Un capitano non abbandona mai la propria nave, soprattutto nel momento del bisogno. Pazzini è stato ligio al dovere e ieri sera ha vinto la scommessa con i tifosi dell’Hellas Verona.

“E che vuole tornare a casa Schettino? E’ buio e vuole tornare a casa? Salga sulla prua della nave tramite la biscaggina e mi dica cosa si può fare, quante persone ci sono e che bisogno hanno. Ora!”. 
Sono le prime ore del mattino del 14 gennaio 2012, quando milioni di italiani si svegliano con questo insolito buongiorno. Si è appena consumato il naufragio della Costa Concordia e i telegiornali ripropongono incessantemente la registrazione della telefonata tra il comandante Gregorio Maria De Falco e il comandante Francesco Schettino. “Salga su quella nave” diventa il tormentone di giornata, un ordine dato disperatamente al quale Schettino non ubbidisce.
Se è vero che “il comandante affonda con la nave” allora Schettino non è mai stato un comandante (il che si era già capito) ma un codardo, anzi il peggiore dei codardi, tanto per non dire altro. Agli ordini di De Falco avrebbe risposto diversamente un vero capitano, che durante il suo naufragio non ha lasciato la barca, ma è rimasto ed è affondato insieme a tutto l’equipaggio. Giampaolo Pazzini non è un giocatore del Verona qualsiasi, è il capitano del Verona.
Questo calciatore non si è mai accontentano di giocare banalissimi campionati, ha sempre voluto fare le imprese, d’altronde il suo nome d’arte è il “Pazzo” e i pazzi non amano la monotonia e la tranquillità, ma sono stravaganti per natura. A Genova decide di fare la storia insieme al compagno di squadra Antonio Cassano.
Vialli e Mancini mancano ai tifosi blucerchiati da ormai troppo tempo e serve un nuovo tandem, un nuovo tandem che faccia rima con il primo, i gemelli del gol Cassano e Pazzini.

Genova sembra essere la prima città a fare al caso suo

Il Pazzo prende per mano la Samp e la porta in Europa, con quella stessa mano che usa per indicarsi gli occhi quando esulta per un gol. Ma la vita non è tutta rosa e fiori per nessuno, nemmeno per Pazzini che a Milano, sponda Inter, si sente in prigione, recluso da Gasperini, che, da buon ex rossoblù, lo vede ancora come un nemico e non come un alleato. Più tardi ritrova per un attimo l’amico Cassano, giusto il tempo di scambiarsi con lui la maglia, la curva di San Siro e la sponda del Naviglio. Giampaolo prende il posto di Antonio al Milan come lo stesso Antonio prende il posto di Giampaolo all’Inter.
Le cose sembrano andare meglio con i diavoli, ma sono tre anni anonimi che conclude con la fascia da capitano, ottantasei presenze e ventiquattro gol. Giampaolo sembra diventato un giocatore normale, uno di quelli che giocano nella squadra figa, prendono i milioni e va bene così. Ma lui è un Pazzo alla ricerca di sfide, anzi di scommesse, di quelle scommesse tanto azzardate che sanno di pazzie e che per lui sono il pane quotidiano. Giampaolo sale su una nave, che rispetto alle altre navi sembra più un peschereccio scassato che stenta a salvarsi della traversata.

Verona, il posto migliore per un “Pazzo” in cerca di riscatto

L’11 luglio 2015 infatti firma col Verona, ma sei gol in trenta partite non sono la miglior scialuppa per salvare la squadra dal naufragio e gli Scaligeri affondano insieme al loro capitano negli abissi della cadetteria. Per Pazzini la scommessa inizia adesso, anzi, inizia seduto alla scrivania di Maurizio Setti quando dichiara di voler rimanere per riportare la squadra nella categoria che merita.
Oggi la missione è compiuta, il capitano non è tornato a casa e, nonostante il buio, non ha abbandonato la squadra, ma l’ha riportata in superficie perché voleva la promozione, voleva vincere la classifica marcatori, ma soprattutto perché voleva mantenere una promessa fatta, che pochi altri giocatori avrebbero mantenuto.
Quelli meno poetici diranno che per un giocatore da Serie A fare il fenomeno in Serie B è più facile che bere un bicchier d’acqua, ma, al giorno d’oggi, la fedeltà nonostante le difficoltà è roba da pochi sia nel calcio che nella vita di tutti i giorni. Pazzini su quella barca ci è tornato, anzi, da quella barca non è mai sceso, perché troppi tifosi avevano bisogno di lui e dei suoi gol.
Il mondo non è fatto solo di codardi o di meschini, ma anche di eroi, pochi ma buoni, come Giampaolo Pazzini che, da buon vincitore di scommesse, oggi festeggia il ritorno a cAsA con il suo VeronA.