Ecco la prima parte dell’articolo di Giorgio Montanini, direttamente dall’ultimo numero di Soccer Illustrated.
Amo il calcio. Essendo di estrazione proletaria, non posso non amare lo sport popolare per eccellenza. Da quando faccio il comico, ma soprattutto da quando faccio tv e ho una miserabile popolarità in più rispetto a prima, mi capita di essere rimproverato per aver partecipato a programmi sportivi, intrattenimento sportivo, programmi di calcio. «Ti stai inflazionando e vendendo al sistema». Un po’ rido e un po’ m’incazzo. Lo stereotipo che detesto, e in quanto comico combatto, è che il calcio sia ad appannaggio dei coglioni con poco cervello. Se segui il calcio sei un uomo medio. «Ah…perché tu segui il calcio?» vorrei rispondere «sì sì, ma sempre col preservativo». Conosco amici intellettuali, con la fama di essere uomini di cultura, che guardano le partite di nascosto come Fantozzi guardava lo spogliarello in tv. Fantozzi non voleva infrangere l’immagine che la Pina aveva di lui. I miei amici non vogliono rovinare l’immagine che nessuno ha chiesto loro di sostenere. Amo il calcio e allora? Godo quando mi invitano a Quelli che… e vado a San Siro, alla DS o Zona 11. Godo. «Con tutti i problemi che ci sono al mondo, la partita mi sembra l’ultima cosa a cui pensare». Se è per questo non dovremmo nemmeno andare al cinema o a mignotte, se i problemi del mondo sono il parametro col quale confrontarci. Da un comico satirico ci si aspetta che, tutto il giorno e per tutta la settimana, si crucci davanti alle amenità e alle contraddizioni della società. La comicità è tragedia, il comico deve essere triste. Sempre. Tifo Inter! Non vi basta? Cazzo, volete che rinunci al calcio totalmente come stupidissimo atto di contrizione? Lascio agli intellettuali da terrazza milanese o romana, col drink ghiacciato e la sigaretta elettronica, il privilegio di snobbare il calcio. Di sentirsi intelligenti, di sentirsi migliori. Preferisco mescolarmi coi perdenti della domenica, quelli che, vinca o perda la loro squadra…perdenti nella vita restano. Non so se qualcuno l’abbia mai fatto, ‘sti cazzi se arrivo secondo o terzo, ma voglio che questo sia un vero e proprio inno alla libertà di guardare il calcio. […]
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