Entusiasmo, gioia, un gruppo di calciatori con la divisa azzurra fa festa al centro del campo…le note dell’inno di Mameli risuonano nell’aria. Vivo un dèjà vu?
Sono stato sopraffatto dai ricordi in questo momento nel quale la nazionale di calcio insegue la vecchia verve che da sempre la contraddistingue?; la mia mente torna all’estate del 2006, al mondiale di Germania che il 9 luglio ci consacrò “campioni del mondo”.
Un attimo! Ci sono delle incongruenze, le misure del campo da gioco sono ridotte, non c’è erba sul terreno ma parquet, e poi quello non è l’Olympiastadion di Berlino. Siamo in Portogallo, a Viseu, ed è il 15 aprile 2017.
Dovrei essere deluso. Invece sono testimone di una storia bellissima, di quelle che fanno riflettere. A festeggiare è la squadra di calcio “più speciale che ci sia”, la Nazionale italiana ragazzi down. A undici anni di distanza l’Italia è nuovamente sul tetto del mondo. Artefici di questo successo, oltre i giocatori, sono Roberto Signoretto, Gianluca Oldani ed Edoardo Scopigno che hanno battuto i padroni di casa con un sonoro 4-1.
Intervista al ct campione del mondo
Abbiamo contattato proprio il ct Signoretto. Le parole del mister sono coperte da risate, schiamazzi, vivacità, sono loro, i ragazzi che hanno riportato l’Italia sul tetto del mondo. La squadra è sul pullman che li porterà a Roma per il giusto epilogo di questa impresa, la premiazione con il Ministro dello sport Luca Lotti. Presenti alla cerimonia anche Antonio Cabrini, commissario tecnico della nazionale italiana femminile e Francesco Totti, leggenda della Roma.
Mister, complimenti per il risultato ottenuto e per il lavoro che svolge con impegno insieme alla Fisdir. Ci può anticipare qualcosa sui vostri progetti a medio e lungo termine?
“Grazie per i complimenti, sono sempre bene accetti. Il nostro programma è rimasto identico a quello che avevamo prima di questo splendido risultato: utilizzare lo strumento ‘calcio’ per dar modo a degli atleti di crescere come individui, nello sport e di conseguenza nella vita quotidiana. In quest’ottica continueremo quindi a creare eventi di vario genere ove selezionare atleti di interesse nazionale, ove confrontarci con i loro tecnici e dirigenti per promuovere una cultura sportiva che dovrebbe contagiare molte più persone”.
Quali emozioni regala la vittoria di un campionato così speciale? Essere il selezionatore di questa squadra, allenarla, farla diventare un gruppo coeso…sensazioni belle da vivere e dal forte impatto emozionale, immagino?
“Innumerevoli, oltre che indescrivibili in poche parole. Raggiungere il tetto del mondo calcistico, di qualsivoglia categoria si tratti, rende orgogliosi per aver portato la propria bandiera più in alto di tutte, regala grande soddisfazione per esser riusciti a far esprimere ai propri atleti il massimo in ogni momento della competizione e, soprattutto, prima e dopo le gare. Ma l’emozione più grande arriva quando ci si rende conto che fino a pochi anni fa queste persone non erano nemmeno considerate degli atleti, mentre ora li si pone al fianco di testimonial come Antonio Cabrini e Francesco Totti considerandoli campioni del mondo proprio come loro: credo sia il traguardo più grande e l’emozione più forte”.
Scena molto divertente di un famoso film sul calcio inglese, Jimmy Grimble, vede i giovani calciatori darsi i ruoli in campo citando i campioni preferiti non per l’aspetto tecnico ma per le loro famose pettinature, facendoli sembrare più una squadra di barbieri che di calcio; i suoi ragazzi quali aspetti amano di più del calcio? A chi si ispirano, chi sono i calciatori preferiti?
