C’è chi usa il cornetto, chi il ferro di cavallo, chi, come la Juve, si affidava a Padoin; insomma tutti abbiamo il nostro talismano portafortuna. Lippi ai mondiali 2006 si era portato Simone Barone in panchina e il risultato fu storico

Quando ripenso ai tempi in cui da ragazzino giocavo a calcio nelle giovanili della squadra del mio paese, inizio subito scandendo la formazione titolare con lo stesso stile di Pizzul a Usa 1994. Un classico 4-4-2, niente di speciale, anzi no, di speciale c’erano alcuni elementi, ma non tra i titolari. Sebastiano Giovanelli, di professione panchinaro, tipica stazza da atleta: a quindici anni era quasi ottanta chili di girelle motta (erano il suo integratore preferito) per un metro e cinquanta d’altezza.
Insomma non correva nemmeno per scherzo, ma rotolava più del pallone. Indossava il classico numero da bomber, sì lo stesso numero che i bomber indossano come pigiama, il 16. Un numero indossato con orgoglio sotto la tuta della riserva, che non si è mai tolto perché i suoi ingressi in campo erano zero come i minuti giocati in quel campionato, che stranamente ci stava andando bene, visto che, dalla prima giornata, avevamo preso possesso della prima posizione senza mai lasciarla. Il suo aiuto sul campo era fondamentale, d’altronde ci vuole sempre un guardalinee di parte in grado di fregare l’arbitro con i fuorigioco.
Finchè un giorno di un rigido dicembre, quando l’influenza miete più vittime delle SS nella Seconda Guerra Mondiale, gli undici in campo erano contati, e la nostra panchina tristemente vuota, a parte il Giovanelli, naturalmente, che da solo occupava cinque posti. Dieci minuti alla fine della gara e uno zero a zero che non sapeva di niente. Una partita da ricordare: quella tuta sfilata con estrema goffaggine e una sostituzione che sapeva di sconfitta. Fuori l’ otto, dentro il sedici, e, in effetti, Giovanelli era il doppio dello smilzo Faletti. Stava fermo immobile a centrocampo e cercava di sfruttare al massimo le sue potenzialità: tiri lunghi “alla viva il parroco” che si perdevano nel fiume sotto al campetto.
Allo scadere però Giovanelli sbagliò la mira e invece del fiume beccò Merlo che in volata si trovò a tu per tu col portiere, con il Giovanelli spompato, dopo un inedito scatto da centometrista, davanti alla porta vuota . Ora tutti starete pensando che Merlo abbia passato la palla a Giovanelli per fargli fare il primo e unico gol della sua carriera, ma grazie a Dio non è andata così, visto che l’energumeno aveva meno mira di uno sbronzo.

Simone Barone

Un giocatore di pochi minuti e tanti fatti

Un’azione molto simile a Italia-Repubblica Ceca del 22 giugno 2006, partita della fase a gironi dei mondiali tedeschi. Simone Barone recupera palla a centrocampo, la sfera arriva alla buonanima di Simone Perrotta che lancia Pippo Inzaghi solo contro Petr Cech; Super Pippo s’invola verso il portiere ceco con il casco, Barone lo insegue e aspetta l’assist di Inzaghi per segnare a porta vuota, ma quest’ultimo, dopo aver visto il compagno di squadra, decide ugualmente di scartare il portiere siglando il definitivo 2-0.
Sebastiano Giovanelli in quello storico campionato fu il nostro Simone Barone, un centrocampista di poche presenze, due sole in quel mondiale e zero da titolare, convocato come talismano per la squadra, un po’ come Padoin quando giocava nella Juventus.
Barone non era una riserva qualunque, era il panchinaro per antonomasia, era il panchinaro campione del mondo nel 2006 al fianco degli inutilizzati Amelia e Peruzzi. Ma se un film viene bene non è solo merito del regista e degli attori, ma anche delle comparse, infatti, se non fosse stato per il Barone, forse Inzaghi non sarebbe andato in gol in quella partita. Panchinaro al mondiale e nella vita; è stato capo riserve anche nel Chievo dei miracoli di Luigi Delneri.

Miracolo a Palermo

Poi la svolta a Palermo, dove, con settantadue presenze e cinque reti in due stagioni, si è guadagnato la nazionale in quel quartetto tutto cannoli e cassata formato insieme a Barzagli, Grosso e Zaccardo. Dopo tre campionati , rispettivamente a Torino, a Cagliari e Livorno, Barone decide di appendere gli scarpini al chiodo e risedersi in panchina, suo habitat naturale, ma, questa volta, nelle vesti di allenatore.
Insomma Barone e il Giovanelli hanno avuto molto in comune tranne due cose: i soldi, perché Sebastiano, che ha smesso con il calcio, oggi fa l’aiuto idraulico, e le ragazze. Mentre Baroni è sposato con Carla Durature, semifinalista a Miss Italia 2002 ed ex schedina a Quelli che il Calcio, Sebastiano non deve aver ancora dato nemmeno il primo bacio. Alla fine, che sia Barone o il Giovanelli, le partite non si vincono se si ha un valido attaccante, ma se si ha un buon panchinaro portafortuna a bordo campo.