Dai Bergamaschi figli della Dea fino ai costanti Partenopei, senza sottovalutare le compagini bolognesi esperte nell’utilizzo delle lame. Gli storici Veronesi fanno meno paura, ma a sostituirli ci pensano i Cagliaritani allergici alla tessera del tifoso.
Cerchiamo di fare uno spaccato “geografico” su quale tifoseria sia meglio evitare come la peste bubbonica, dolcemente viaggiando su e giù per lo stivale. Sia ben premesso che si può essere anche “amico” di qualche tifoseria.
Facciamo conto però che per un giorno siano tutti nostri avversari. Dividiamole per fasce, stile sorteggio Champions League. Iniziamo con le “teste di serie”: le tifoserie del Sud. Quando viaggiano in trasferta ed in massa, anche il vecchietto col bastone è un pericoloso cliente in cerca di gloria. Paradossalmente, con l’introduzione graduale di provvedimenti restrittivi, il viaggio fuori casa crea più fomento. Entrare in città ostili è diventato, quasi sempre, “tranquillo”.
Dunque i teatri di battaglia non sono più gli stadi bensì le strade o le strutture sportive meno controllate (campi di periferia, palazzetti).
I più costanti negli anni ritengo siano i napoletani. Sono anche i più numerosi. E col numero alto trovi di tutto.
Sulla falsa riga Salernitani, Pescaresi, Tarantini Barlettani e Leccesi. In Calabria, Catanzaro è senza dubbio la più ultras, da sempre feudo di Skin schierati a destra, abbastanza pesanti da affrontare.
Gli ultimi anni hanno segnato il canto del cigno della Sicilia, fatta eccezione per qualche gruppo Catanese.
Per i Bergamaschi e i Cagliaritani farei un discorso “a parte”. Li ritengo i “piu’ ultras”. Se si incazzano sono cazzi amari. Ma hanno dimostrato nel tempo di saper essere corretti, civili, e al tempo stesso anche devastanti. Il senso di appartenenza alla “Dea” è il fiore all’occhiello per Bergamo. Una città non troppo grande che ha saputo tenere a bada i grandi palcoscenici della vicina Milano. Storici i Derby con i cugini Bresciani. Questi ultimi negli ultimi tempi han fatto di necessita virtù: la violenza si è molto allentata, lasciando il passo all’ impegno sociale per la propria città (mica male!).
A Cagliari forse inutile dirlo. I “4Mori” ce li hanno tatuati anche i bambini di 8 anni. I Cagliaritani (da sempre contro le lame) sono stati capaci di casini biblici veicolati da un grande orgoglio di appartenenza. Un paio di mesi fa sono andati in 200 per un’amichevole del cazzo (presa a pretesto chiaramente) a pochi chilometri da Sassari. Sì dai, chi percorrerebbe 230km+230km per sorbirsi una di quelle partitelle, dove i calciatori si infilano le casacche verdi e si scambiano il portiere?!
Ne è scaturita una guerriglia urbana con i cugini della Torres… in zona stazione ferroviaria.
Roba d’altri tempi. I sardi da anni, in conflitto con la TdT (ndr Tessera del Tifoso), disertano le trasferte. Secondo me hanno chiuso così la loro carriera, con la battaglia sassarese. Suppongo che anche in casa non saranno più presenti dopo l’introduzione dell’obbligatorietà della Tessera per le partite casalinghe. In sostanza hanno deciso come morire. E mi permetto di dire che lo hanno fatto in grande stile.
I Veronesi non sono più pericolosi come negli anni’ 80. Sono molto British, pisciano a terra, mostrano le chiappe e sono spavaldi, camminano a testa alta. Sono sempre pronti… Ma niente Royal Rumble negli ultimi tempi…
Con le “grandi” curve sono incazzato. Le metto in unico calderone: Interisti, Milanisti, Juventini e Laziali. Dapprima chiamano alla rivolta popolare contro la TdT per poi prostrarsi ai loro interessi da s.p.a., più che da Ultras.
Capitolo a parte per i Romanisti che mantengono un po’ di vecchi valori. Tuttavia se becchi i gruppi sbagliati di queste squadre “fatti il segno della croce”. L’infilzata è dietro l’angolo.
Come ultima fascia di teste calde da cui stare alla larga, alcune fazioni di Bolognesi (città che vanta anche ultras di un certo spessore nel basket) che prediligono e sponsorizzano addirittura l’uso delle lame.
Bel discorso anche l’entroterra campano. A Cava e Nocera inferiore, almeno fino ai primi del duemila, uscirne sani iniziava ad essere un’impresa.
Genoani, Cesenati e Pisani possono essere ostici, ma fondamentalmente solo con chi “dicono loro”.
Questo “listino” prendetelo con le molle. Nella mia carriera, ho anche visto gente insospettabile, vestita di merda e coi capelli a scirocco, darle di santa ragione anche “1 vs xyz”.
Quindi ragazzi: occhi aperti per chi ancora osa viaggiare.