Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano… per finire nuovamente.
Si potrebbe riassumere così la travagliata storia tra Alvaro Morata e il Real Madrid.
Da una parte un madridista a tutti gli effetti che, nonostante gli inizi nei rivali dell’Atletico, non ha mai nascosto di avere il cuore blanco; dall’altra, la società forse più forte e influente del mondo, poco avvezza alle questioni sentimentali rispetto a quelle puramente economiche.
E’ il 2008 quando Morata arriva sulla sua sponda preferita del Manzanarre. Muove i primi passi con il Real Madrid C, con cui conquista i suoi primi due titoli giovanili, segnando la bellezza di 34 gol.

La promozione nel Real Madrid Castilla – formazione B dei madrileni – è scontata così come la convocazione per la tournée estiva dei galacticos allenati da Josè Mourinho, che da lì in poi inizierà a chiamarlo sempre più spesso in prima squadra.
L’esordio tra i grandi è firmato 2010 e nei quattro successivi anni passati al Bernabéu, Alvaro conquista 1 Liga, 2 Coppe del Re, 1 Supercoppa di Spagna e 1 Champions League – la famosa “decima” – salutando temporaneamente la sua casa con 52 presenze, 11 reti e il record della migliore media gol del campionato 2013/14, addirittura davanti a due mostri come Cristiano Ronaldo e Lionel Messi.
Nonostante l’amore degli addetti ai lavori e le buone prestazioni, a Madrid lo spazio per il ragazzo sembra essere sempre meno: nell’estate del 2014 viene così acquistato dalla Juventus per 20 milioni di euro, con il Real che però si cautela inserendo nell’accordo la clausola per il diritto di recompra sul giovane.

La musica è decisamente diversa, a Torino. L’entusiasmo per il suo arrivo è palpabile, così come la fiducia di tutto l’ambiente bianconero, certificata anche dalla maglia n°9 che gli viene messa sulla spalle. Il destino però è beffardo e, nello  stesso anno, gli fa incontrare proprio la sua ex-squadra durante le  semifinali di Champions League dove, segnando sia all’andata che al ritorno e visibilmente provato, condanna all’eliminazione gli spagnoli, scatenando le ire dei suoi ex-tifosi. 
Con la Vecchia Signora il ragazzo esplode definitivamente, imponendosi come uno dei migliori giovani attaccanti in circolazione e attirando su di sé i riflettori dei più grandi club europei: nella sua avventura italiana conquista 2 Campionati, 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa Italiana, con 93 presenze e 27 gol totali. L’amore bianconero e quello extracalcistico trovato sotto la Mole non bastano a trattenere il ragazzo quando, nel 2016, il Real Madrid esercita il diritto di riacquisto sul giocatore, che mai aveva nascosto la speranza e la volontà di tornare a indossare la camiseta della sua città.

Questa è la volta buona, deve pensare Alvarito. E invece no.
Le promesse di mister Zinedine Zidane di farlo giocare con regolarità vengono puntualmente disattese, relegando Morata a panchinaro e bomber di lusso. Termina la stagione appena conclusa con 43 presenze e 20 gol, vincendo Liga, Supercoppa Uefa, Mondiale per Club e Champions League, proprio contro quella Juventus che non l’ha mai dimenticato e che tanto se lo sarebbe voluta tenere.

Dopo una sola stagione dal suo ritorno al Real Madrid, il 21 luglio 2017 ufficializza il suo trasferimento al Chelsea per 58 milioni di euro, pari a circa 64 milioni di sterline.
Niente clausole, niente ripensamenti: stavolta è finita davvero.