Anche questa stagione calcistica sta volgendo al termine. Noi di Soccer abbiamo voluto ripercorrerla attraverso la carriera di uno dei giocatori più alti del calcio italiano: Gianvito Plasmati.

Dal burraco con Vieri fino al Papu Gomez, passando per il ritorno del Foggia in B e senza scordarci di un Crotone a rischio retrocessione e di una Juve quasi sul tetto d’Europa. Ecco l’intervista a Plasmati.
Gianvito, hai lasciato Catania proprio quando è arrivato Gomez. Ti sei mai immaginato il tandem Papu-Plasmati? Sarebbe stato veramente bello, è facile giocare con lui. Anche perché è uno che supera puntualmente l’uomo, e nel calcio moderno, dove gli schemi tattici possono essere rotti solo vincendo i duelli con l’avversario, uno come Gomez ti crea superiorità davanti, e per il compagno di reparto si crea quindi una situazione di vantaggio.
Ma l’intesa tra Plasmati e il Papu ci sarebbe stata anche fuori dal campo? Un po’ come sta accadendo oggi tra l’argentino e Petagna? Non saprei come risponderti, purtroppo non ci siamo conosciuti. Devo dire che comunque è stato bravo a crearsi questo personaggio che raccoglie consensi nel mondo dei social, è riuscito a coniugare la sua carriera social con il suo ottimo rendimento in campo e non è cosa da poco, perché spesso sui social ci sono i fenomeni da baraccone che poi in campo non rendono, mentre lui è stato straordinario. Bravo lui!.
Quest’anno è stato l’anno buono del Foggia promosso in serie B, una piazza molto calda che tu conosci bene. Ci confermi il detto “fuggi da Foggia non per Foggia ma per i foggiani” ? (Ride) Io lì ho vissuto un’esperienza da una parte bella ma dall’altra parte così così, perché quando ci giocavo io la squadra era costruita per vincere la C1 anche se le cose non andarono proprio benissimo, ci eravamo fermati in zona play-off e ciò non bastava perché Foggia è una piazza molto ambiziosa e vuole vincere.

Insomma Foggia è una piazza particolare, anche quest’anno, nonostante il traguardo raggiunto, hanno avuto qualche episodio spiacevole, però in generale è una piazza calda e come tutte le piazze calde bisogna prenderne oneri e onori, come si suol dire.

Nel 2009 ti trasferisci all’Atalanta per sostituire Christian Vieri. Come ci si sente a sostituire un bomber di razza come lui? E soprattutto, una volta appesi gli scarpini al chiodo, andrai a sfidarlo a calcio-tennis a Miami? No, no, noi quell’estate andammo in vacanza insieme a Formentera, ma non era ancora esplosa la moda del beach soccer all’epoca, anzi facevamo solo delle grandi partite a burraco. Lui comunque da giocatore era un grandissimo professionista, nonostante sui social sembri un guascone. Era un giocatore che ci teneva, anche se a Bergamo aveva avuto qualche problemino fisico che non gli aveva permesso di allenarsi con continuità. Comunque era indubbiamente un personaggio da spogliatoio.
Plasmati
Persino Siena rientra tra le squadre nelle quali hai militato, anche se in un momento non molto felice per il club. Come vive un giocatore l’instabilità della società? La mia esperienza senese mi ha segnato, perché è stato un viatico tragico per la mia carriera, nel senso che io avevo un contratto pluriennale con la società che mi aveva fortemente voluto, solo che, dopo tre partite, mi sono rotto il crociato e purtroppo oltre al danno del crociato si è aggiunta anche la beffa della società. Quindi è stata un’esperienza davvero tragica perché mi sono capitate due tra le cose peggiori che possono capitare a un giocatore. Nonostante tutto sono rimasto legatissimo alla piazza di Siena perché comunque è una città straordinaria e sono contento di esserci stato, solo che dal punto di vista calcistico è andata male anche grazie a una società che si è comportata non bene perché prometteva mari e monti e ci rassicurava sulla situazione societaria, quando poi invece è successo quel che è successo.
Insomma, Plasmati ha indossato un sacco di maglie, forse il doppio di quelle di Quagliarella. La tua esperienza inglese è dovuta al fatto che in Italia non sapevi più dove esultare? (Ride) La mia esperienza inglese è dovuta al fatto che (mamma sto facendo l’intervista!!!) ne venivo da Siena e volevo una nuova esperienza in B. Ho aspettato tanto e nel frattempo le proposte che mi arrivavano non mi piacevano e così ho deciso di provare questa avventura. Un’avventura sicuramente positiva anche se sono arrivato lì dopo la rottura del crociato e quindi senza preparazione mentre loro, felicissimi per il mio arrivo, mi hanno subito buttato nella mischia e quindi ho un po’ sofferto questo impatto, visto che ero passato improvvisamente dal non giocare mai al giocare tre partite alla settimana. Credo che oggi il Leyton non se la passi tanto bene, anche perché il presidente è una persona un po’ estrosa e nel calcio non ci si può improvvisare e quando ci si improvvisa a volte si fanno i danni.
Nonostante la tua carriera da giocatore sia stata soddisfacente, purtroppo sei stato molto sfortunato come squadre, che in molte circostanze hanno vissuto brutti momenti societari proprio quando tu militavi nelle loro rose. Gioie e dolori come si suol dire. Ci sono state società dove sono stato benissimo. Io comunque amo cambiare, la mia carriera parla da sola, me ne andavo sempre o perché non facevo bene, o perché facevo troppo bene e mi vendevano, in qualche modo mi spostavo (ride).

