Sembra ormai tutto fatto: Leonardo Bonucci al Milan. Un tifoso milanista lo legge a mente, poi lo elabora qualche secondo, lo rilegge magari a bassa voce e facendo lo spelling: “Bo-nu-cci al Milan” e infine alza lo sguardo e pensa: “Quest’anno devo fare l’abbonamento allo stadio (o alla pay tv)”.

Sì, perché fino a qualche giorno fa anche il solo fatto di pensare che Bonucci potesse vestire un maglia rossonera era a rischio pernacchia. E invece ci ha pensato il diretto interessato a rendere possibile quel che appariva inimmaginabile.
Bonucci, infatti, aveva l’imbarazzo della scelta: dal Manchester City, che già lo scorso anno lo aveva cercato a cifre folli, passando per tutti i top club europei. E invece ha scelto il Milan. Non crediamo, però, solo per blasone o perché da piccolo tifava i rossoneri (se lo dicesse rischierebbe il linciaggio da entrambi.
No, Leonardo Bonucci ha scelto di fare un affronto alla Juventus, è evidente. E forse la Juve, secondo il suo parere, non lo ha trattato come lui si aspettava. Perché questo è un guanto di sfida, a 31 anni, ripartire da una squadra diretta concorrente che si sta ricostruendo, quanto tu sei uno dei simboli più amati dal popolo bianconero.

Milan pigliatutto, ma nella Juve si è rotto qualcosa

E così sembra ormai definito il clamoroso trasferimento di Leonardo Bonucci al Milan. L’ulteriore conferma dell’addio alla Juventus viene data da due amici, gestori di un ristorante a Torino in cui il nativo di Viterbo va spesso a mangiare, che su Instagram hanno recentemente pubblicato una foto insieme al difensore; la didascalia è eloquente: “In bocca al diavolo!!!”.
Venerdì 14 luglio, insomma, ha tutta l’aria di essere il giorno di Bonucci al Milan. Dopo un giovedì di trattative e adrenalina, all’una e trenta di notte è finito il colloquio fra Alessandro Lucci, agente di Leo, e Marco Fassone, amministratore delegato del Milan. Qualche tifoso, a quell’ora, già aspettava Bonucci a Milano: non lo ha visto, ma è andato comunque a dormire con una convinzione.
Il difensore più forte d’Italia indosserà a breve una maglia rossonera e lascerà la Juventus dopo sei scudetti consecutivi. Per il nuovo Milan cinese, un colpo di grande impatto tecnico, mediatico e di leadership. Bonucci si candida a diventare da subito uno dei punti di riferimento dello spogliatoio.

Il calcio italiano torna a spendere cifre da capogiro

L’operazione è clamorosa anche economicamente. Milan e Juve sono stati divisi per buona parte della giornata da 5 milioni: offerta rossonera da 35 milioni, richiesta bianconera di 40. Niente di insuperabile. Il contratto di Leo, a quanto si capisce questa mattina, è ancora più impressionante.
Bonucci con i bonus arriverebbe a 10 milioni a stagione, diventando il giocatore più pagato del campionato. L’accordo dovrebbe essere da 7,5 milioni all’anno più 2,5 di bonus, peraltro non difficili da raggiungere. Per il Milan, un salto nel futuro.
Leonardo è arrivato stamane a Vinovo, forse l’ultima occasione per salutare i compagni della Juve. Permanenza breve, se n’è andato alle 9.45. Tappa successiva: la sede Juve, insieme al procuratore Lucci, per definire gli ultimi dettagli con Marotta. E in giornata è atteso a Milano. La moglie Martina, invece, ieri si è già mossa per cercare casa in città, chiaro segnale di una volontà comune.
Marco Fassone ha fatto la stessa scelta: Milano. Il Milan alle 13 partirà con un volo di linea in direzione Hong Kong ma il suo amministratore delegato non si imbarcherà. Resterà a Milano per definire l’ultimo colpo della sua campagna acquisti. Sarebbe il decimo dopo Musacchio, Kessie, Rodriguez, André Silva, Borini, Conti, Calhanoglu, Antonio Donnarumma e Biglia.
In più, il rinnovo di Gigio Donnarumma. Restano da capire pochi dettagli. Il numero di maglia di Bonucci, ad esempio. Leonardo ha chiesto il 19 come da tradizione juventina e azzurra: è il numero scelto anni fa con il motivatore Alberto Ferrarini. Kessie inizialmente ha fatto qualche resistenza: il 19 è il suo giorno di nascita oltre che un numero che lo lega al papà scomparso.
Ma è una questione da poco, il più è fatto. Ora resta solo da capire cosa non funzioni più in casa Juve