Erba, asfalto, sabbia. Puoi giocarla ovunque: in una piazzetta, al mare, o in un campetto parrocchiale. Ciò che serve è un pallone, che sia di tela o di cuoio, due pali e una traversa, non necessariamente reali.

D’altronde, chi non ha giocato alla Tedesca con due zaini buttati per terra, contro la serranda del garage del nonno o una porta disegnata sul muro. Ah, serve anche una compagnia di buoni amici che possano insultarsi e litigare tra loro senza portarsi troppo rancore.
Dei giochi di calcio da strada, la Tedesca è quello che somiglia di più a un rito mistico. Tramandato oralmente da aspiranti calciatori di generazione in generazione, chiamato col proprio nome – qualcuno di voi, per caso, lo conosce come Olandese, Volo, o Undici – e giocato con dogmi diversi e non scritti di regione in regione, di provincia in provincia, di città in città, di quartiere in quartiere, in base a uno sfacciato determinismo antropologico che ci ha fatto nascere e crescere in un posto piuttosto che in un altro.

Le regole non-codificate

Spiegare il gioco della Tedesca è un’impresa ardua. Ognuno conosce le sue regole, e tanto basta per cominciare a giocare già litigando. Il bello, però, viene dopo: l’obiettivo è quello di tirare la palla al volo e fare goal.
Di solito, a quello più fesso e scarso della compagnia tocca il compito di andare in porta per primo, e di sacrificarsi contro le bombe degli amici convinti di avere la stessa coordinazione di Dani Alves nella semifinale di ritorno di Champions contro il Monaco: per ogni goal subito il portiere perde dei punti. Il primo che sbaglia calciando fuori, e scommettiamo non impiegherà troppo tempo, o tra le braccia del coraggioso portiere capace di bloccare una delle cannonate, può cominciare a bestemmiare perché finirà dritto in porta, dove non potrà che sottoporsi alla vendetta del suo predecessore.

Si comincia con dieci, quindici, venti punti – a seconda della tradizione che l’area geografica richiede – e chi arriva a zero viene eliminato. A quel punto non gli resterà che polemizzare.
I punti che vengono sottratti al portiere di turno sono direttamente proporzionali alla spettacolarità dei gol: dalla classiche bordate di collo pieno e dai semplici piazzati di piatto, lecite soltanto all’interno di un’area immaginaria, passando per i colpi di testa e la spettacolare torretta, fino alla sublimazione dei tocchi di tacco, rabona, rovesciata e del goal di spalletta, che da solo vale l’eliminazione (e relative imprecazioni) del portiere.

Le regole più perfide

Ovviamente, non mancano una serie di regole davvero cattive, di quelle capaci di minare qualsiasi amicizia. Colpire il palo dà diritto a un “bonus” e chi lo possiede non dovrà andare in porta in caso di tiro “alla Caesar Prates”. Tale bonus può essere ceduto ai compagni di gioco, e pertanto la regola vi costringerà a perdere qualsiasi dignità e a supplicare i vostri avversari come fossero degli dèi.
Chi invece si trova in porta e ha pochi punti – dai 3 ai 5 – può usufruire della cosiddetta “bastarda” che prevede la possibilità di colpire con la palla un “amico” e di mandarlo in porta.
Insomma, se pensate di avere coordinazione, forza, classe, tecnica, ma soprattutto ironia, sarcasmo e pazienza, la tedesca è il gioco che fa per voi!