L’unica società dove sono stato di più è stata Catania, dove ho passato diversi anni.

Ora però sei a Messina agli ordini di Lucarelli, ma Cristiano è meglio come giocatore o come allenatore? Come attaccante è stato un grandissimo attaccante; come allenatore è ancora agli inizi, però sta facendo bene e quest’anno ha fatto un lavoro straordinario con tutto lo staff tecnico nonostante questa stagione non sia stata facile per il Messina che, mi raccontavano, ha avuto momenti difficili che con il calcio non hanno nulla a che vedere e quindi Lucarelli ha dovuto fare ben oltre il solito ruolo dell’allenatore, e questo è un plus che si porta nel suo bagaglio. Spero che il prosieguo della sua carriera sia solo un miglioramento, perché è una persona carismatica e preparata.
Plasmati
Ora una domanda un po’ più personale. Sei alto quasi due metri, Giovinco non ti ha mai chiesto di prenderlo in braccio durante una partita? (Ride) No, no, assolutamente no. Quando giocammo contro però io segnai.
Beh, non deve esser stato tanto difficile. Peccato che non mi marcava lui ma qualcuno un po’ più grosso (ride).
Nel 2008 sei stato premiato dall’amministrazione comunale di Matera con un riconoscimento quale valido rappresentante sportivo della città. Plasmati chiuderà carriera nella sua città regalandole la tanto sfiorata serie B? Non lo so sinceramente, per ora credo che non ci siano i presupposti per un mio approdo a Matera. Penso che sia più probabile un altro anno qui a Messina, anche se ancora non abbiamo ufficializzato, ma la volontà penso sia quella di rinnovare. Mi sarebbe sempre piaciuto giocare nella squadra della mia città, anche se non ho mai avuto l’opportunità, vuoi perché per diversi anni la squadra ha militato in categorie inferiori, vuoi perché quando è arrivata tra i professionisti non ci siamo mai scontrati, e quindi non c’è mai stata questa possibilità. E’ il destino che ci mette contro.
I campionati sono ormai giunti al termine. Per serie B e Lega Pro è tempo di play off e play out, mentre in Serie A manca una giornata che però deve ancora emettere un ultimo verdetto. Tra Empoli e Crotone, da ex pitagorico, chi pensi che scenda? Questa è una bella domanda, il cammino che ha fatto il Crotone nel girone di ritorno è stato straordinario, non so quali altre squadre in zona retrocessione abbiano fatto così tanti punti e per questo meriterebbe la salvezza. Dall’altra parte c’è l’Empoli che ormai sta diventando una realtà consolidata della serie A e che sicuramente non la darà vinta così facilmente ai calabresi. Ora l’Empoli è contro il Palermo, che nonostante sia retrocesso, non ci sta a perdere, mentre la Lazio va in vacanza a Crotone. Entrambe le squadre avversarie non hanno più nulla da chiedere al campionato, quindi sia Empoli che Crotone potrebbero vincere e in quel caso a farne le spese sarà il Crotone.
Plasmati
Hai girato tante città e vestito tante maglie, ma quale è la squadra per cui tifa Gianvito Plasmati? Non è che sei come Ibrahimovic che in ogni squadra in cui va dice che è quella per cui tifava quando era bambino? Tifo per la squadra che mi da i soldi, quella chi mi offre il contratto (ride). Sicuramente nella mia carriera mi sono legato più ad alcune piazze rispetto ad altre. E nonostante abbia girato molto rimanendo il più possibile asettico, ci sono delle realtà alle quali mi sono legato di più, non puoi mettere sempre a freno le emozioni. Il paragone con Ibra non sussiste, siamo forse alti uguali, lui magari è qualche centimetro meno di me, ma per il resto….

Plasmati-Ibrahimovic: immagino che siate anche molto diversi come carattere? Si, diciamo che lui è un po’ più “scandinavo”.

Juve o Real? Il tuo pronostico di Plasmati? Vince la Juve dai, non so quanto ma vince la Juve. Deve vincere sta finale anche perché se vince avanziamo nel ranking, portiamo più squadre in Europa e arrivano più soldi in Italia. Ma purtroppo tante persone questa cosa non la capiscono, gufano e sbagliano.