“Come quasi tutti gli italiani anche gli atleti di questa rappresentativa si dividono tra i vari club più o meno titolati del campionato di serie A, e si ispirano ai loro campioni; c’è però da dire che ai nostri ragazzi piace la buona compagnia e vivono il rapporto con gli altri in maniera molto intensa e pura, quindi chiunque abbia la voglia di star con loro è sempre e comunque bene accetto, indipendentemente dalla maglia che porta”.
La vostra impresa ha dato al tema la visibilità che merita, il calcio a 5 è tra gli sport candidati alle paralimpiadi di Tokio 2020, fra due anni avremo l’onore di tifare per voi?
“Purtroppo l’IPC non prevede ancora la partecipazione di queste categorie alla massima manifestazione internazionale, anche se giusto lo scorso anno sono state inserite per la prima volta delle batterie di atleti con disagio intellettivo per il nuoto e l’atletica leggera. Gli atleti down a mio avviso dovrebbero essere inseriti nel massimo circuito mondiale perché rappresentano un’espressione sportiva unica ricca di contenuti soprattutto umani. Il nostro percorso comunque prevede la partecipazione ai prossimi appuntamenti internazionali che saranno in Italia nel 2018 per gli europei, in Brasile nel 2019 per i prossimi mondiali ed in Australia nel 2020 per i prossimi Trisome Games, olimpiadi pluridisciplinari per la sindrome di down, sempre che le candidature di questi eventi siano confermate dagli organismi internazionali di riferimento”.
Lo sport è un mezzo di comunicazione formidabile, combatte marginalità, discriminazione, si lavora in squadra per un obiettivo comune, ma è possibile una collaborazione con altre società che non si occupino esclusivamente di questo tema, un’amichevole tra la vostra nazionale e quella maggiore, affascina ed attrae questa idea?
“Il nostro mondo esprime in maniera innata le caratteristiche che si riportano in questa domanda, perché gli atleti che la praticano non conoscono malizia ed ambizioni distorte dal contesto sociale in cui viviamo; di conseguenza per loro è semplice esprimersi spontaneamente in campo e fuori dal campo portando alla luce la vera essenza della pratica sportiva, ovvero cercare di giocar bene con la sola forza del divertimento senza lasciarsi coinvolgere da altri interessi che non sono propriamente imputabili alla disciplina sportiva che praticano. Certo che sarebbe bello metterci di fronte ai campioni del calcio italiano di serie a e provare a fare una bella partita, noi siamo pronti a sfidare chiunque voglia usare il calcio a modo nostro”.
I media, la carta stampata, internet, i social, si lavora in più direzioni per sensibilizzare l’argomento; l’attenzione di chi manca per renderlo ancor più globale?
“Il messaggio globale oggi è passato ovunque, ma se veramente vogliamo che arrivi in ogni stadio, in ogni spogliatoio dei grandi campionati è necessario che si accomuni al messaggio sportivo un racconto che parta dalla base e che raggiunga chi con la base lavora quotidianamente nell’ombra. Se solo si riuscisse ad inserire in ogni squadra del settore giovanile e scolastico della Figc qualche momento di sport condiviso con i nostri atleti, nell’arco di ogni stagione sportiva, si potrebbe condividere un esempio di sport che se non è vissuto in prima persona non può essere compreso nella sua essenza più profonda, ed è inutile premiare la nostra squadra per il grande traguardo che ha raggiunto se poi non la si conosce nei gesti quotidiani per comprenderne i segreti”.
Ringrazio il mister che ha contribuito a questa magica impresa, riattacco il telefono e mi metto a sbobinare l’intervista. Mentre scrivo, però, vedo lo stereo in un angolo e non resisto ad ascoltare una canzone: Seven Nation Army…grazie ai nostri nuovi campioni: Marco Fasanella, Luca Magagna, Francesco Leocata, Cristian Palaia, Matteo Simoni, Riccardo Piggio, Marco Sfreddo, Amedeo Alessi, Luca Casciotti, Carmelo Messina, Simone Di Giovanni e Davide Vignando.
Ci avete emozionato..Po-Po-Po-Po-Po-Po-Poo!!!