Sarò onesto fin da subito con tutti i lettori: a Istanbul ci sono andato per turismo, ma è stato il calore della gente a farmi scrivere quest’articolo. La passione era quella napoletana, ma la città ha 20 milioni di abitanti…

23 settembre: giorno 1, l’arrivo. 

Sono a Istanbul alle 20, l’orario non è particolarmente tardo, ma nella Porta D’Oriente il sole tramonta presto. L’autobus mi lascia a piazza Taksim. E’ il mio primo viaggio in solitaria, per di più il primo fuori dall’Europa, la confusione è totale. Provo a dirigermi verso Kabataş, lì avrei dovuto prendere un tram per Sultanhamet, il cuore pulsante del centro storico. Qualcosa però non va per il verso giusto. Al buio ho delle difficoltà a trovare la strada. In più la confusione è incredibile, migliaia di anime che parlano una lingua stranissima, una specie di mix astruso tra tedesco e arabo. Provo a chiedere informazioni, ma se pochi capiscono l’inglese, ancor meno lo parlano. Inizio allora a peregrinare senza meta poi, senza accorgermene e senza averlo previsto, arrivo a Beşiktaş.

Istanbul viaggio
La Vodafone Arena di notte
La prima cosa che ti salta all’occhio è la Vodafone Arena, il centro attorno a cui ruota attorno tutto il mondo bianconero. Posto sull’ultima parte di una collina, domina tutto l’orizzonte. Inoltre, l’illuminazione è curata fin nei minimi dettagli, con giochi di luce fra bianco, nero e rosso che di notte si esprimono appieno. Nella disperazione più totale prendo un taxi lì vicino. Il tizio alla guida è un uomo sulla cinquantina, tifoso sfegatato del Beşiktaş. Appena sente che vengo dall’Italia inizia a farmi mille domande. Si passa dagli “ex italiani” come Quaresma, fino alle grandi leggende come Fatih Terim Imparator. Nel mentre mi appare subito chiara una cosa: il detto “fumare come un turco” è sacrosanto. In appena una decina di minuti, il mio tassista si è già fumato due sigarette di gusto e quando me ne vado non sembra voler smettere.

Finalmente alle 21.30 arrivo all’albergo, posto in una piccola viuzza fra Sultanhamet e il quartiere di Bayezid, vicino alla grande università di Istanbul. Non faccio nemmeno in tempo a vedere bene la stanza che mi ritrovo nel mio letto con gli occhi chiusi.

24 settembre: giorno 2, Istanbul stupor mundi.

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La porta dell’università

Il secondo giorno è tempo di esplorazioni. Mi avvio su una strada secondaria e raggiungo una delle parti meno turistiche della città. Qui è pieno di vecchietti che giocano a carte e bevono tè. Sono tutti impegnati a parlare di calcio, Beşiktaş in particolare. È una scena familiare per me, mi ricorda le estati passate in Campania, stesso clima e stessi discorsi. Sento i nomi di Quaresma, Pepe, tutti i gioielli portoghesi della squadra. Scopro solo dopo che è per via di Fenerbahce-Beşiktaş, uno dei derby più caldi della capitale. Poco dopo giungo finalmente in una delle vie principali.
Rimango subito stupito dall’immensa porta dell’università, un edificio mastodontico che si staglia in mezzo allo storico quartiere di Bayezid. M’intrufolo nel piccolo Bazaar di libri e arrivo al quartiere di Kapali çarşı, il Gran Bazaar. Voglio subito entrarci, qualcosa però mi dice che è meglio conoscer la città prima di andare in uno dei suoi punti più caotici in assoluto. Capito allora davanti alla Moschea Nuova, una struttura colossale che affaccia sul mare. La sua bellezza è arginata solo dai lavori in corso che, inevitabilmente, gli tolgono quella regalità tipica della città. Nel mio continuo girovagare arrivo prima a Sirkesi, il quartiere che affaccia sul Corno d’oro e sul ponte di Galata, e poi, finalmente a Sultanhamet.

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La moschea blu al tramonto

La Moschea blu su di me esercita un fascino magnetico. Sarà per via della mia fede, sarà per via della sua imponenza, decido subito di entrarci. Lo spettacolo è qualcosa di grandioso e per la prima volta in tutta la mia vita mi ritrovo in estasi davanti ad un edificio. Con il solo cortile vieni trasportato all’epoca dei sultani. L’interno, poi, esalta il tutto, creando un’atmosfera divina, quasi soprannaturale. Basta osservare le luci che scendono dall’alto, quasi a toccarti la testa, per essere trascinati in un vortice di pensieri troppo complicato da arginare. Uscito dalla moschea mi chiedo dove sia la tanto celebre “Santa Sofia”. Non ci metto molto a trovarla: è talmente grande da occupare interamente tutto il mio campo visivo.
La sera torno a Sultanhamet, il tempo è perfetto per scattare qualche foto e le luci colorate donano al tutto un’atmosfera fiera e regale. Dopo un salto al Kfc di Sirkesi mi avvio all’albergo. Domani mi aspetterà una giornata ricca di impegni, fra Galata, Istiklal Caddesi e Kasimpasa, la Istanbul moderna.

La seconda parte del viaggio verrà pubblicata fra pochi giorni, vi metteremo un link qui. Le foto sono tutte originali salvo quella della Vodafone Arena.