Un maghetto di nome Harry Potter ha costruito la sua storia partendo da una piccola cicatrice sulle fronte; Franck Ribéry invece di cicatrici sul viso ne ha due e tante storie da raccontare.
Il Gobbo di Notre Dame
I non appassionati di calcio penseranno che quelli come me, anzi quelli come noi, perché anche tu lettore di Soccer sei un calciodipendente, hanno avuto un’infanzia difficile fatta solo di campetti, super santos e figurine. In realtà anche noi come loro siamo andati a scuola, giocavamo ai videogiochi, vedevamo i cartoni, e, un po’ più grandicelli, oltre che a correre dietro a un pallone, correvamo dietro alle ragazze. Insomma non eravamo così sfigati come sostiene mia cugina Sara, che tutte le volte che da bambini ci vedevamo per giocare, mi costringeva a vedere con lei la storia di uno che sfigato lo era veramente: il Gobbo di Notre Dame.
Per chi non la ricordasse è la storia di quel tizio francese, molto brutto, centrocampista del Bayern Monaco, considerato uno dei più forti calciatori in circolazione. No aspetta, credo di essermi confuso, o forse ha proprio ragione mia cugina nel dire che siamo completamente assuefatti ad una droga chiamata calcio. In effetti il primo Quasimodo che mi viene in mente non è né il protagonista di mostruosa bruttezza raccontato da Victor Hugo, né l’essere guercio e zoppo riprodotto nel cartone di Walt Disney, ma un giocatore che, fisionomicamente parlando, gli assomiglia molto, oltre ad essere anche lui francese. Sto parlando di Franck Ribéry, o forse dovrei dire Bilal Yusuf Mohammed, dopo che, come Cassius Clay, si è convertito all’Islam, per sposare la moglie musulmana.
Bello è impossibile
Un giocatore che ha più di una storia da raccontare, come testimoniano le due cicatrici sul suo volto che non lo rendono proprio il giocatore più sexy del mondo, basti pensare che, insieme a Taddei e Tevez, è divenuto una delle bandiere della pagina facebook dei “Calciatori Brutti”. Ma quelle cicatrici sono un po’ come i cerchi nel grano di Voyager, tutti le vedono ma nessuno ne conosce l’origine. In realtà sono venute a galla due leggende metropolitane sulla causa di quelle ferite, c’è chi dice che siano il frutto di una infanzia burrascosa, teoria prontamente smentita dal padre di Franck, François, il quale sostiene che siano i segni di una brutta caduta e non di un pestaggio; mentre fonti biografiche riportano che, all’età di soli due anni, il giocatore sia stato vittima di un incidente d’auto che lo ha visto sobbalzare fuori dal parabrezza.
Vivo per miracolo ma marchiato a vita da questi segni che sembrano solchi e che, col tempo, gli hanno fatto acquisire il soprannome di Quasimodo ma soprattutto quello di Scarface. Quest’ultimo risale al suo periodo in Turchia, quando i tifosi del Galatasaray prepararono per lui la locandina del film Scarface sostituendolo al protagonista Al Pacino. Ma le vicende che hanno contraddistinto la vita di quest’uomo non si esauriscono certamente alle battute iniziali. Recenti fatti di cronaca lo hanno visto protagonista di uno scandalo di pedofilia con la diciassettenne Zahia, un errore che ha fatto tremare, ma non rompere, il solido rapporto che c’è tra lui e la moglie franco-algerina Wahiba, dalla quale ha avuto quattro figli.
Anche quest’anno Ribéry il Pallone d’Oro lo vince l’anno prossimo
La vita di Ribéry è stata scandita da avvenimenti, curiosità e soprannomi come quello di “gioiello del calcio francese” attribuitogli da un’altra punta di diamante del calcio transalpino, Zinedine Zidane, che ci ha visto lungo. D’altronde un’ala dotata di dribbling e creazione di gioco, assistman per eccellenza con una media di 19,6 assist a stagione, e con una grande capacità realizzativa, non puoi chiamarlo diversamente se non gioiello. Numeri che spiegano i trofei che ha conquistato tra Francia e Germania, come per esempio la Champions vinta in Baviera nella stagione 2012-2013, mentre dalla Turchia è tornato a mani vuote.
Ai club si sommano le sempre impeccabili prestazioni in nazionale, finale mondiali 2006 compresa, condite da sedici gol in ottantuno presenze collezionate fino al 13 agosto 2014, data del suo ritiro dai bleus per ragioni personali. Un curriculm vitae che vale un Pallone d’Oro ma purtroppo Franck ha la sfortuna di giocare nell’epoca targata Messi e Ronaldo, un’epoca che sembra destinata a non finire mai.
Il vincitore morale
Per ora si deve accontentare di un Uefa Best Player in Europe, conquistato nel 2012-2013, insieme alla Champions. Ma adesso è venuto il momento di smentire il luogo comune secondo cui le pubblicità le fanno solo i giocatori forti ma soprattutto fisicamente attraenti, proprio quelli che la nostre amiche, fidanzate o mogli fissano con gli occhi sgranati e la bavetta alla bocca sulle riviste o in televisione; Ribéry infatti è uno dei volti (se di volto possiamo ancora parlare) più utilizzati dal brand Nike, di cui è fedele testimonial ancor prima dello scolpito Cristiano Ronaldo. Forse al giorno d’oggi un calciatore diventa più famoso e forte se ha il fisico marmoreo, i cash, la macchina rombante e la moglie figa, ma con queste cose il pallone non si calcia, alla fine la differenza la fanno sempre l’abilità e i piedi, parola dello zio Franck.