Ci sono giocatori che quando toccano il pallone lo trasformano in arte. Da puro e semplice movimento fino a qualcosa di più, un capolavoro senza tempo. Noi italiani siamo sempre stati battaglieri in campo ma, ogni tanto, nascono artisti fra i soldati, in questo caso fra i meccanici.

Brescia

È la prima tappa del viaggio di Andrea, la sua città, la prima casacca. Il giovane Pirlo inizia a tirare i primi palloni proprio qui. Fin da piccolo il suo piede fatato aveva incantato mezza Italia, sognava Inter, ma alla fine fu Brescia. È Reja che lo lancia per primo, capisce fin da subito che potrebbe essere un fenomeno, la posizione, però, è un mistero. Inizia schierarlo come mezza punta, i risultati arrivano subito: titolare nel Brescia e sotto gli sguardi dell’Inter, la sua squadra. Il sogno è appena iniziato.
Andrea Pirlo

Le tre squadre

Quando Pirlo sbarca a Milano è un ragazzino, ha 19 anni e gli occhi ancora pieni di sogni. Vorrebbe portare in alto la sua squadra, ma per lui c’è poco spazio e sente di non riuscire a crescere. Intanto la sua posizione cambia in un tunnel vorticoso trasformandosi da attaccante a centrocampista. Viene ceduto alla Reggina in prestito, un modo per dimostrare il proprio valore, per dimostrare a tutti che l’Inter non è troppo per lui. I risultati sembrano dargli ragione. In amaranto convince tutti, disputando un campionato da protagonista.
Andrea Pirlo
Tornato all’Inter pensa di aver superato la prova, di meritare quel posto. Non la pensa così Lippi. Il mister toscano capisce le potenzialità di Andrea, ma la sua posizione è ancora un’incognita che non può permettersi di risolvere. Lo spazio per lui non cambia e a gennaio torna a Brescia, sempre in prestito. È qui che avviene la sua trasformazione, la svolta per la sua carriera. A Brescia c’è Mazzone, uno dei maestri del calcio italiano. È il primo a capire la sua posizione, il regista davanti alla difesa. Roberto Baggio e il suo Brescia ringraziano, a fine stagione dovrà però lasciare quei colori che sembrano stargli così bene. Dopo l’estate bresciana tornare a Milano sembra un incubo, qualcosa però accade, un imprevisto.
Andrea Pirlo

La gloria

Al Milan sono infortunati sia Gattuso sia Ambrosini e manca un centrocampista davanti alla difesa. Ancelotti è rimasto incantato proprio da lui, e farebbe carte false per averlo. Lo scambio non è difficile, l’Inter ormai non crede più al giovane bresciano e lo cede in cambio di Brncic, forse il miglior scambio nella storia rossonera. Carletto sa di aver fra le mani un gioiello, uno di quelli che ti fan vincere tutto.
Andrea Pirlo
Con il Milan porterà a casa: 1 coppa Italia, 2 Champions League, 2 scudetti, 2 Supercoppe Uefa, 1 Supercoppa Italia e una coppa intercontinentale. In Nazionale non va peggio: i gol di Grosso e Materazzi ai mondiali del 2006 sono frutto dei suoi assist.

Andrea Pirlo
12 giugno 2006, ai Mondiali di Germania contro il Ghana.

La Juve

Con l’arrivo di Allegri sulla panchina del Milan qualcosa si rompe. Non si sente apprezzato e a fine stagione sarà addio. Vuole rimettersi a combattere, gli servirebbe una squadra “storica”. Chi meglio della Juve ? Con il suo arrivo la Vecchia Signora ritorna a vincere e riapre un ciclo: 4 scudetti, 1 Coppa Italia e una finale di Champions persa.
Andrea Pirlo
Nel 2015 decide di trasferirsi a New York, per portare le sue gesta calcistiche al mondo del football e rendere immortale la sua leggenda. Il 5 novembre si ritira Andrea Pirlo, The Architect, il piede più dolce nella storia del calcio.
Andrea Pirlo