La Juveventus ha scritto il primo capitolo di quello che potrebbe essere il suo romanzo più bello. La vittoria con la Lazio per 2 a 0 nella finale di Coppa Italia, che si è disputata all’Olimpico ha messo in luce una caratteristica che, alle prime difficoltà, molti tendono a dimenticare: la fame di vittoria.

Una voglia di risultato che hanno solo i grandi e, come ha detto De Rossi nonostante domenica scorsa con la Roma abbia battuto i bianconeri, “un giorno ci ricorderemo di questa squadra che sta facendo la storia”. Un bell’omaggio da un valoroso avversario di sempre.
Contro il gruppo guidato da Simone Inzaghi gli uomini di Massimiliano Allegri hanno sofferto, ma è questa la loro cifra. Che, in questo modo, interpreta una maniera tutta italiana di arrivare in fondo alle competizioni. Con grinta, sudore, cuore e, perché no, la voglia di sognare.

Questa Juve, però, oltre a giocatori che hanno tatuato sul petto il motto di Giampiero Boniperti: “Vincere non è importante: è l’unica cosa che conti”, ha tanta qualità. Dal re dei bomber Higuain alla stella emergente Dybala, passando per Pjanic (stasera assente), fino ad arrivare alle ali Dani Alves (rete contro la Lazio) e Alex Sandro, questi ultimi due decisivi nella finale.
Nella 70esima edizione della Coppa Italia ha rischiato di andare sotto da subito dopo un bello spunto di Keita ma, una volta accusato il colpo, ha reagito da grande squadra. La difesa è senza ombra di dubbio la più forte in circolazione, Bonucci su tutti (in gol all’Olimpico), il centrocampo funzionale alla manovra, con quel Mandzukic tutto fisico e carattere, e un attacco esplosivo.
Troppo per questa Lazio, ordinata e che ci ha messo l’anima ma è mancata nella classe necessaria per giocarsela alla pari a un rullo compressore. Onore a Parolo, che per esserci si è sottoposto a 3 infiltrazioni per problemi fisici e ha abbandonato, claudicante, al 20’ del primo tempo.
Vincere la Coppa Italia (e probabilmente il campionato) per tre anni di seguito. Ma ci pensate? Solo i giocatori della Juve potranno spiegarci cosa si prova. Perché non lo aveva mai fatto nessuno.

I numeri, le statistiche, le classifiche le lasciamo ad altri. Noi ci concentriamo sulle emozioni. E la Juventus quest’anno, nonostante i tanti detrattori, sta donando agli appassionati del gioco più bello del mondo uno spettacolo che ci porterà fino alla serata del 3 giugno a Cardiff per la finale della Champions League contro il Real Madrid.
Se il Crotone, nel prossimo match casalingo di campionato, non dovesse giocare brutti scherzi, allora si potrebbe davvero sostenere che, juventini o meno, stiamo vivendo uno di quei momenti che accadono di rado nel ciclo della vita. Chiedete agli interisti. Ma non parlategli di Triplete, potreste provocargli l’orticaria. Una di quelle emozioni, positive o negative, che ricorderemo per sempre.
Perché il calcio è un romanzo. Noi cerchiamo di raccontarlo.
Ma senza protagonisti come questi sarebbe molto più difficile.