Calcio e musica è il binomio perfetto, persino le curve degli stadi cantano le loro squadre e i loro beniamini. Anche a Daniele De Rossi hanno dedicato una canzone: è “Arrivederci Roma”e la dedica arriva da Zhang Jindong
Che usiate Spotify, Youtube o una selezione sul vostro cellulare o su un obsoleto Ipod, oggi la compilation musicale ve la suggeriamo noi. Sarà un viaggio nel tempo, e dovremo andare molto indietro negli anni. Avete presente l’epoca dei vostri genitori o addirittura dei vostri nonni? Quegli anni cinquanta in bianco e nero vestiti di blue jeans e giacche di pelle in stile Grease? Sì dai, quel periodo in cui iniziavano le corse russe allo spazio con i satelliti e la povera cagnetta Laika, mentre in Italia la Rai iniziava la sua programmazione televisiva.
Ecco, in questo contesto, in America per la precisione, Elvis Presley seduce tutti con il suo ciuffo, con le sue giacche bianche con le frange e con la sua voce calda, mentre John Lennon e Paul McCartney si incontrano per la prima volta. Per farla breve negli Usa sta nascendo il rock and roll mentre in Italia prende sempre più piede la musica leggera del grande Domenico Modugno e di Claudio Villa.
Ecco, fermiamoci a quest’ultimo nome e alla sua voce tenorile, tra le sue performance più celebri c’è senza dubbio quella canzone tanto bella quanto nostalgica di Renato Rascel: “Arrivederci Roma”. Di cosa parla questa canzone? Una spiegazione è doverosa, sicuramente per i più giovani. E’ una canzone dedicata a quelli come Daniele De Rossi, romanaccio doc come testimoniano il temperamento, l’accento e l’atto di nascita.
Nato con la camicia trentaquattro anni fa (è figlio d’arte dell’allenatore della primavera giallorossa) però ha sempre preferito indossare la casacca della Magica, squadra con la quale ha ormai collezionato diciassette stagioni, per un totale di cinquecentocinquantasette presenze e trentotto reti.

Per De Rossi il primo amore non si lascia mai
Infatti per lui giocare nella Roma non è solo un lavoro, ma una vera e propria vocazione, quasi quanto il suo compagno Francesco Totti, che alla squadra capitolina ha fatto un voto perenne di obbedienza. Lo stesso De Rossi, per confermare il suo affetto alla squadra della Lupa, ha confidato in una intervista di avere un solo rimpianto nella vita, ovvero quello di poter donare alla Roma una sola carriera. Che sia capace a giocare a calcio non lo dico solo io, visto che nel 2009 l’Equipe lo ha classificato all’ottavo posto tra i migliori centrocampisti al mondo.
Il suo esordio in prima squadra è semplicemente da favola, quello che tutti i primavera sognano la notte, o magari no. E’ il 2000-2001, e, mentre Roma si riempie per il Giubileo, l’Olimpico si riempie di tifosi per festeggiare il terzo scudetto. De Rossi è un giovanissimo diciasettenne che attende fino all’ultimo il suo primo ingresso in campo, ma quel momento purtroppo non arriva, il suo ruolo in quella stagione è stato quello della riserva, ma lo scudetto sulla maglia se lo cuce lo stesso di diritto. La panchina, da quel momento in poi, sarà solo un lontano ricordo, perché in campo il suo aiuto è fondamentale per dirigere il centrocampo.

Nonostante il cognome anche l’azzurro gli si addice
Nonostante la carriera sia in continua ascesa, i suoi ruoli in campo tendono ad abbassarsi. Nato attaccante nelle giovanili dell’Ostia, si riscopre trequartista per la sua grande capacità di dialogo con i compagni; piano piano però la sua fisicità viene molto utile a Capello che lo fa esordire a centrocampo nel 2001 al posto di Tomic. Di recente però, agli Europei del 2012, complice una rivisitazione del reparto difensivo, Prandelli lo schiera difensore centrale, ruolo che non gli è del tutto sconosciuto, visto che lo aveva già ricoperto in qualche rarissima occasione in campionato. Il capitolo azzurro per De Rossi è più prolifico di quello giallo-rosso, infatti tra Under 21 e la nazionale maggiore vanta un Europeo, un Bronzo Olimpico alle Olimpiadi di Atene nel 2004 e lo storico quarto Mondiale azzurro a Berlino nel 2006.
Una carriera che assomiglia ad una favola di quelle con il lieto fine, ma il “vissero felici e contenti” tra Roma e De Rossi – novello Ulisse – rimane in sospeso, visto che le sirene interiste made in China lo stanno convincendo a lasciare la capitale in cambio di un faraonico biennale. E pensare che Daniele, vista la carriera simil Totti, era soprannominato da tutti “Capitan Futuro”, ma della Roma o dell’Inter?