Dopo il caviale, per Capello è tempo di assaggiare gli involtini primavera. Due anni sabbatici sono bastati e ora è giunto il momento di tornare a insegnare calcio nello Jiangsu, dove può godersi il meritato riposo e una faraonica vecchiaia.
Bulgaria, Romania, Spagna, Portogallo, Marocco, Ecuador, Thailandia ecc… delirio geografico? Anche. In realtà queste sono alcune delle mete scelte dai pensionati italiani per trascorrere una vita agiata con quell’elemosina di pensione che lo stato italiano gli sgancia.
Perché si trasferiscono? O forse sarebbe meglio dire perché scappano? Beh perché mentre qui stentano ad arrivare alla fine del mese e conducono una vita di sacrifici, negli altri paesi prendono la residenza e la pensione dall’INPS, in un posto dove il costo della vita è più basso, dove il clima è migliore e dove le tasse da pagare sono inferiori all’Italia.
Insomma, dopo la “fuga di cervelli”, vi presentiamo la “fuga di dentiere”. A parte la categoria dei politici, il destino della migrazione over sessanta sembra che stia toccando proprio tutti i nostri amati nonnetti, persino nel mondo del calcio. Colui di cui vi voglio parlare non è il pensionato italiano medio, non prende quattrocento euro divorati dalle tasse, non è sull’orlo del baratro e non ha deciso di partire per sopravvivere, ma lo ha fatto solo per il fascino del calcio orientale (il “ma mi faccia il piacere” di Totò in questo caso è d’obbligo).
E’ proprio il caso di dirlo, a volte ritornano, e Fabio Capello lo ha fatto, volando in Cina alla corte dello Jiangsu. In effetti un biennale a dieci milioni di euro netti all’anno sono la pensione minima che ci vuole per un settantenne con una vita davanti e una gloriosa carriera calcistica alle spalle. La trasferta non è delle più comode e a quell’età è meglio viaggiare accompagnati, magari proprio da Cristian Brocchi e Gianluca Zambrotta che non saranno i due badanti del tecnico friulano, ma i collaboratori tecnici.
Sabatini sembra aver interpretato le richieste del calcio cinese. No, non ha fatto un corso accelerato di mandarino, semplicemente ha trovato uno staff d’esperienza che non si limiterà ad allenare, ma insegnerà il calcio ad un paese che non vuole essere secondo a nessuno, nemmeno in questo sport. Si spiega quindi il motivo di uno staff tutto italiano, al quale si aggiungono Giampiero Ventrone, preparatore atletico, e Franco Tancredi, preparatore dei portieri. Gli ingredienti per sfornare una squadra ambiziosa e competitiva sembrano esserci tutti, la qualità e il Made in Italy calcistico sono garantiti.
A nonno Capello, in parole povere, la dirigenza chiede di compiere il miracolo sportivo: questo faraonico Jiangsu non è altro che un Crotone con gli occhi a mandorla, che in poco tempo dovrebbe diventare una sorta di Real Madrid asiatico in grado di conquistare Coppa Nazionale e Champions League. Una pazzia? Beh per dieci milioni l’anno i nostri eroi dovrebbero anche fare le pulizie del centro sportivo.
La crescita delle ambizioni del calcio cinese è direttamente proporzionale alla crescita della colonia di talenti calcistici italiani in Cina, rappresentata finora dal mitico Fabio Cannavaro, discepolo di Capello ai tempi di Juve e Rael, da oggi suo avversario in campionato.
A questo punto non lamentiamoci più dell’invasione cinese nelle nostre città se poi siamo noi i primi a rubargli il lavoro in casa loro. Ricordatevelo: a ogni Chinatown in Italia, corrisponde una Little Italy calcistica in Cina. Comunque, critiche a parte, l’Italia in Cina tifa Capello. In bocca al lupo Fabio, e come si dice dalle tue parti, hao yun qi!