultimo sangue. Spalletti parte in salita dopo il 2 a 0 dell’andata rifilato da Milinkovic e Immobile, e deve assolutamente invertire il trend negativo che, quest’anno, vede la sua squadra uscire da ogni tipo di competizione a eliminazione. Serve una lupa affamata di rapaci il quattro aprile, altrimenti l’ultima coppa rimasta sarà quella del nonno.