​”Senza grappa e sigarette sarebbe il più forte di tutti”. Lo disse Gino Corioni, presidente del Brescia, che non poteva non volergli bene. E’ rimasto uguale Dario Hubner, fino alla fine della carriera.

Anzi, anche oltre. Perché oggi che compie 50 anni, e ha smesso da solamente 7 con il calcio giocato, fuma ancora 20 “paglie” al giorno e agli amari preferisce semplicemente l’acquavite barricata (o una birretta).
“Darione”, come lo chiamano affettuosamente i tifosi di tutte e dieci le squadre di cui ha vestito la maglia, è stato il classico bomber di provincia. Forse il più bomber e il più provinciale di tutti. Abita da sempre a Passarera, frazione di Carpegnanica, frazione di Crema. Il profondo nord, del nord dei bomber, parafrasando Carmelo Bene con i suoi santi del profondo sud.

Dario Hubner in vacanza a Barcellona

“…ha una struttura fisica particolare […] presenta una gobba piuttosto pronunciata. La testa è grossa e tondeggiante ed è avvolta da una fitta peluria scura”. Sembra la descrizione anatomica di Dario Hubner, invece è quella di un bisonte americano presa da Wikipedia. Il soprannome lo accompagnerà in ogni stadio: “Il bisonte di Muggia”, dalla prima società in cui tirò calci a un pallone: la Muggesana (che su Wikipedia non c’è).
Il primo gol in serie A a 30 anni contro l’Inter. Mentre il mondo attende trepidante Ronaldo, si è ritrovato davanti Dario Hubner, il carpentiere con la passione dei grappini e il vizio della sigaretta. Se non è un romanzo questo…
Ma se qualcuno pensa di leggere le gesta di un fenomeno da baraccone, si sbaglia di grosso. Il bisonte è stato un signor attaccante: unico insieme ad Igor Protti ad aver vinto il titolo di capocannoniere in Serie A, Serie B e Serie C, (rispettivamente con Piacenza, Cesena e Fano) segnando oltre 300 marcature durante l’intera carriera. E per i suoi 50 anni, tra l’altro portati alla grande, siamo qui a celebrare il campione, sul rettangolo verde e al bancone del bar.
Ha sfiorato società importanti e la Nazionale, “ma non ero personaggio” si consola. A dimostrazione, l’ultima partita da professionista. Mentre tanti organizzano amichevoli con i compagni di una vita e chiamano i giornalisti a riprendere la scena pietosa,  Hubner si trova a Cavenago: espulso per un bestemmione dopo un gol annullato: “Lo stadio era vuoto e s’è sentito tutto. A San Siro non se ne sarebbero accorti”.

Hubner festeggiato da Pirlo al Brescia

Indimenticabile, per capire Dario Hubner da Passarera, frazione di Carpegnanica, frazione di Crema, l’episodio che raccontò Carlo Ancelotti dopo che nel maggio 2002 il giocatore venne aggregato in prestito alla rosa del Milan per la tournée americana. Auguri Darione, cin cin!
“Era Maggio del 2002, e Dario Hubner fu preso in prestito dal Milan per la Tournée in America. Ricordo un aneddoto, che successe contro l’Ecuador. Finì il primo tempo, e al rientro negli spogliatoi, mi accingo a parlare con i ragazzi, (da notare che tutti i big erano con le varie Nazionali, a prepararsi per il Mondiale del 2002) cerco Hubner, e non lo trovo. Chiedo agli altri: che fine ha fatto Dario? Abbiati mi fa: Mister è dietro il bagno. Aprii la porta, e vidi che stava fumando una Marlboro e vicino aveva una piccola lattina di birra, che si era portato dall’albergo. Gli dissi: ma Dario, che fai? Ti stai giocando una conferma nel Milan, e vieni a fumare e bere negli spogliatoi? Come lo giochi il secondo tempo? Lui mi guardò ed in tutta tranquillità disse: Mister, sinceramente è una vita che faccio questo, e se non lo faccio non riesco a rendere al meglio. Per quanto riguarda il Milan, son venuto solamente per la pubblicità in modo che posso allungare la carriera di altri 2-3 anni. A quest’ora ero al mio paese a prendere un po’ di fresco. Terza cosa: la vuole una sigaretta? A quella frase tutto lo spogliatoio, cominciò a ridere, ed anche io mi feci una bella risata. Era così Dario, genuino al massimo. Pensava solo a star bene con se stesso”.
[Carlo Ancelotti]

La tournée americana di Dario Hubner