La sua carriera è finita con Calciopoli nel 2006, ma l’ombra lunga di Luciano Moggi è ancora presente nel calcio italiano. Nonostante l’80esimo compleanno e l’esilio in Albania.

Wikipedia non gli rende merito: “Ex dirigente sportivo e manager calcistico italiano”. Ma è stato molto, molto, molto di più. Un simbolo, nel bene e nel male, di un mondo che è sparito. Si è estinto.
Qualcuno esulterà nel leggerlo, altri avranno nostalgia.

Da Calciopoli a campioni del mondo

Fatto sta che nell’anniversario del mondiale vinto dagli azzurri (11 anni fa), la pagina più luminosa per il calcio di casa nostra, non poteva che essere evocata anche quella più nera. La maggiormente infamante.
Il processo che seguì alla scoperta della “cupola” ha chiarito tanto, non tutto, in pieno stile italiano. Ne rimangono le scorie, alle quali lui non smette certo di contribuire, per difendere la sua onorabilità e le vittorie della “sua” Juventus.
“La Cassazione parla di potere. Ma il potere non è un reato. Avevo potere perché lavoravo bene, era un potere per la qualità del lavoro che facevo” ha detto recentemente il diretto interessato.
L’Avvocato Gianni Agnelli diceva che ‘lo stalliere del re doveva conoscere tutti i ladri di cavalli’: “Agnelli lo disse perché durante il mio periodo era pieno di figli di mignotta. E voleva un esperto, uno che tenesse testa a questi qui. Per me è un complimento”.

L’esilio in Albania

Agnelli non c’era più quando la sua Juve fu spazzata via. Ora Moggi fa il consulente del Partizan di Tirana, secondo nel campionato albanese appena chiuso. Si interessa ancora di calcio, ne scrive e gli amici gli sono rimasti e gli chiedono qualche dritta.
Per la giustizia penale è prescritto, per quella sportiva è radiato.
Negli ultimi tempi si parlava persino di una “grazia” da parte del presidente Tavecchio, ma per ora anche solo parlarne sembra un tabù.
Come mai? Perché “Lucianone”, come lo chiamavano affettuosamente a Torino, fa ancora paura. A chi? Non certo a quelli che dopo i processi hanno pagato, forse anche troppo, ma a coloro – e pare siano tanti – che forse sono sfuggiti alla giustizia sportiva.
Moggi è uno scrigno, di esperienza manageriale applicata al calcio e segreti indicibili che ruotavano intorno al mondo del pallone. Chissà se un giorno deciderà di rivelarne alcuni, oltre ai consigli di mercato.