Quando penso a Paul Gascoigne mi viene in mente Alessandro Nesta. Lui, che da adolescente, ruppe tibia e perone dell’allora acquisto più costoso nella storia della Lazio.

Anni dopo questo episodio, Gazza afferma di aver salvato il difensore. “I tifosi laziali mi amavano così tanto che lo volevano uccidere e gli ho detto io di lasciarlo in pace”.
Lo stesso Nesta sostiene che “Paul, una volta tornato dall’intervento chirurgico alla gamba, mi ha tranquillizzato dicendo che non era colpa mia e mi ha dato cinque paia di scarpe e un kit da pesca. Non ho idea del perché del gesto, ma era proprio da lui”.

Il James Dean del calcio

Paul il sovversivo, Paul il rivoluzionario, Paul il contestatore di regole e di parametri. Ne sanno qualcosa i suoi compagni della Lazio che assistono sbigottiti (e sicuramente divertiti) a scene alquanto imbarazzanti. Se Gazza decide che deve fare la pipì e non c’è tempo la fa sugli specchietti dell’auto di Sergio Cragnotti.
Dino Zoff lo prega durante un ritiro di comportarsi in modo adeguato nell’albergo in cui alloggiano e lui si presenta a cena completamente nudo. E completamente nudo legge un libro sul pullman della squadra per ingannare l’attesa.
Ma non solo noi italiani abbiamo avuto a che fare con il suo lato ribelle e anticonformista. Sceso dall’aereo dopo Usa ’90, si presenta alla regina con una sagoma di donna nuda. E durante Euro ’96, proprio in terra anglosassone, nella partita tra due acerrime rivali (Scozia e Inghilterra) Gazza si infila e segna. Per festeggiare, i suoi tre compagni Shearer, Redknapp e McManaman gli spruzzano in bocca acqua dalle borracce. Eccola lì in mondovisione, la sedia del dentista.
La storia narra che durante il ritiro della Nazionale in Oriente, i giocatori decidono di darsi alla pazza gioia in un night club ad Hong Kong. Proprio lì nascerà la famosa dentist chair, un drinking game dove la prescelta (perchè trattasi per la maggior parte di attraenti donzelle) vengono fatte sedere inclinate e irrorate di alcol spruzzato direttamente in bocca.
Ma in semifinale l’Inghilterra viene eliminata dalla Germania e Paul scoppia in un lungo e interminabile pianto. Quel pianto coincide con l’inizio del suo declino calcistico e non. Probabilmente durante quel torneo qualcosa dentro di lui si rompe irrimediabilmente.

Pollo, birra e canne da pesca

Nel 2010 Paul pensò di poter salvare un killer in fuga portandogli qualcosa da mangiare. “Ero stravolto, bevevo whisky e tiravo cocaina. Poi ho visto le immagini in diretta tv, e siccome conoscevo Moat quando era un bambino, pensai che dovevo fare qualcosa. L’ispirazione mi è venuta mentre tiravo, saranno state 14 strisce in tutto, e allora decisi di portargli del pollo, della birra e delle canne da pesca. Andare a pescare mi aveva aiutato molto in passato, così decisi che gli avrebbe fatto bene.”
Arrivato sul posto ovviamente la polizia lo cacciò via e Raoul Moat si sparò. Tutto quello che Paul viveva era fuori dalle righe, in un’altra dimensione, in un mondo a noi sconosciuto e sconosciuto anche a chi cercava in tutti i modi di aiutarlo.
Nel luglio del 2013 scompare per 3 giorni dopo aver lasciato l’ospedale di Londra dove era stato ricoverato a causa di un collasso in mezzo alla strada. Per Gazza si mobilitano tutti: il suo agente, Ronnie Irani (il giocatore di cricket che ha contribuito a pagare le spese per la sua riabilitazione) e persino il Sun che lancia una campagna in prima pagina: “Non date da bere a quest’uomo”.
Sarà proprio lo stesso Sun a pubblicare le parole di Gazza dopo le fatidiche 72 ore: “Sono sobrio da 4 giorni. Lotterò e vincerò”.
Oggi Gazza non è un uomo libero, nonostante l’ennesima disintossicazione e le promesse di non alzare più il gomito. I suoi demoni lo tengono imprigionato. Ma tu credici Paul, credi in te stesso, e per i tuoi 51 anni potresti magari essere un uomo felice.