Il tragitto è sempre lo stesso, raggiunte le coste della Libia da ogni zona d’Africa e “incrociate le dita”, si parte clandestinamente per l’Italia.

Un’odissea estenuante, affrontando il mare dopo aver abbandonato quel poco che si ha, alla ricerca di una nuova vita. Anche i ragazzi della squadra di calcio amatoriale ‘Extravaganti Formia’, formata interamente da immigrati richiedenti asilo, hanno affrontato questo “viaggio della speranza”.  Ora calcando i campi da gioco cercano di integrarsi, di inserirsi al meglio in un paese che non è il loro, alla ricerca della regolarizzazione della loro posizione, e perché no, come è successo ad altri profughi più fortunati, sfondare nel calcio professionistico.

Un campo bagnato dalle onde

Il campo Pirae’ di Scauri è a due passi dal mare, la prima volta che ho visto giocare Gli Extravaganti è stato qui, un campo sportivo quasi bagnato dalle onde.
Veder correre questi calciatori, tutto cuore e polmoni, pieni di gioia e sorrisi sia che si vinca o meno è un’emozione, “la salsedine ormai ha un odore diverso”.
Questo è il frutto del progetto di Ibrahima Sanou, mister della squadra con esperienze calcistiche anche a Macerata, e dell’impegno del Gus (Gruppo Umana Solidarietà), l’associazione che segue ed aiuta i rifugiati con un lavoro faticoso ed impegnativo.
E impegnativi e faticosi sono gli allenamenti preparati per loro, la parte atletica la fa da padrona nelle sedute settimanali e il pallone “si vede col binocolo”; guardarli mentre si allenano è uno spettacolo, la voglia e la passione che ci mettono è emozionante.
Come entusiasmante è stato ricevere la visita di Gaby Mudingayi, dopo un episodio poco piacevole avvenuto in campionato, chi meglio di lui, centrocampista famoso per la sua duttilità e la sua forza, poteva motivare i ragazzi?
Formativo per me è stato incontrare mister Sanou, la coordinatrice Giulia Tucciarone e gli operatori sociali Matteo Casaburi e Samuel Guisse  nella loro sede, seduti in cerchio formando una sorta di ‘moderna tavola rotonda’ simbolo di uguaglianza…la diversità qui non è di casa.

In campo come nella vita

Ho conosciuto le loro storie provenienti da Guinea, Costa d’Avorio, Mali, Gambia, Ghana, Togo; c’è chi ha perso i familiari nella traversata, chi è in fuga per i più disparati motivi, perseguitati nei loro paesi flagellati da guerre, scontri fratricidi, alla ricerca di rifugio perché costretti a sposare una donna che non si ama, oppure perché si crede in una religione “non allineata” al regime.
E poi chi ce l’ha fatta: i privilegiati che sono riusciti a raggiungere le famiglie in Francia e Germania, chi ha trovato lavoro ed è in attesa di documenti in regol’, e tre ex della squadra, due giovanissimi che hanno vinto il campionato juniores in una manifestazione della F.I.G.C., ed un giocatore di grande prospettiva che gioca nella formazione B del Bordeaux.
In alcuni frangenti del campionato si è creato del malcontento, non sempre i consensi sono stati positivi e diverse volte hanno dovuto accettare trattamenti non troppo rispettosi, tant’è  che si è palesata l’ipotesi di non continuare per il prossimo anno.
Come diceva Nereo Rocco: “In campo come nella vita”, e tra giocatori ed operatori del GUS ho conosciuto uomini e donne ‘vere’, gente tosta!
Credo infatti che l’eventualità di gettare la spugna sia molto remota.