In una calda giornata d’estate, e le gradinate del Selhurst Park erano gremite di tifosi accorsi in massa per la sfida d’apertura della Premier League 96/97.

25.786 spettatori che mai si sarebbero aspettati, acquistando il biglietto per quella partita, di assistere dal vivo alla nascita di una stella. Il match vedeva di fronte due squadre molto diverse: il Wimbledon FC e il Manchester United. Il giorno in cui David Beckham divenne David Beckham.

David Beckham ed Eric Cantona
David Beckham ed Eric Cantona

La squadra di casa, il Wimbledon, arrivava da una stagione in cui aveva raggiunto la salvezza per il rotto della cuffia, ma voleva rilanciarsi sin da subito nella nuova stagione. Obiettivo che fu parzialmente ottenuto, visto che a fine stagione i Dons si classificarono ottavi, raggiungendo le semifinali sia di FA Cup sia della Coppa di Lega.
Gli ospiti del Manchester United invece erano i campioni in carica di Premier, avevano una rosa ricca di nomi e di talento (primo fra tutti l’immenso Eric Cantona) e in panchina un tale Alex Ferguson.
Che aveva già iniziato la sua rivoluzione, sostituendo partenti illustri come Paul Ince, Mark Hughes e Andrej Kančel’skis con i giovani talenti del vivaio come Paul Scholes o Ryan Giggs.

Ma torniamo alla nostra partita. Era il 17 Agosto del 1996

Il match fa il suo corso, e come era prevedibile i Red Devils si portano in vantaggio con il solito Cantona al 25esimo. Quando poi, tredici minuti più tardi, lo United raddoppia e mette in ghiaccio il risultato con una segnatura di Denis Irwin, Ferguson decide di coprirsi togliendo Nicky Butt, un centrocampista centrale, per inserire Ronny Johnsen e rafforzare la linea difensiva.
Il Wimbledon prova a riaprirla, ma il Manchester riesce strenuamente a difendere il doppio vantaggio e a 10 minuti dalla fine viene sostituito anche un già ammonito Cantona per Brian McClair, in posizione più arretrata. La partita si avvia svogliata fino alla fine e il direttore di gara, David Elleray, concede un paio di minuti di recupero.

Poi, d’improvviso, succede. Mancano pochi secondi al novantesimo e il Wimbledon ci prova con le ultime energie. Efan Ekoku, subentrato a partita in corso, raccoglie un passaggio dalle retrovie lo difende col fisico e prova a portare palla sulla trequarti aspettando il movimento di qualche compagno.

Ma quelli dello United non lo mollano e approfittando di un suo momento di esitazione da dietro gli viene tolto il pallone, che finisce nei piedi proprio di Brian McClair. Ekoku prova a pressare subito lo scozzese che scarica immediatamente per un suo compagno sulla linea di centrocampo.

Un ragazzino dai capelli biondi e il taglio da “good boy”, ma con il numero 10 sulla schiena e la magia nei piedi.

Fino a quel momento ha giocato una discreta gara, con buone invenzioni e passaggi sempre puntuali e precisi. Il numero 10 alza la testa. Davanti a sé c’è solo una maglia rossa, probabilmente quella di Roy Keane, circondata da giocatori del Wimbledon. Nessuno degli avversari però lo pressa. E in quei due secondi che paiono un’eternità, ha il tempo di osservare. Di osservare i 52 metri di campo che lo separano dalla porta avversaria. Di osservare come il suo compagno non possa ricevere un pallone in mezzo a quattro maglie blu. Di osservare come, ingenuamente, Neil Sullivan fosse al limite della sua area pronto ad uscire nel caso di un lancio lungo.

A quel punto, David abbassa la testa. E carica il destro

Una parabola di 50 metri di rara potenza che supera l’estremo difensore del Wimbledon, che prova inutilmente a tornare verso la propria porta. La sfera si infila sotto la traversa e la curva del Manchester United esplode. 3-0. Cantona, The King, applaude estasiato dalla panchina. Ferguson sorride. E’ nato un campione.

Da quel giorno, David Beckham divenne definitivamente David Beckham. La sua prima partita con la maglia numero 10 e un gol da antologia.
Se fino a quel giorno gli spettatori più occasionali si potevano chiedere chi fosse quel biondino dello United con la maglia numero 10, da quel giorno nessuno dimenticò più il nome di David Beckham, e da quel giorno la sua carriera fu una parabola meravigliosa come quel gol al Wimbledon. Piena di meraviglia e talento.
Auguri in ritardo, Becks.