“Io sono uno di quelli che ha il gialloblù sulla pelle”. Così Osvaldo Bagnoli parlava dell’Hellas Verona. Chissà se anche Maurizio Setti la pensa così.
Veronese d’adozione, Setti nasce a Carpi 53 anni fa e dopo aver militato nei dilettanti dell’Athletic Carpi, aver mollato la passione per la fotografia ed essersi buttato nel mondo della moda, con l’amico (e attuale amministratore delegato e socio di maggioranza del Carpi) Stefano Bonacini decide di investire nella squadra della sua città natale allora in forte crisi economica.
Nel 1989 crea il gruppo di moda Antress e qualche anno dopo acquisisce il brand Manila Grace per poi successivamente fondere le due aziende in un’unica società. Nel 2012 Setti è amministratore unico della holding Moulin Rouge Spa che controlla la Antress Industry Spa.
Ma perché gettarsi a capo fitto nel mondo del calcio, un settore famoso per bruciare i capitali? “Guadagnare con il calcio è difficile, ma se sei bravo puoi gestire un club evitando di perderci. Con il Verona ci sto riuscendo: applico gli stessi criteri di un’azienda classica: costi e ricavi vanno di pari passo. Ho scelto di delegare molto, lasciando la maggior parte dei compiti a professionisti di livello e fiducia. Lotito, invece, dedica più tempo al calcio e riesce ad ottenere risultati economici maggiori. Della Valle, al contrario, dedica più tempo alla sua azienda e nel calcio si trova a spendere molto di più. La mia scelta è sempre stata quella di privilegiare l’azienda di moda.”
Con l’Emilia sempre nel cuore
Prima di arrivare a Verona diventa comproprietario e vicepresidente del Bologna, nell’operazione salvataggio insieme a Guaraldi. Ma le incomprensioni tra i due portano alla frattura e all’addio dell’attuale numero uno del club di via Belgio.
Nonostante l’acquisto della società scaligera, Setti decide di lasciare nella sua terra l’attività di moda. “Il nostro è un territorio che sa affrontare i problemi, rialzarsi, evolversi. Ci sono competenze e conoscenze che altrove mancano. Noi abbiamo scelto di restare qui, quando altri se ne sono andati all’estero, perché crediamo in tutto questo.”
Anche dopo essere stati colpiti nel 2012 dal terremoto “Non ci siamo fermati un giorno. La volontà di non mollare è nel Dna della gente di qui. Avevamo consegne, la moda non aspetta. Tiravamo fuori tavoli e scrivanie la mattina e le riponevamo dentro la sera, pur di lavorare e non perdere tempo. Nessuno ha mollato e ce l’abbiamo fatta.”
E nonostante tutto, a suo dire, una stagione calcistica rimane sempre più difficile da pianificare rispetto ad un campionario di moda perché “una squadra è fatta di uomini, quindi teste, e possono cambiare da un momento all’altro. E poi nel calcio c’è l’incognita del campo: non ci sono certezze, la domenica.”
La serie A sofferta
Setti non ha dubbi. Dopo la promozione il rinnovo di Pecchia è automatico, perché la cadetteria è un campionato stranissimo. “Pensando a ciò che è capitato l’anno scorso, è stata una sofferenza. Il fatto di essere riusciti a centrare l’obiettivo dopo la scorsa annata ci gratifica.” Il mister e l’intera squadra meritano di poter esprimere tutto il loro potenziale. E insieme a loro la città di Verona, supporters in primis. “Fantastici come sempre. I nostri tifosi sono spaziali, da pelle d’oca, averli è privilegio che poche squadre possono vantare, sono loro i veri vincitori. La città di Verona merita la A, anche per ciò che dimostra fuori dal campo e dai confini cittadini.”