Garra, lotta, ambizione e nessuna paura, in una parola: Cholo.

Tutto ciò che c’è di bello nel calcio

Parlare di campioni di questo calibro è un onore, uno di quelli che ti tieni stretto e di cui ti ricorderai per sempre. Le parole mi escono a fatica, sento l’emozione prendermi tutto il corpo. È quella che ti sale quando per la prima volta parli di chi ha davvero modificato il tuo modo di pensare il calcio. Il Cholo Simeone non è stato un giocatore normale e non è un allenatore come gli altri.
Cholo Simeone
Simeone rappresenta la vittoria dei piccoli club contro le grandi potenze. L’indio che conquista la Spagna, la tenacia sopra il talento e il cuore sopra i soldi. Un Gattuso vincente anche da allenatore, una poesia per chiunque ami le storie. Di storie sul Cholo se ne potrebbero raccontare infinite, si potrebbero anche prendere degli scatti e, come un quadro, la fantasia potrebbe volare più lontana che mai. Il suo sguardo e la sua espressione non tradiscono, il sorriso di chi si è preso il mondo e ora può finalmente esultare, magico.

Una carriera straordinaria fin da subito

Che è un campione lo si vede fin da subito, pochi mesi per farsi amare ovunque sia andato. Il Cholo inizia a muovere i primi passi nel mondo del calcio al Velez. Tanta corsa e cuore che gli valgono l’Italia e il Pisa. Con i toscani gioca per 2 stagioni sia in serie A sia in serie B. Tutti si accorgono di lui, la sua leadership a vent’anni è qualcosa d’impressionante, il suo cuore è qualcosa d’inimmaginabile. Dopo 2 stagioni si trasferisce al Siviglia ma la sua leggenda inizierà 2 anni dopo ai Colchoneros.

Cholo Simeone
Il Cholo Simeone ai tempi di Velez e Pisa

Lì Simeone trova una casa, una patria, qualcosa per cui combattere e da amare nel profondo. Le sue stagioni a Madrid sono qualcosa d’impressionante, mai nessuno aveva provato certe emozioni per una squadra straniera. È un tutt’uno con i rojiblancos e la loro anima, guerrieri disprezzati a causa dei cugini poeti. Lascia Madrid dopo 3 anni per tornare in Italia e completare ciò che aveva lasciato. La maglia è sempre nerazzurra ma stavolta è a Milano che il Cholo trova casa, una coppa Uefa vinta da protagonista ma un feeling che non sboccia con i compagni.
Cholo Simeone
Dopo 2 anni va alla Lazio, con cui si trasformerà in uno dei giocatori più decisivi di sempre. Uno scudetto vinto all’ultimo contro la Juve e una coppa Italia vinta proprio contro l’Inter, nella finale in cui Ronaldo per la prima volta mostrò al mondo la fragilità del suo fisico. L’anno dopo batte ancora il club meneghino sconfiggendoli in Supercoppa, in una vendetta che sembra eterna e che farà si che un anno dopo proprio il Cholo privi l’Inter della gioia dello scudetto.
I problemi fisici mettono fine alla sua carriera, ma riesce a tornare all’Atletico prima e in Argentina poi. L’addio sarà al Racing Avellaneda, iniziando subito la carriera di allenatore.

Il Catania per stupire di Pietro Allodi

Cholo Simeone
Il mio amore per il Cholo nasce diversi anni fa. È il 22 Gennaio 2011. Come tutte le volte in cui il Parma gioca in casa, sono in macchina con mio padre, in direzione Stadio Tardini. Durante il viaggio che ci porta allo stadio, iniziamo a parlare dell’avversario che i gialloblu andranno ad affrontare. E’ un Catania in grossa difficoltà: ha pochi punti in classifica (22), ha espresso un gioco non all’altezza delle aspettative e, per questo, ha appena esonerato mister Marco Giampaolo per affidare la squadra a Diego Pablo Simeone, per tutti, El Cholo. Durante la nostra conversazione, apprendo che questo nuovo allenatore argentino sia stato, in passato, un grande calciatore che ha vinto tantissimo, con le maglie dell’Inter e della Lazio in Italia, e dell’Atletico in Spagna. Ho 14 anni, tifo per il Parma, e spero solo che Simeone non sia vincente anche come allenatore. Almeno per stasera.
Fortunatamente (anche se solo per quella sera), non lo è. I miei ducali sconfiggono il Catania per 2-0, ma la squadra siciliana, tanto malandato in quella fredda notte di Gennaio, si renderà protagonista di una rimonta incredibile, conquistando una salvezza insperata.
Ecco, è esattamente dal 2011 che io sono un folle innamorato del Cholismo. Al punto da farmi regalare per il mio compleanno, la maglia bianco rossa dell’Atletico, dopo anni di maglie del Barça.

