Da fruttivendolo a giocatore professionista. Dall’esordio grazie a Simeone alla serie A nell’Atalanta.

E’ la storia del difensore che ha firmato in queste ore e trovato da Sartori in giro per il mondo, in quei campionati fuori dai radar che però possono ancora riservare delle gemme preziose da valorizzare e poi rivendere a caro prezzo.
In questo i bergamaschi sono maestri. José Luis Palomino non è un ragazzino, ha 27 anni, ma ha esperienza internazionale e una personalità adatta al campionato nostrano.
La scorsa stagione ha giocato in Champions col Ludogorets, club bulgaro ma prima aveva girato tanto. Nel 2014 era giunto in Europa grazie al Metz e in Francia ha passato due buone stagioni, prima in Ligue 1, poi in Ligue 2. Ancor prima si era distinto a Buenos Aires, tra San Lorenzo e Argentinos Juniors. Chi gli ha dato fiducia, poi, non è proprio l’ultimo degli allenatori. Parliamo del Cholo Simeone che lo lanciò giovanissimo. 

Un tucumano per l’Atalanta

Palomino è tucumano, cioè nato a San Miguel de Tucuman, nel nord dell’Argentina. Un calcio operaio, lontano dalle luci della ribalta della Capitale. E infatti all’inizio è stato costretto a dividersi tra allenamenti e lavoro, vista la scarsità di soldi che giravano in famiglia. E così è lunga anche la sua carriera extra calcistica: quando aveva 13 anni vendeva hamburger fuori dallo stadio insieme a papà Rafael e, durante la settimana aiutava mamma Cristina nel negozio
di frutta e verdura.
Un’umiltà che è specchio del suo gioco in campo: silenzioso, efficace, in grado di fare gruppo e poco incline alle bizze se non gioca. Un centrale difensivo ideale per Gasperini, per il quale è una seconda scelta affidabile. Sappiamo, però, che a volte le migliori scoperte partono proprio dalla panchina. 
Mancino, sa giocare anche da terzino, è alto 1,87 centimetri ed è forte di testa. Parte dietro il terzetto Toloi-Caldara-Masiello. Ma il mercato è ancora lungo e Palomino lo sa che l’impegno e la dedizione portano lontano, persino a raggiungere i propri sogni.
D’altronde, chi lo avrebbe detto, tra i clienti dell’ortofrutta di famiglia, che quel ragazzino avrebbe fatto tanta strada?