Pare che qualcuno goda a veder fallire la propria azienda, la propria squadra, il proprio gruppo. Una filosofia di vita, forse. C’è, si sente. È nell’aria e si alimenta sempre di più. Un malcontento generale che trascende la parte emotiva, che trascende anche la ragione e viene mossa solo da una dinamica di rivalsa, di vendetta quasi. Della serie: se campo male io, devi soffrire anche tu. Ma non è questa la questione.

Dobbiamo essere uniti, sempre. E lo sport è la cosa che più deve aggregare una comunità. Lo sport porta positività, passione, amore, gioia e la capacità di rispettare il prossimo. In questi giorni sono stato a Copenaghen, in Danimarca, durante la partita di playoff per le qualificazioni ai Mondiali 2018 tra i biancorossi e quei pazzi degli irlandesi. Ballavano, cantavano, giocavano insieme, si stringevano attorno a boccali di birra e alle tette delle cameriere. Insieme. Questo è quello che deve fare lo sport: aggregare e regalare un’emozione.

Se l’Italia non va ai Mondiali è un problema

Poi mi guardo in casa e vedo che c’è gente che gode se l’Italia perde o viene umiliata. Gode se gioca male e non avrà un futuro. E non mi riferisco all’indifferenza, che quella ci può stare perché mica a tutti può fregare qualcosa del calcio, ma a chi non vede l’ora, davvero, di vederti fallire. Se l’Italia non va ai Mondiali è un problema. È ovvio e anche banale sottolineare che domani si va a lavorare lo stesso, o che la verifica di Scienze non venga spostata alla settimana dopo, o che il bus continuerà a passare e che i giornali continueranno a uscire in edicola (chissà per quanto), ma è un pezzo di Italia che manca e mancherà.
Italia
L’Italia fa parte del DNA dei Mondiali di calcio, non esserci significa non rispettare noi stessi, la nostra tradizione, la nostra storia. Non esserci significa aver perso come Nazione, come Club, come movimento. Ai perché e ai per come penseremo dopo, ci penseremo arrivando al Mondiale. Pensarci, riflettere, migliorare sono cose che non possiamo evitare di fare per cercare di andare oltre questo momento che dura davvero da troppo tempo. L’ultima Italia davvero positiva fu quella che arrivo in finale dell’Europeo contro la Spagna, che ci ridusse in briciole. Poi il deserto. Talmente tanto deserto che quella squadra di scappati di casa che aveva tra le mani Conte pensavamo potesse arrivare quantomeno alle semifinali (sempre di un europeo) e invece l’arroganza ci ha eliminato.
Italia
È solo sport, è solo calcio. No, è di più. Lo sport rappresenta nazioni, persone, filosofie, idee, movimento, passioni, momenti storici. Lo sport è vita. Il calcio siamo noi. Noi che non vediamo l’ora del weekend per mettere la formazione al fantacalcio e goderci i risultati, noi che compriamo la maglia del nostro idolo, noi che scendiamo in campo dando il 100% anche al calcetto coi colleghi, noi che quando segniamo iniziamo a esultare come dei posseduti, manco fosse il gol della vittoria, al 95esimo minuto, della Champions League o di un mondiale. Noi che sappiamo ogni anno di nascita, altezza , peso e caratteristiche principali dei giovani più promettenti, noi che quando rotola una palla potete farci o dirci quello che volete ma le correremo dietro, noi che sorridiamo quando vediamo dei bambini giocare in strada o al parco, noi che ogni occasione è buona per calciare e fare gol, come quella volta che ho rotto un fanale dell’auto di un mio amico calciando un sasso. Però che palo che presi. Noi che toglieteci tutto ma non la gioia dopo un gol, non la gioia per una vittoria, non la gioia per aver dato un calcio a un pallone. Noi siamo il calcio, noi siamo l’Italia.
Adesso è il momento di stare vicini, di volerci bene, di pensare positivo, di credere l’un l’altro, di avere fiducia, poi arriverà il momento dell’analisi, del migliorarsi, del così non si può andare avanti ma adesso… adesso non toglieteci la gioia.