In occasione della presentazione del suo nuovo romanzo “Rondini d’inverno”, abbiamo avuto il piacere di intervistare un tifoso napoletano Doc come Maurizio De Giovanni.

Un’interessante conversazione con un “fuoriclasse” della letteratura italiana fra passioni, cultura letteraria, calcio giocato, tradimenti, previsioni e mercato.
Per noi di Soccer il calcio è un romanzo. Per lei, gran romanziere, cosa rappresenta?
“Il calcio è un gran bella storia, di eroi, epica, una storia che va raccontata; purtroppo nessun racconto riesce a rendere la bellezza vera di questo sport. Il calcio è imprevedibile, può essere bellissimo anche senza segnare alcun gol, il bel gioco non sempre ripaga con i tre punti. Il calcio è una meravigliosa metafora della vita”.
E il Napoli Calcio?
“E’ la pelle, la pelle del mio cuore. Io sono innanzitutto tifoso del Napoli, poi padre, essere umano, marito, scrittore, amico, figlio. Da piccolo mio figlio mi chiese: ‘Mi vuoi bene?’, ovvio che sia cosi’, è la cosa più importante della mia vita, è al dodicesimo posto…i primi undici sono i calciatori in campo con la maglia azzurra. Loro contano per me fin quando indossano la maglia del Napoli, non ho idoli successivi, nemmeno il più grande ha senso dopo che è stato giocatore del Napoli.
La stessa cosa vale per Maradona?
“Sì, non ha senso oggi, ho avuto modo di partecipare allo spettacolo del San Carlo, è stato emozionante incontrarlo ma se devo essere sincero per me contava col numero dieci sulle spalle. Vederlo adesso è solo un meraviglioso ricordo”.
Lei si sente un tifoso-allenatore?
“Tutti i veri tifosi sono allenatori, e non solo:sono presidenti, amministratori delegati, calciatori, il tifoso è tutto. D’altra parte il tifoso è ‘malato’ di calcio, se non fosse una malattia non si chiamerebbe tifo”.

Vivere il calcio negli anni ’30 poteva essere meglio di oggi, quello che era un passatempo per l’élite borghese diventa una passione popolare, lontana dai molteplici interessi soprattutto economici dei nostri giorni. Ma l’ispettore Ricciardi è un tifoso? 
“Ricciardi ha paura delle passioni, dell’amore, di ogni forma di gioia, è terrorizzato, non è uno di quelli che si appassiona facilmente. Non saprei dire se il calcio di prima fosse meglio di adesso, aveva bellezze in più e in meno. Il pensiero che oggi una partita nel momento in cui viene giocata venga vista da milioni di spettatori contemporaneamente è una cosa bella; chiaro, avere giocatori che passavano tutta la carriera con una squadra, un tifo che era basato sullo sfottò e non sulla violenza è un ricordo lontano. Non sono uno di quelli nostalgici per principio, non penso che il passato sia necessariamente meglio del presente.
La vicenda Rai…si alzò un polvere ma anche tanti consensi…
“Sono lietissimo di averlo detto, non scrivo più per Il Mattino per questo motivo, non sono più ospite di Rai Sport per questo motivo, e non mi interessa minimamente, succedesse altre cento volte rifarei le stesse identiche cose. Non è quello il mio lavoro, io scrivo romanzi, se poi non posso dire quello che penso non mi interessa essere presente in determinati posti”.
La scorsa estate è passata all’insegna del tradimento di Higuain, a Napoli è stato completamente dimenticato? Non si sente la sua assenza?
“Non è questione di essere dimenticato o meno, è andato via male da Napoli, non manca perché Mertens ha fatto trenta gol; rimane il fatto che sia un fuoriclasse assoluto, il Napoli ha grandi campioni messi benissimo in campo ma non ha fuoriclasse, i campionati si vincono con i fuoriclasse”.

Chi di Higuain ferisce di Bonucci perisce?
“Mi diverte (quando si dice ridere per non piangere, nda) molto l’atteggiamento dei tifosi della Juventus che augurano la morte al figlio di Bonucci, a Napoli reagimmo in maniera molto più composta. Credo che ci sia una divertente ripetizione delle circostanze”.
L’accoppiata Mertens-Insigne che ruolo potrebbe avere in un suo romanzo?
“I miei sono romanzi gialli, Mertens e Insigne potrebbero essere gli investigatori, il loro lavoro è sempre a fin di bene…quest’anno mi auguro che siano gli assassini ma sarà molto difficile. Credo che il Napoli sia ancora inferiore alla Juventus, i bianconeri hanno preso Szczesny e De Sciglio come riserve, Douglas Costa nazionale brasiliano, Bernardeschi uno fra i più grandi talenti del calcio italiano…come si possa pensare che il Napoli sia favorito rispetto la Juve davvero non lo capisco”.
Spera che in queste ultime settimane si possa muovere qualcosa sul mercato in entrata?
“Ci sono 48 partite da giocare, c’è bisogno di una panchina lunga, c’è bisogno di sostituti, se Hysaj dovesse infortunarsi chi gioca? Senza Callejòn giocherebbe Ounas, gran talento sicuramente ma non ha idea di cosa sia la fase difensiva. Reina è scontento per il mancato rinnovo, forse era il caso di non lasciar andare Szczesny alla Juventus così facilmente…a mio avviso il Napoli affronterà la prossima stagione per arrivare fra le prime quattro, per la società la priorità è il Napoli in Champions. Con il piazzamento in Europa la società prenderebbe 60 milioni, se i ragazzi dovessero vincere lo scudetto a fronte dei 60 ne andrebbero pagati 100 come premio, non penso che De Laurentiis sia entusiasta di questa possibilità.
Il gioco di Sarri però non si discute…
“Sicuramente, anche l’anno scorso era così, ma siamo comunque arrivati terzi. Il gioco è il gioco, come ho detto prima, ci vogliono gli interpreti giusti, i fuoriclasse”.