Il destino rojiblanco

A Madrid il Cholo vince tutto. Impone una nuova idea di calcio, testa bassa e massima attenzione alla fase difensiva. Un modello per le piccole, una strada spianata per il successo. Per la prima volta dai tempi del Valencia una squadra spagnola rompe il dominio di Real e Barça, una gioia infinita per la Liga, una condanna per le 2 Big. Simeone riesce a sconfiggerle a più riprese, conquistando una coppa di Spagna, una supercoppa e un campionato.
Anche in Europa lascia un dominio assoluto: 2 finali di Champions in 3 anni, un’Europa League e una Supercoppa conquistata davanti agli occhi del Chealsea di Drogba. Nessuno come lui ha rivoluzionato tanto la mentalità calcistica dai tempi di Guardiola. Ranieri prenderà spunto da lui, donandoci una delle più belle favole di sempre.

Il cholismo, una nuova maniera di pensare il calcio di Pietro Allodi

Cholo Simeone

QUESTIONE DI ATTRIBUTI.

“Non vincono sempre i buoni, vince chi sa lottare”
(10/04/14, Atletico Madrid-Barcellona 1-0 (Champions League))

Non credo esista una frase che meglio descriva il Cholo pensiero. Lavoro, fatica, rabbia, fame: queste sono le caratteristiche che le sue squadre devono avere. Perché, diciamolo chiaramente, il Cholismo non è nient’altro che una declinazione moderna del catenaccio.
Le squadre da lui guidate, fin ad’ora, si sono dovute confrontare con vere e proprie corazzate, molto superiori per tecnica e blasone dei giocatori in rosa.
A impressionare, quindi, non sono tanto le idee tattiche, quanto il cambio di mentalità che i giocatori hanno con questo allenatore. Il Mandzukic che ora è osannato da tanti tifosi per il suo continuo pressing e il lavoro senza palla, è nato sotto la guida Simeone. Ed è soprattutto grazie a questa mentalità che il suo Atletico si è vestito tante volte da Davide e ha battuto Golia (Barcellona e Real Madrid), riportando, tra l’altro, una Liga che mancava da diciotto anni.

“Non scambiavo la maglia dell’Atletico, dovevano darmene due, la mia valeva di più”.

Cholo Simeone

IL SUO STAFF.
“Se si crede e si lavora, si può”
(18/05/14, dopo la vittoria della Liga)

Cholo Simeone
German Burgos a “colloquio” con Simeone

E di lavoro ce n’è stato tantissimo per riuscire a raggiungere gli obbiettivi che ha raggiunto il Cholo in questi anni. Il merito, però, è da dividersi con il suo staff che lo ha seguito in ogni sua esperienza. Fin dai tempi di Catania, insieme al Sergente di Ferro Simeone, c’era, infatti, anche il preparatore atletico Ortega, soprannominato “El Profe”. Basta vedere una partita dell’Atletico per capire quanto sia importante il suo ruolo. Come ammesso da tanti giocatori che sono passati sotto le sue grinfie, gli allenamenti del Profe sono infernali, ma fondamentali per il tipo di gioco che vuole il Mister: corsa, pressing e sudore per 95 minuti.
Un altro pezzo fondamentale nel puzzle del Cholismo è rappresentato dall’allenatore in seconda, Germàn Burgos. Ex portiere argentino e attuale leader della rockband The Guard, “El Mono” (la scimmia) è salito agli onori della cronaca per aver minacciato Mourinho, al tempo tecnico del Real, di staccargli la testa. Un tipino pacato, insomma. Ma anche lui, insieme ad Ortega, è un meccanismo importantissimo che perfettamente si incastra con l’ingranaggio madridista. E’ il classico gigante buono, amato dai suoi giocatori quanto odiato da quelli avversari per il suo senso di appartenenza e l’amore per la maglia.
Le sirene dell’Inter ora suonano rumorose, lui le ascolta e le zittisce: “Da qui non mi muovo”. Il sogno è quello di centrare la Champions che tanto sfugge, magari in finale contro la Juve, riprendendo da dove aveva lasciato ai tempi della Lazio. Il Cholo è pronto, vuole conquistare altri titoli, vuole essere per sempre il Robin-Hood di Madrid.
Cholo Simeone